3.

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Tutto si frantumò, inesorabile.

Questo andava del tutto contro di esso. Una tale forza non era sufficiente per smuoverlo. Non avrebbe mai e poi mai abbandonato il campo. Non era nella sua natura. Si ritirò nella sua stanza, ma scoprire che il cuscino fosse più duro del marmo, fu un oltraggio.

Imprecò mentalmente, realizzando che fosse notte fonda, ma era più forte di lui.

Il cuscino era sacro.

Senza di esso non avrebbe mai preso sonno. Preferiva restare sveglio tutta la notte a cacciare le lucciole, piuttosto che dormire con un cuscino del genere. Cercò di fare un respiro profondo. Intorno a lui solo la calma. Era patetico lamentarsi per un misero cuscino. Ma avrebbe fatto di tutto per una sana dormita. Ora doveva inventarsi qualcosa per riuscire nel suo scopo. Domani sarebbero iniziate di nuovo le riprese. E senza di lui non c'era più niente da fare. Col tempo, aveva ricoperto un ruolo sempre più importante, arrivando addirittura al fianco del simpatico Posey. Si avviò verso la sala riunioni, trovando insolito che in quel momento avesse tanta voglia di té. Sua madre aveva passato le pene dell'inferno per sforzarlo a bere quel liquido dal colore strano. Ricordava ancora quanto avesse dormito bene dopo aver fatto tante storie per bere quella miscela magica. Non era cambiato poi molto.

Mentre sorseggiava il suo té, Dylan si accorse di non essere l'unico ancora sveglio. Infatti al suo fianco trovò un Daniel visibilmente stanco e frustato.

«Non riesci a dormire?»

«Le tue abilità d'osservazione mi stupiscono.»

Freddo, distaccato, indifferente.

Daniel si limitò solo a fargli una piccola smorfia di disappunto, per poi tornare a sbadigliare come faceva di solito anche quando erano sul set a provare.

«Sei pronto per ricominciare?»

Bella domanda.

«Ovvio, altrimenti non sarei qui.»

Si odiava profondamente quando usava quel tono impassibile con chi lo conosceva da una vita. Ma ormai era parte di sé. E in qualche modo doveva accettarlo. Una volta finito il suo the, sentì i muscoli distendersi, e la mente fare spazio ad altri dubbi.

Ancora.

Perchè le veniva in mente ancora quella fottutissima conversazione con Holland? Perchè le dava tanta importanza? Infondo lui dava ascolto solo e unicamente a se stesso. Chi era lei per imporsi in tale maniera? Ma sopratutto, non aveva nessuna intenzione di tirarsi indietro. La sfida che lei gli aveva lanciato era un ottimo espediente per dimostrargli che il piccolo ragazzo insicuro e impacciato di una volta non esisteva più. Quando si accorse che Daniel lo stava fissando troppo a lungo, gli fece una domanda che gli premeva troppo in quel momento.

«Non avresti un cuscino da prestarmi?»








* * *







Il sole si levò troppo in alto, quei corridoi davano la nausea. Quelle classi non erano da meno. Per non parlare di quelle sale operatorie. La stanchezza prese il sopravvento, ma quando Tyler gli versò un getto d'acqua addosso, si riprese del tutto.

«Cazzo, ma sei idiota?»

«L'ho fatto per il tuo bene.»

Del resto ora si sentiva meglio di prima.

E pensare che prima aveva tutta la giornata a sua disposizione... Ora era finito di nuovo lì, dove si era formato, e in parte doveva la vita a quella squadra. Vide da lontano Shelley, con la sua solita aria da dura. Quando Tyler non c'era per ascoltarlo, Shelley avrebbe fatto di tutto per ritagliarsi un'oretta solo per ascoltarlo. Era come una di sorella per lui. Poi incrociò il suo sguardo, sempre per puro caso, nella sua espressione non trovò alcun segno di sorpresa. Solo sollievo. Gli si parò davanti in poco tempo, un sorriso stampato in faccia.«Tu, bastardo.» L'abbracciò, tenendola stretta con sé per aspirare un po del suo profumo che gli piaceva tanto.

Le accarezzò la chioma dei capelli, in modo dolce, come solo i vecchi amici possono fare.

«La tua dolcezza mi sorprende ogni volta.»

Non c'era niente che tralasciarono.

Dylan le raccontò delle sue disavventure con la pesca e tutti i concerti in cui aveva partecipato, mentre Shelley lo aggiornava sui dettagli dello show, sui possibili intrecci, sui vari drammi, e sui colpi di scena. Non tralasciò nemmeno un dettaglio. Ma quando arrivò alla parte finale, fu una tragedia.

«Jeff ha grandi progetti per te.»

Come mai quelle parole gli sembravano tanto familiari? Forse perchè era quello che si aspettavano tutti? Il tono accattivante di Shelley non gli piaceva affatto. Sapeva benissimo che c'era dell'altro sotto. Gli sorrise, scaltra.

«Allora?»

«Riguarda te e Holland.»

Per la sua mente passarono tante idee e ipotesi di ogni genere. Insistere con Shelley era come cercare di attraversare una strada infuocata a piedi nudi. Con lei era come perdere in partenza. Lo sapeva bene. Non passò molto tempo prima che la crew annunciasse il via libera. Qualunque attore alle prime armi avrebbe già tra le mani il copione con le proprie parti evidenziate. Ma per Dylan non c'erano problemi. Lesse velocemente il tutto la sera, prima di andare a dormire.

C'era tutto quello che avrebbe sempre voluto. Recitare tutto il tempo con Tyler.
Le risate non sarebbero finite tanto facilmente. Già s'immaginava la scena. Era tutto perfetto, fin quando Jeff non decise di buttare tutto all'aria con una delle sue tante trovate geniale. All'ultimo momento poi.

«Ho deciso di cambiare alcune cose.»

Guai in vista.

Anche Tyler rimase basito, non vedeva l'ora di tornare in azione con il suo braccio destro. Ma rimase impassibile e ascoltò con attenzione le modifiche che Jeff aveva in mente di applicare. Dylan,per quanto riluttante, trovò insensato cambiare quel dettaglio così importante. Insomma lui e Tyler rappresentavano il cuore pulsante dello spettacolo. Cosa c'era più di più importante?

Il fiato rimase sospeso per tutti i presenti, perfino per i cameraman. Una delle doti del produttore era quello di farti salire l'ansia al massimo. Fissò Dylan senza scrupoli, dando spazio al suo pensiero da esperto.

«Ho deciso di iniziare con te, Dylan.»

E con questo dove voleva arrivare? Non ci stava capendo niente. Era tutto così confuso. Nessuno osò pronunciare parola. Era come se tutto fosse diventato di ghiaccio. Prima che potesse chiedere altre spiegazioni, la risposta arrivò. Chiara e forte.

«Daremo più spazio a te e Holland.»

Solo adesso comprendeva.

«Che cosa?»

Solo più tardi si accorse che insieme a lui, si era unito anche la ragazza dai capelli biondo fragola che proprio Davis aveva nominato. Postura normale, ma occhi che sputavano sconcerto da ogni direzione. Poi si guardarono, incapaci di comprendersi fino in fondo. Un filo invisibile li collegò in una spirale.

UNTHINKABLE ― o'brodenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora