Il tempo era dalla sua parte. Per quella volta. Sperò soltanto di non sbagliarsi. Seguì l'istinto. Come non faceva da tempo. Dentro, solo la confusione. Holland ci pensò su per un po'. I segni di una notte insonne c'erano. Per sua grande sfortuna. Non poteva mancare. Non avrebbe avuto le scuse giuste per farlo. Non c'erano garanzie. Sinceramente non se la sentiva di mancare. Respirò. Per una volta diede ascolto al suo buon senso. Munita di coraggio e adrenalina, salì a bordo per immergersi nella vita scatenata e senza regola a cui era abituata. Non seppe per quanto tempo ammirò il paesaggio newyorchese. Incantevole. Era appena arrivata. Avvertì il senso di vuoto appena la macchina si fermò in mezzo alla strada. Ripassò il programma. Non faceva parte del suo DNA, ma per una sera così importante avrebbe fatto un eccezione. Non era poi la fine del mondo. Fu un attimo, l'autista non aspettò molto. E Holland fu costretta a fare la sua parte.
A fare il suo lavoro. Alzò il mento, un timido sorriso occupò gli angoli del viso. Strinse a se il tessuto azzurro cielo, i piedi sembrassero aver ripreso magicamente vita. Non si era mai sentita così tanto a disagio. Continuò imperterrita il suo corso, ignorando completamente lo scorrere repentino di domande e richieste assurde. Che andassero al diavolo. Poco dopo si sentì sollevata. La tortura era finita. Non si accorse nemmeno di aver trattenuto il fiato per tutto il tragitto. Scosse la testa, non le importava poi molto delle opinioni altrui. Non più adesso.
Dopo aver ceduto il cappotto all'addetto al ricevimento,avanzò piano, guardandosi intorno. Quegli affreschi dovevano risalire al diciottesimo secolo. Guardò estasiata ogni opera che le si presentava davanti. Sollevò con le dita di poco l'orlo del vestito, cercando di non toccare terra, in modo di avere la situazione sotto controllo. Non si era mai sentita così nervosa in vita sua.
Era solo una serata di gala, come tutte le altre a cui aveva partecipato. Non c'era nessun motivo per agitarsi. Oltre l'anta, il suono di un violino e un sottile mormorio l'accolsero. Intorno a lei solo gente d'alta classe e rango sociale: artisti, vecchie leggende, truffatori. Le venne da ridere, circondata ormai da quella che era la solita routine. Prese al volo un bicchiere di champagne, facendo un giro di perlustrazione, osservando anche la città ai suoi piedi. Lì, in mezzo a tutte quelle cortesie, si accorse in ritardo quanto fosse vestita in tono garbato, rispetto alle volgarità che giravano sotto al suo naso. Prese posto su una delle eleganti poltrone disposte ai lati della sala.
«Ti stai divertendo?»
Ci mancava il solito tipo d'affari che voleva intrattenerla con i suoi discorsi privi di ogni senso morale. Girò la testa verso la direzione da cui proveniva la voce.
«Non ho tempo da per...»ma non poteva immaginarsi di trovare lì un amico di vecchia data.«Chad!»gli posò una mano sul braccio, in segno d'affetto. Quanto tempo era passato dall'ultima volta in cui si erano visti? Aveva perso il conto. Era cambiato molto. Alto, biondo, occhi verde scuro. Insomma, il ragazzo perfetto.
Chad sorrise in modo sopraffino.«Ti trovo bene.»Oh, ne era passata acqua sotto i ponti. Ora non parlavano più come prima. E questo Holland lo notò. Annuì alla sua affermazione, apprezzando comunque la sua simpatia. Un ritorno alle vecchie usanze. Era questo di cui aveva disperatamente bisogno.
«Raccontami.»
Chad faceva al caso suo. Non passò molto tempo prima che Holland finì del tutto il liquido dorato, troppo presa dalle battute sarcastiche che Chad riservava agli invitati. Alcuni erano crudeli e assai inappropriati, ma la rossa trovò una punta di verità in ognuna di esse.
I suoi occhi poi, si posarono su di lui. Il cuore perse cento battiti. Era lì, a meno di un metro di distanza. Non poteva succedere proprio a lei. Raggiunse Dylan, tastando sulla propria pelle quanto fosse furioso per ciò che aveva visto. Le spalle curve sul panorama sotto di loro, i tendini delle braccia tesi.
«Perchè sei venuta qui?»
Holland deglutì, colpevole delle proprie superficialità. Si sentiva così piccola, in quel momento.
Non poteva spiegare cosa sentisse.«Per te.»
A quel punto si accese la miccia e un Dylan più infuriato di prima si voltò verso di lei. Non riuscì a distinguere quanto le sue pupille fossero dilatate.
«Sembrava ti stessi divertendo con il tuo amico.»indicò con un dito la sala alle loro spalle.
Solo ora Holland notò il suo abbigliamento composto soltanto da giacca e cravatta. Un abbinamento che aveva visto di rado su di lui. Abbassò di poco la testa non potendo fare a meno di sorridere. Un contrasto evidente.«Sei geloso?»i tacchi cominciarono a farle male, ma non era questo la sua priorità.
Dal canto suo, Dylan, spiazzato più che mai, strinse i denti, costretto a reggere la rabbia. Ma tra non molto, Holland lo sapeva, sarebbe fuoriuscita. Era solo questione di tempo. Holland si pentì all'istante di ciò che aveva provocato, valutando in ritardo i possibili effetti. Ma, come sempre, Dylan la sorprese.
«Certo che sono geloso.»fece scivolare una mano sulla sua schiena nuda, fredda a causa del vento.
Holland non sapeva cosa dire. Riacquistò i sensi giusto in tempo per afferrare la base della sua cravatta e attirarlo a sé. Dimenticò ogni cosa, persino la folla indifferente dietro di loro. Niente aveva più importanza. Se fosse arrivata la fine del mondo, non se ne sarebbe accorta. Dylan prese d'assalto la sua bocca, chiedendo in modo informale l'accesso. Holland non sentiva le gambe molli. Potevano cedere in un momento. Prese fiato, insicura.«Qualcuno potrebbe vederci.»
Ogni traccia doveva essere invisibile, astratta, ma questo per Dylan non contò molto. Non era questo il momento per i ripensamenti. Un sorriso furbo si fece largo, ben in mostra.«Non me ne frega un cazzo.»
Ed era proprio questo di cui Holland era in cerca. Di qualcosa che la facesse sentire ancora viva, ancora parte integrante del mondo. E lui faceva al caso suo. Era come una droga, ogni volta ne voleva sempre di più. Smettere sarebbe stato impossibile.
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UNTHINKABLE ― o'broden
FanfictionThere are only two tragedies in this world: one is not getting what you want, the other is getting it. This second is the worst, the real tragedy.