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Non sapeva per quanto tempo si trovasse lì, seduta su quelle scale fredde a rimuginare sul passato e sui suoi sensi di colpa. L'amaro alla bocca minacciava di corroderle il buon senso. Pensò che non potesse esistere peccato più grande. Strinse le braccia alle gambe, portandole al petto, creando uno scudo che potesse difenderla dalle spine insidiose che si era creata con le sue stesse mani. Le sabbie mobili la stavano trascinando all'inferno. Opporre resistenza sarebbe stato inutile. Mai avrebbe pensato di poter scatenare una simile sciagura, portando il disastro a delle proporzioni così abominevoli. Per la prima volta si sentiva fuori posto, come non lo era mai stata. Lo stomaco chiuso per i mille giudizi negativi. Che poi, a dirla tutta, non credeva che avrebbe provocato tanto scalpore. Aveva soltanto seguito il cuore, forse aveva dimenticato di andarci armata. Tutto qui. Poteva mai essere condannata per questo?

Tyler fu l'unico ad esser rimasto in disparte per un tempo troppo lungo.

«Da quanto tempo andava avanti?»domandò poi la coreana, sul punto di una crisi. Sorprese tutti gli altri, costringendola a ritrovare i pezzi mancanti del disegno. Vederla seriamente furiosa le provocò una stretta allo stomaco. L'avevano tenuto nascosto per un motivo. Le loro intenzioni erano sempre state sotto il consenso stabilito. Sotto ogni linea guida.

Non erano passati giorni in cui Holland avesse pensato a questo. Solo che avrebbe voluto si svolgesse in maniera più pacifica. L'avevano fatto in buona fede.

«Okay, non ci posso credere.»concluse alle fine lei, da sola.

Holland guardò Dylan, posto al suo fianco. Le braccia incrociate al petto, sulla difensiva. Non aveva pronunciato una singola parola da quando avevano fermato le riprese. Jeff non era presente, impegnato forse in qualche riunione importante. Per loro fortuna. "Una cosa alla volta." pensò Holland, passando in rassegna i visi dei presenti. Dylan abbassò il capo, ma nessun segno di resa incavò il suo sguardo. La sorprese più delle altre volte. Guardami e dimmi che questo non ci condurrà alla rovina. Il suo silenzio la stava spaventando. I suoi occhi corsero a lei di tanto in tanto, mentre il gruppo li aveva accerchiati, furioso per aver scoperto un simile segreto solo adesso. Cercava di mettersi nei loro panni, ma proprio non li capiva. Rigirò il cellulare tra le mani, ritrovandole tremanti. Si trovava in trappola, senza poter trovare una soluzione. Era in un vicolo cieco, come un topo alla fine della sua corsa. Cliccò sul contatto di Crystal, in un moto di disperazione. Digitò piano, in modo che nessuno potesse vederla.

"Ritorna il più presto possibile." La risposta arrivò quasi subito. Poteva sentire come l'allarme la scosse nel profondo, solo tramite allo schermo.

"Che succede?"

"Niente, ho solo bisogno di te."

Bloccò lo schermo, sperando che l'incubo finisse. Non ne poteva più. Se c'era qualcuno che potesse capirla meglio di chiunque altro, quella era Crystal. Col tempo avevano stabilito un legame che andasse più a fondo di un semplice legame di sangue. In poche parole, era speciale. D'istinto gli occhi caddero su Daniel. Braccia ferme e portamento assente. Chissà se aveva seguito i suoi consigli. Chissà se avrebbe sistemato tutto. Magari alcune cose sarebbero tornare come prima. Il piccolo Dylan scosse la testa, prendendo parola per la prima volta.«Non è poi la fine del mondo.»enfatizzò, beccandosi un'occhiataccia da parte di Shelley.

La giovane matricola inarcò le sopracciglia, per poi abbassare la testa, mettendosi in disparte. Le regole non gli erano mai piaciute.«Sta zitto.»lo sgridò Shelley, per poi guardare da tutt'altra parte, evitando apposta lo sguardo della rossa.

Tyler, invece, fece un passo in avanti. Holland deglutì, presa alla sprovvista dal momento.«Dovevate dircelo.»sputò velenoso, arrecandogli dolore.«Una cosa di questa portata meritava di essere condivisa.»

Non l'aveva mai visto così furioso in vita sua. Le urla aumentarono d'intensità, mentre i raggi del sole si arrendevano sotto le nuvole del tramonto. Piccole gocce d'acqua si formarono ai lati dei suoi. Non poteva essere vero. Portò le mani alle orecchie, cercando un modo – un qualunque – modo per evitare la distruzione totale. Voglio ritornare alla di prima, dove i giudizi degli altri erano soltanto parole al vento. Dylan non sembrò demordere.«Ve l'avremo detto, prima o poi.»

A quell'affermazione, Shelley proruppe in una risata sconcia, schegge di cinica persistenza nei movimenti. Passò la lingua sulle labbra velocemente, preparandosi al meglio.

«Ah, davvero? Ne sei sicuro?»

«Sì.»rispose, continuando a difendere ciò che lui credeva valesse la pena di combattere.

Holland, sul punto del non ritorno, osservò per un minuto buono Cody. Era rimasto impassibile, a differenza degli altri. Fu l'unico a non aver detto nulla e per questo gliene fu grata. Strinse i denti, maledicendo se stessa e l'amore. Quello sporco sentimento che l'aveva resa sua schiava. Credeva che l'Alpha fosse a corto di parole, ma il colpo di grazia non tardò ad arrivare.

«Io mi fidavo di te.»

«Puoi fidarti ancora di me.»replicò Dylan, più determinato di prima.

Negli occhi, una paura mai vista prima. Tyler passò una mano sulla fronte, abbattuto.«Non vuoi proprio capire.»

Dylan aprì un attimo la bocca, ma ci ripensò. Allargò le braccia, indicando lo spazio adiacente. Un silenzio tombale intorno a loro.

«Siete voi a non capire.»

Holland scosse la testa, inondando le ginocchia di lacrime. Trattenne i singhiozzi per quanto le fu possibile. Inutile dire che non ci riuscì. Le faceva male il cuore e sperare che passasse in fretta fu da pazzi.«Basta.»implorò, con le dita tremanti. Asciugò le lacrime, respirando a fondo. Un secondo dopo, due mani potenti e famigliari le strinsero il corpo freddo. Dylan le sussurrò parole dolci, infondendole tutto il suo coraggio. Vederla ridotta in quella maniera l'aveva fatto vacillare per un momento, ma non abbastanza d'arrendersi.

UNTHINKABLE ― o'brodenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora