Epilogo

445 28 6
                                    

La sveglia sarebbe suonata a breve, nulla di grave, ma le conseguenze sarebbero arrivate comunque a richiedere il conto. Da quello non si sfuggiva. Il pianto insistente della piccola Grace si poteva sentire anche dalla lontana Alaska. Ogni mattina era un tormento, e Dylan sperava di non dover arrivarci mai. La sua sposa dai capelli rossi spostò velocemente le coperte, presa alla sprovvista. Prima di abbandonarlo lì da solo, gli piantò un bacio soffice sulla guancia, sapendo che fosse sveglio anche lui.«Buongiorno, caro.»

«E che buongiorno!»si lamentò spaesato lui, buttandosi con la testa sotto il cuscino.

Prima di ciò, niente era certo. Le decisioni, i gesti nascosti, le mosse stupide che si facevano quando l'amore prendeva il sopravvento. Quando accadeva, potevi perderti liberamente. Tra i veri impegni che affollavano le loro agende, avevano avuto anche il tempo di numerose cene in famiglia. Le festività erano alle porte ormai, quindi non potevano inventare nessuna scusa per sfuggire alla resa dei conti. E quante risate si erano fatti tutti quando Holland aveva iniziato a parlare dei miserabili tentativi del suo ragazzo di attirare la sua attenzione. Parlava dei primi tempi in cui il lavoro veniva prima di tutto.

"Con la mia bambina bisogna faticate parecchio."gli aveva spiegato subito il padre di lei. Ovviamente lo ringraziò per la dritta, anche se questo l'aveva capito immediatamente. Poco tempo dopo il matrimonio, avevano comunicato agli amici e alla compagnia che per il prossimo mese non sarebbero stati raggiungibili. Dopotutto, se lo meritavano. Una sana vacanza era quello che ci voleva. La tristezza di doversi separare da Grace, aveva attaccato tutti e due. Era ancora molto piccola, perciò era normale per due genitori voler passare più tempo possibile con la propria figlia.

Dylan stava trasportando le valigie pesanti per tutto il corridoio che li divideva dal loro primo volo.«Dobbiamo proprio?»mugulò ancora sua moglie.

«Non avrai cambiato idea?»

Sospesero il discorso giusto nel momento in cui arrivarono di fronte ai responsabili della sicurezza. Superato il check-in, Dylan riprese la conversazione interrotta. Voleva sapere se per caso ci fossero problemi per quanto riguardava il viaggio che stavano per intraprendere. Voleva essere sicuro che si godesse a pieno la luna di miele che avevano organizzato attentamente insieme. Poi era fuori la questioni delle fedi ed altro ancora. Holland non ci pensò molto su, rispose raggiante come faceva di solito quando non vedeva l'ora di buttarsi in una nuova avventura.«Certo che no!»poi si avvicinarono l'uno a l'altro, perché la distanza stava iniziando ad avere la meglio. Si scambiarono un bacio leggero, non di quelli aggressivi o maliziosi. Non ce n'era la necessità. Una voce metallica annunciò il volo imminente, e i due non erano nemmeno a metà strada. Dylan divenne pallido in un minuto, si era lasciato ammaliare per l'ennesima volta.

«Perché siamo partiti alle sei di mattina per poi fare tardi?»

«È tipico di noi.»

«Hai perfettamente ragione.»annuì Dylan, con un sorriso sornione sul volto. Le strinse la mano senza poterle dare il tempo di replicare, dovevano muoversi, altrimenti potevano dire addio ai Caraibi. Holland gli corse dietro, stando al passo col suo. In un momento come quello, avrebbe dovuto pensare seriamente al suo futuro. Ma per quello aveva tempo.

Ora come ora, avrebbe vissuto il suo presente con costanza, com'era giusto fare. Da piccola, aveva sempre voluto vivere la classica storia da favola. Ma quello che stava vivendo, era addirittura meglio. 

UNTHINKABLE ― o'brodenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora