Morire è facile. Fin troppo facile. Tutti i tuoi ultimi momenti ti passano davanti, come un treno scatenato. E tu non puoi fare niente per evitarlo. Non ti rimane altro che sederti e attendere la fine. Questo però, non era ancora possibile. Invece, vivere per qualcuno era tutta un'altra storia.
Il cuore ragiona per se, ammanettando ogni emozione, rendendola prigioniera. Holland stava ancora ridendo, la se stessa di qualche tempo fa non le avrebbe mai permesso di compiere ciò. La bella notizia era che l'innocenza del passato non esisteva più; questo le piacque parecchio. Stava smaltendo bene la sbornia, anche se gli occhi color nocciola di Dylan non l'aiutarono molto. "Merda, smettila." pensò a raffica. Arricciò le labbra in una smorfia, i capelli rossi buttati al vento per colpa della velocità. La meta sconosciuta. Dylan sapeva cosa stava facendo.
Aveva sempre un'alternativa. Come da vero gentiluomo aveva prenotato per quella sera speciale un tavolo per due in un noto ristorante di Los Angeles. La sorpresa fu inevitabile. Ma Holland rifiutò categoricamente, elencando ad uno ad uno i rischi cui avrebbero corso. Passare inosservati si stava rivelando un grande problema. Questo non rappresentò un problema, di certo porre rimedio fu un gioco da ragazzi. La sensazione di piccola quantità di alcol nel sangue era eccitante. Holland sembrò poter volare. Sorrise al cielo scuro, costellato di stelle, la mano stretta per tutto il tempo in quella di Dylan. Alla fine, dopo varie discussioni e piccole carezze nel mezzo, optarono per la soluzione più semplice. L'ultima scelta cadde proprio nell'angolo di quartiere più sconosciuto della città. Almeno così non avrebbero avuto alcun fastidio. Entrambi pensarono di aver trovato il locale perfetto. Infatti la serata passò tranquilla, senza intoppi. Holland si dimenticò persino del lavoro, il giorno dopo. Aveva impostato la sveglia per la sei. Una vera rottura. Accartocciò quell'imprevisto imminente, segregandolo per bene nella mente. Riempì lo stomaco di patatine, non badando minimamente alla linea. Solo che,stranamente,quella sera si era fatta prendere la mano. Seguendo i movimenti di Dylan aveva dimenticato di dover uscire per poi affrontare di nuovo la realtà. Scosse la testa, repentina.
Mandò al diavolo l'etichetta per una volta,decisa a non rispettare più le regole. Era stufa di fare sempre la brava ragazza. Aveva portato la lattina di birra già metà piena alla gola, scolandola in un unico sorso.«Mi sto divertendo un mondo.»La bocca di Dylan si aprì leggermente, sorpresa per il gesto. Una risata genuina raggiunse la sue orecchie.
«Lo vedo.»
Non ricordò molto, solo il sapore di cioccolata sulla punta della lingua, poi il motore si spense. La rossa assottigliò gli occhi, un leggero mal di testa si formò. Avevano fatto davvero tardi. Vedere Dylan corrompere il proprietario per convincerlo a rimanere segreto l'incontro fu esilarante. Poi sentì due forti braccia avvolgere il suo corpo pensate.«Stavolta abbiamo esagerato.»
«Non fare il guastafeste.»
I piedi doloranti per colpa di quei maledetti tacchi. Ad ogni uscita ripeteva con insistenza di non indossarli mai più. Inclinò la testa. Tutto quello che vide fu una grande casa in stile moderno.
La dimensione la colpì particolarmente, facendola rimanere senza parole. Il freddo di settembre si stava facendo sentire. Dylan aprì la porta con un calcio, Holland ancora tra le braccia.
«Ti prego, spegni la luce.»mugolò, una volta entrati. Dylan rise forte, uno scoppio improvviso di fuochi d'artificio colpì il cuore di Holland, in procinto di scoppiare. Non avrebbe retto a lungo.
«Come desidera.»l'accontentò, spegnendo l'interruttore generale. Ora solo la penombra li fece da guida. Holland colse l'occasione per divertirsi ulteriormente, e in quel breve attimo ebbe un lampo di genio. Mosse i passi alla cieca,incerta su dove andare.«Vediamo se riesci a prendermi.»intercettò le scale in tempo, attenta a non cadere. Solo quando arrivò in cima avvertì altri passi dietro di lei.
«Sai che vincerò io.»
Non diede peso alle sue parole. Al momento stava analizzando il campo per cercare una via di fuga. Aprì una porta a caso. Trovandosi catapultata in una stanza semplice e raffinata. Si fece avanti, notando solo dopo l'immensa vetrata. Al di fuori il paesaggio si stagliava in tutta la sua bellezza. Holland ne fu rapita. Niente, proprio niente poteva eguagliare le sensazioni che solo Dylan poteva farle provare. Delle dita soffici invasero i suoi fianchi, un leggero sussulto e poi il silenzio. La luce della luna fungeva da sfondo. Holland si girò di scatto. I giochi potevano fermarsi lì. Alzò le punte in modo da essere alla sua altezza. Le labbra ora un tutt'uno. La braccia robuste di lui finalmente pronte a sostenerla, forti come il primo giorno. Holland chiuse gli occhi, beandosi delle mille emozioni, accompagnate dal solito calore familiare. Nemmeno il tempo di respirare, e si trovò a camminare all'indietro. Poteva portarla ovunque, avrebbe accettato solo lui al suo fianco. La schiena venne sbattuta contro il materasso freddo, senza gentilezza.
I vestiti che a poco a poco divennero inutili. L'unico rumore che udirono per tutto il tempo fu lo schiocco delle bocche. Anche quando il reggiseno venne buttato via, Holland provò qualche dubbio, ma niente di veritiero. Gli occhi pieni di meraviglia del suo amante bastarono a rassicurarla. Dylan tracciò lentamente un lungo percorso del suo collo con baci roventi, lasciando di tanto in tanto qualche morso, trovando irresistibile il modo in cui la rossa reagiva ad ogni stimolo.
«Sei bellissima.»
Lei sorrise, gli ultimi bottoni della camicia sfatti. Ci credeva, ci credeva davvero. Niente era perduto. Solo insieme avrebbero potuto farcela. E quando sembrò trattarsi soltanto di magia, avvenne l'impossibile. Holland trattenne il respiro, le braccia intrecciate intorno alle sue spalle, aggrappandosi forte. Cercando di dare un senso. Era dentro di lei. Chiuse gli occhi di scatto, ispirando forte. Stava accadendo – non era un sogno – non lo era.«Dio.»ansimò lui. Pelle contro pelle, carne contro carne.
Tutto così perfetto. Holland gemette contro le sue labbra, riprendendo subito a graffiarle con le sue, il dolore ora un ricordo lontano. Scariche elettriche la sommersero. Se poteva esistere qualcosa di più sbagliato, l'avevano appena fatto. Ma chiamare amore uno sbaglio è esso stesso uno sbaglio.
STAI LEGGENDO
UNTHINKABLE ― o'broden
FanfictionThere are only two tragedies in this world: one is not getting what you want, the other is getting it. This second is the worst, the real tragedy.