15.

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Era in anticipo, o forse in ritardo. Sapeva solo che il suo turno era finito da un bel pezzo. Una pausa. Questo non riuscì stabilirlo. Era in totale blackout, come le stava capitando ultimamente. Neanche il sonno le fu di conforto. Costretta ogni volta a restare sveglia, in compagnia con le sue più profonde paure. Quella sedia era più scomoda di come ricordava, i capelli folti in perfetto ordine. Fissò la sua figura allo specchio. Trovando tutto regolare. Ma Holland giurò di vedere qualcosa di diverso in lei. Qualcosa di troppo radicale. Troppo complicato per essere spiegato a parole. Nemmeno lei riuscì a trovare una spiegazione logica. Era tutto perduto. Venne chiamata in azione, ma non era dello spirito giusto,troppo presa dai suoi problemi mentali per prestare attenzione a ciò che si scatenava oltre il suo sguardo. Vide solo Arden e Tyler abbandonare il campo uno di fianco all'altro. Le luci soffuse, preannunciando un avvenimento cruciale.

Nemmeno quella volta si sbagliò. Non era mai successo.

«Le cose stanno così.»Shelly abbassò il capo, sconfitta.

Avrebbe fatto carriera. Forse addirittura superandola. La terra tremò sotto ai suoi piedi. Come per comunicarle in cosa si stava immergendo. Ma non le importò. Aveva la gola secca quando l'interlocutore rimasto fino ad allora di spalle, decise di mostrarsi.

«Tu non capisci.»

Una fitta al cuore. Lo sguardo di Dylan rimase impassibile. In ogni angolazione c'era tensione. Restò concentrato, nonostante il punto critico in cui adesso faceva parte.

Scosse la testa.«Tu non sei lei.»

Shelley restò di stucco, abbandonando qualsiasi tipo di ripresa. Era fatta. Il segnale della fine sembrò arrivare troppo tardi. Ma a questo non ci fece caso nessuno. E proprio quando le riprese finirono, Holland fu sicura di essere fissata. Ma non da un semplice estraneo. Ma da lui. Avvertì il petto smuoversi, come da reazione a quella pretesa. Gli restituì la stessa occhiata, da lontano.

Cercando di fare attenzione agli altri. Si stava cacciando in un bel guaio. Ma la sua parte meno razionale non si fece problemi. Non era niente di grave. Ciò che aveva in mente fu ostacolato da Shelley, ignara della situazione. Era straordinario come in mezzo a tanta gente, riuscissero a comunicare senza l'uso delle parole.

«Mi hai spezzato il cuore.»scherzò Shelley in tono melodrammatico.

Questo provocò una risata da parte di Dylan,spensierato. Il modo in cui le sue labbra si alzavano, le sue fossette, i suoi occhi accesi. Uno spettacolo inestimabile. Nessuno poteva resistergli.

Holland ringraziò mentalmente Shelley per averle quasi tolto dieci anni della sua vita. Trattenne un sorriso di sfuggita, ritrovandosi ad osservarlo in silenzio. In balia di se stessa. Oh, se avesse avuto Crystal,lì con lei. Non c'era bisogno neanche delle prove. I suoi atteggiamenti parlavano per lei. Perdendosi nei suoi pensieri, e sulle possibili conseguenze della sua scelta. Il gioco era appena iniziato. Quando ebbe la sua completa attenzione, sorrise di rimando, maliziosa.

La sua espressione mutò in un secondo. Da sorpreso, adesso era totalmente cambiato. Era un chiaro segno d'invito. Un messaggio chiaro.«Scusami, devo andare.»

Poi scattò. Senza pensare. Lo spirito pronto per la caccia. Gli occhi bramavano lei. Holland aveva già preso la strada più complicata. Valutò bene la sua direzione, raggiungendo in fretta la sua meta. Ricordava più grande quel guardaroba. Non era il massimo, ma faceva al caso suo. Per ora doveva accontentarsi. Non si prese la briga di voltarsi per controllare. Era lì. L'aveva seguita. Era come se un enorme catastrofe si fosse abbattuta sulla Terra, provocando il caos più totale. Loro gli unici sopravvissuti.

«Sapevo che l'avresti fatto.»sibilò Dylan a denti stretti, cercando di non farsi scoprire.

Il rumore della serratura bloccata sancì una nuova era. Il senso di angoscia che avvolgeva Holland sparì improvvisamente, rincuorata dalla sua presenza. Non ebbe il tempo di emettere nessuna risposta perchè Dylan si era avventato su di lei. Le sue labbra violente sulle sue. Bisognose del contatto. In cerca di conforto. Per un attimo Holland perse il senso dell'equilibrio, subito ripreso una volta ancorata al suo petto.

«Non mangiarmi.»sorrise contro la sua bocca, le mani sollevate all'altezza del collo.

Notò anche come le vene pulsarono in maniera anormale. In un modo squilibrato. Non ne aveva mai abbastanza. Dylan sorrise, soffiando aria calda sul suo viso.

La spinse indietro, fin quando non si fermarono, bloccati da una sporgenza di metallo.«Mi hai scoperto.»

Le mani in cerca di lesioni, calde per il ristoro. Holland non capì più niente. Fu impossibile definire quel momento, troppo intenso per credere che si trattasse di qualcosa di reale. Riprese a baciarlo. Non c'era bisogno di pensarci su. Perchè Dylan non era così stupido. Ma nemmeno tanto lucido, tanto da farlo uscire fuori di testa. Ottenne ciò a cui ambiva. Ci riuscì. Con un successo tanto da non credere che fosse possibile. Non mise in preventivo la possibilità. E tutto divenne più semplice. Holland si perse in lui, come ben sapeva. Abbandonandosi completamente. Come una nave viene lasciata alla deriva. E Dylan era il suo porto. Stava per scoppiare. La passione prese il sopravvento. La strinse a sé, con maggior vigore, temendo una sua possibile fuga. Escluse in partenza quella possibilità. Holland tenne gli occhi chiusi, rispondendo come un mantra.

«Dimmi che non sto sognando.»la voce ridotta a un mormorio appena udibile, i sensi annebbiati.

Era chiaro come il sole quanto fosse necessario quel legame. Le incertezze erano state abbattute. Uno dei tanti benefici che aveva provocato nella sua intera esistenza. Non riusciva a credere che fosse tutto vero. Stava succedendo davvero. Holland faticò a crederci. Ebbe un sussulto quando le mani prepotenti e audaci raggiunsero il suo fondo schiena.

Strinse i soffici capelli di Dylan in una presa ferrea, quasi bisognosa.

«Non stai sognando.»

Holland non provò timore. La danza non era ancora pronta per giungere al termine, era solo l'inizio della fine. Forse non dovevano correre troppo. Entrambi non sapevano cosa stava succedendo. C'erano tante domande a cui non c'era risposta. I dettagli superflui potevano aspettare. Holland l'attirò di più a sé.«Penso che sarai la mia rovina.»

UNTHINKABLE ― o'brodenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora