24.

374 42 5
                                    

Buio. Era sospesa tra i fili della vita e della morte. E lei avrebbe tanto voluto scegliere. Il suo momento non era ancora arrivato. Non avrebbe permesso a nessuno di mettere un punto a quella storia. Alla sua storia. Reagì. Un tonfo sordo la raggiunse. Le emozioni piano piano tornarono a sfiorarla. L'udito riacquistò la sua funzionalità, ma tutto ciò che riuscì a sentire furono solo dei lamenti sconnessi. Aveva paura.

«Svegliati.»

Più e più volte udì questa preghiera, ma non seppe definire il mittente. Girava tutto, ma allo stesso tempo era sospesa nel nulla. I nervi scattarono, bisognosi. Non c'era niente di sbagliato. Voleva combattere e la resa non era nei suoi piani. Tornò indietro nel momento esatto in cui avvertì un paio di mani spingere con forza sul suo petto, esercitando una pressione poco delicata. Holland si piegò su se stessa, il volto rivolto a terra per liberare i polmoni dall'acqua in eccesso. E la vita tornò a scorrere. Poco più in alto, trovo Arden avvinghiata a Tyler, sconfitta ma col volto sollevato. Delle lacrime bagnarono i suoi zigomi perfetti.

Il piccolo Dylan imprecò, la frustrazione alle stelle.«Porca miseria.»

Poi notò anche Ryan e Big Tyler nelle stesse condizioni. Collegò ogni cosa. Nel momento esatto in cui sparì tra le onde, delle forti mani la raggiunsero per riportarla in superficie. Probabilmente era svenuta e fu un gioco da ragazzi per il mare trascinarla nelle sue grinfie letali. Gli occhi dei presenti erano su di lei, terrorizzati. Quella festa sarebbe potuta finire in tragedia. E rovinarla era l'ultima cosa che avesse in mente. Le mancò il respiro quando Dylan, al seguito di Shelley, spintonò gli altri per avere un affronto ravvicinato. Era pallido come un lenzuolo, il sudore freddo scendeva dalla fronte. Non erano passati nemmeno cinque minuti da quando aveva preso a vagare da sola per quelle acque scure.

Shelley deglutì.«Oh mio Dio, stai bene?»

Si sentiva completamente in colpa; senza pensarci due volte aveva rincorso l'idiota di sempre e questo solo per capire cosa lo affliggesse così tanto, e magari, risalire anche al nocciolo della questione. Voleva solo aiutare.

«Sto bene.»

Nessuno riuscì a crederle, troppo indaffarati a osservarla per bene. I capelli inzuppati, un misto di timore le fece tremare le labbra.

«Ti accompagno a casa.»

Non capì più niente. Tutti li stavano guardando, sconvolti per l'accaduto. Holland ringraziò il cielo perchè nessuno, stranamente,aveva notato gli sguardi fugaci che si erano scambiati lei e Dylan in quel frangente. Respirò, regolando il battito. Le gambe le tremarono, copiose goccioline d'acqua corsero in basso per tutta la lunghezza della schiena. Cosa diavolo gli era preso?

Holland non disse niente, rimase in silenzio, aggiungere rassicurazioni inutili non avrebbe fatto altro che aggravare la situazione e... Quella dell'idiota. Sentì solo un misero sussurro da parte di Posey, impegnato al momento a calmare un'Arden piuttosto agitata.

«Riguardati.»

«Lo farò.»

Il gruppo sparì dalla sua visuale, la sabbia si attaccò ai piedi, le tempie iniziarono a pulsare frenetiche. L'adrenalina era presente, ora però stava metabolizzando quest'altro affronto. Il più duro. Arricciò le labbra, irritata per l'atteggiamento di Dylan e per quello che aveva usato prima in spiaggia. Prima che annegasse.«Hai fatto abbastanza.»

Dylan la degnò finalmente di uno sguardo. Uno vero. Uno che ti fa sentire unico al mondo. No, non quella volta. Stavolta non avrebbe vinto. Era stanca dei sui continui'alti e bassi'. Non era il solo a sentirsi incompreso. Quella situazione pesava anche a lei. Ma sembrava che a lui non importasse più di tanto. «Che cosa avrei fatto?»la sfidò con lo sguardo, e solo Dio sapeva quanto avesse voluto spaccargli la testa su qualsiasi cosa avesse sotto tiro. E per la prima volta non aveva parole, non quando si trattava di lui.

Ne aveva le tasche piene. Non poteva comportarsi in quel modo. Dall'espressione che aveva negli occhi, poteva dedurre come se portasse dentro di se una bomba a mano. Presto sarebbe scoppiata e lei era proprio nel raggio d'azione. Con la mano stretta vicino al suo polso, la portò lontano da tutto ciò che potesse ostacolarlo. La sua macchina le balzò davanti, costringendola a seguirlo. Per un attimo non seppe che fare, il vento freddo della notte la riportò alla realtà, la mente a contatto col fuoco. Lasciò la sua stretta, con violenza, le grida non sarebbero tardate. Ricordò i suoi occhi prima, pieni di rancore. Sbattè più volte le palpebre, non riuscendo a crederci. Era viva. Dylan sfogò tutta la rabbia in un colpo, dando un calcio alla gomma dell'auto.

«Mi fai impazzire.»

Mai avrebbe predetto una reazione del genere. Le faceva quasi paura. Dylan liberò i pugni, rimasti stretti troppo a lungo. Non poteva fermare la tempesta che lui stesso aveva creato.

«Cosa dici?»sbottò lei.«Vorresti dire che ora la colpa sarebbe mia?»

Parlò a raffica, ma Dylan non aveva alcuna voglia di spiegare. Dentro di lui, una battaglia aveva preso luogo. La fonte dei suoi tormenti ora lo guardava con aria schifata, come se fosse un abominio. Holland avanzò verso di lui ,senza il minimo timore.

«Voglio delle risposte.»

La sua figura minuta, per quanto potesse essere di classe, ora incombeva sulla sua schiena. Dylan chiuse gli occhi per un secondo, portando una mano sui capelli, spostandoli all'indietro. Niente avrebbe potuto distrarlo. Precipitarono insieme. Ma loro no. Non avrebbero mai potuto farlo. Un legame troppo forte li univa, c'era in gioco tutto.

«Sto parlando con te!»

Dylan imprecò sottovoce, maledicendosi per essersi cacciato in un guaio simile.

Il guaio più bello di sempre. La intrappolò con il suo corpo allo sportello della macchina, la zittì con la bocca, assaggiandola per bene e con massima foga. Holland rabbrividì a causa del contatto, perdendo tutte difese. Si lasciò andare, come le capitava di fare quando Dylan era con lei. il suo veleno faceva effetto tutte le volte, paralizzandola con un solo tocco. Prese a tirargli i capelli, cercando qualche appiglio che potesse aiutarla a resistere.  Ma il cuore doveva avere la meglio.  Avvertì le sue braccia muscolose farsi spazio per raggiungere la sua vita, riscaldandola. Il pensiero di perderla l'aveva scosso nel profondo. Holland lasciò da parte ogni incomprensione. Gli occhi negli occhi, come prima.

UNTHINKABLE ― o'brodenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora