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Holland🌹





Finalmente, dopo una settimana passata sui libri per distrarmi un po', Arden mi convinse ad uscire con lei, sostenendo che fosse passato troppo tempo dall'ultima volta che avevamo avuto una serata tutta per noi per spettegolare sulla vita degli altri. Aveva ragione, senza ripensamenti. Ma già faticavo a separarmi dalla mia amata coperta di lana. Per non parlare del divano. Avevo parlato con Dylan al telefono esattamente un'ora prima, il solo ascoltare la sua voce fluida mi rilassava. In un modo che non riuscivo ancora a concepire. Quella sera era volato improvvisamente a Chicago, per questione che non mi aveva ancora spiegato. Aveva archiviato l'argomento come nulla fosse, e perciò lo congedai con un: "Se mi tradisci ti taglio le palle."

La soddisfazione trapelata lo aveva fatto bloccare e subito dopo scoppiai in una risatina vivace. Mi ero immaginata la sua faccia, ed era troppo esilarante. Gli chiusi il telefono in faccia, sperando che ritornasse presto da me. Gli augurai la buonanotte da lontano e accessi la tv, pronta per gustarmi l'ultimo episodio di Gossip girl. L'avevo trovata per caso, in quei giorni di meritato riposo. Avevo premuto insistentemente il solito pulsante come una forsennata, dimenticandomi per un momento di avere a disposizione più di tre canali. Ammetto che ogni tanto mi ero soffermata su alcuni reti italiane, rientrando nelle loro abitudini.

Alle cinque del pomeriggio trasmettevano sempre un documentario su alcuni dei musei più famosi. E m'incantai ancora una volta a fissare estasiata il David. Quanto erano fortunati a possedere quel cimelio così mozzafiato? Un giorno – non molto lontano – l'avrei visto dal vivo anch'io. Di certo questo rientrava nelle cose da fare prima di morire. Dylan non l'aveva trovato stupido, solo molto strano. Sì, molto strano.

Ad un tratto, il campanello suonò insistentemente, come se l'artefice avesse l'ansia attaccata al collo. Rilasciai un sospiro alquanto infastidito. Qualcuno stava cercando guai. Corsi ad aprire, cercando di ricordare le buone maniere. Una volta spalancata la porta (non mi ero presa nemmeno la briga di controllare dallo spioncino). Al di là della parete trovai solo Arden, con un gran sorriso ad incorniciarle il viso pulito. Sorrisi a mia volta, una volta essermi ripresa dal piacevole shock. L'abbracciai raggiante, e mi sentii un po' in colpa per non essermi fatta viva in quel periodo. Ma a questo lei non creava nessun problema, e dopo averla fatta entrare in casa, mi guardò attentamente in faccia. A detta sua, avevo bisogno disperatamente di vedere la "luce". Una volta essere piombata nel mio appartamento, mi trascinò fino allo specchio più vicino per guardare come mi ero ridotta in tutto quel lasso di tempo. Feci una smorfia non appena realizzai in che stato pietoso avevo lasciato i miei lunghi capelli. Sembravano un ammasso uniforme, e francamente non li lasciavo mai prendere quella forma.

La parte più raffinata di me, iniziò a prendermi a schiaffi per essermi permessa una caduta così drastica. Dopo una decina di minuti passati a cercare di domarli, Arden scelse un vestito dal guardaroba.

Lo ricordavo bene, benché fossero passati anni dall'ultima volta che l'avevo indossato. E per di più non ricordavo nemmeno in quale evento l'avevo sfruttato. Risi di me stessa per quanto stessi diventando un'imbranata, forse la colpa era tutta focalizzata sulla vecchiaia che incombeva, ma non mi sarei data per vinta. Arden mi aveva convinta a passare da quel ristorante sotto il suo quartiere tranquillo. In effetti, la riduzione del traffico da quelle parti era ridotto di molto. Stavo quasi per chiederle disperatamente di fare cambio casa, in tono scherzoso. Ma non mi ebbi il tempo per preparare la mia uscita trionfale perchè la coreana mi tirò a sé, facendo catapultare in un altro mondo. Le luci soffuse del locale mi fecero spalancare la bocca come una bambina che va per la prima volta al circo. Poi Arden mi confessò che era stato aperto da poco e dovevo ammettere di essere anche un po' scettica al riguardo. Ma dopotutto dovevo riempire la lista delle esperienze da fare. E quella sera mi sarei riempita lo stomaco di cibo di cui non conoscevo nemmeno la provenienza. Mica male. Riposi da una parte le bacchette solo per poi afferrare le mie amate forchette per completare la mia strage d'involtini di primavera. Le avevo raccontato di quanto io e Crystal avevamo parlato. Questo sembrò non darle fastidio. Ricordavo ancora quanto fossi nervosa quel giorno in cui le avevo presentate. Avevo la strana sensazione che non fossero "compatibili", che per qualche ragione assurda non avessero niente in comune. Quello questo giorno mi ero ricreduta. In poco tempo avevano trovato talmente tanti argomenti su cui parlare che per un attimo, accidentalmente, entrambe parevano essersi dimenticate della mia presenza. Per colpa dell'amara sfortuna, il giorno dopo Crystal fu costretta a partire di nuovo per una nuova meta. Gli impegni la volevamo altrove.

«Troverò il giorno perfetto in cui assaggerai finalmente un mio piatto.»

«Non contarci troppo.»la rimbeccai, ridendo di nuovo, non facendo nemmeno caso al via vai di gente.

Ad un tratto però, una sensazione amara salì su per la mia gola, schiacciandomi sul posto. Bloccai temporaneamente i miei movimenti, per fare mente locale. Cosa mi stava succedendo? Storsi la bocca, disgustata e mi mancò il fiato per un secondo lungo una vita. Il mio udito sembrò essere andato a farsi fottere, perchè i richiami insistenti della mia amica mi stavano bombardando ripetutamente il cervello. Le chiesi una tregua, scusandomi in anticipo, senza alcuna spiegazione.

Senza nemmeno assicurarmi che le andasse bene, corsi al bagno più vicino. Nella corsa disperata però, urtai un paio di copie che stavano pagando il conto. Non badarono troppo a me, per mia grande fortuna. Sapevo già di non avere un bellissimo aspetto. Entrai in bagno spedita e dopo aver realizzato di essere sola, rigettai tutte le pietanze nel lavandino, aggrappandomi saldamente al bordo in ceramica per non scivolare. Il bruciore attanagliò di nuovo la mia gola, e il senso di malessere non andò via come avevo sperato. Sollevai la maniglia del rubinetto, distraendomi con il getto potente dell'acqua. Il dubbio si fece spazio in me, come un tarlo. E se fosse proprio questo il motivo che mi attanagliava da giorni?

UNTHINKABLE ― o'brodenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora