Provò di tutto, ma quel tenero rossore non accennava a sparire dalle sue guance. Prese a spazzolare i lunghi capelli, osservando la sua figura dritta davanti allo specchio, chiedendosi come e quando fosse nato in lei quel sentimento. Piegò in avanti la testa,un piccolo sorriso circondò il suo viso. Anche lei,come del resto, si ritrovò a pensare a quanto si sentisse bene in sua compagnia. Non si era mai sentita così desiderata. E nessuno avrebbe mai detto che un normalissimo ragazzo dagli occhi chiari come il sole potesse rapirle il cuore. Lei che non aveva più voglia di donarsi a qualcuno. Dylan l'aveva cambiata, l'aveva fatta rinascere dalle sue ceneri, e, per la prima volta, la faceva sentire come se le altre donne non contassero niente. La faceva sentire unica. E non era una cosa da poco per lei. Posò il pettine. I capelli erano a posto, come sempre. Nella mente risuonò la risata del suo amante, non seppe perché. Nel giro di quelle ore inoltre aveva saputo anche alcune fantasie piccanti che Dylan aveva riguardo ai suoi capelli. Per non parlare poi dei messaggi sporchi che le inviava. Ogni volta l'adrenalina arrivava alle stelle.
Ma doveva trattenersi, Shelley era a mezzo metro di distanza da lei. E trovare una scusa convincente per quelle risatine che ogni tanto si lasciava sfuggire, non era proprio il suo forte. Posò il cellulare. Poteva aspettare. Anzi no. La pausa pranzo sarebbe finita a momenti, e saperlo lontana da lei le procurava soltanto un forte dolore al petto. Purtroppo in tutto quel lasso di tempo non aveva combinato niente; troppo impegnata a pensare a quelle labbra invitanti. Era ufficiale: stava diventando pazza.
«Mi ascolti?»
Sbatte le palpebre.«Sì.»
Forse era da molto che aveva perso un lungo e profondo discorso. Ma la sua mente non vi aveva partecipato. Shelley non fu del tutto convinta. Infatti la scrutò, lì seduta sul divano. Era come se potesse leggerle dentro. Holland non si sentì così tanto esposta quando a soli dodici anni fu beccata a mangiare biscotti senza permesso. Ma questa, era tutta un'altra storia. In ballo c'era la sua immagine e quella di Dylan. Erano passati appena pochi mesi, e con lo scorrere degli impegni avevano preso più volte nel vedersi. Scappare insieme a lui, lanciarsi nell'avventura, andare in posti nuovi dove poteva essere chi voleva. Sarebbe stato fantastico. Mai nessuno aveva rischiato tanto per lei. Ogni mese poteva ricevere collane o scarpe costose. Ma cosa se ne poteva mai fare se aveva già tutto ciò che aveva sempre voluto? Aveva quel tarlo dal primo giorno in cui i suoi occhi si posarono su di lui. Il cuore le aveva solo dato la conferma.
«Col cavolo.»
Se continuava così non ci avrebbe messo molto per capire cosa stesse succedendo. Dylan le aveva promesso di non raccontare niente finché entrambi non fossero stati pronti. Francamente Holland non sapeva fin dove sarebbero andati,per quanto tempo sarebbe andata avanti.
Ma dovunque l'avrebbe condotta sapeva quale strada prendere. Poteva attraversare l'inferno. Non era un problema.«Ho capito.»annuì distratta, sperando con tutta se stessa che Shelley non le chiedesse di ripetere cosa aveva detto.
Poi diede uno sguardo fuori, il sole si accingeva a lasciarle, seguito poi dalla consolazione della sera. La leggera brezza autunnale iniziava a farsi sentire. Solo all'ora si ricordò di cosa doveva fare. Shelley le aveva dato una mano. Prese la borsa velocemente, rischiando di cadere, il panico stava facendo effetto.
«E ora che c'è?»domandò non curante, la rossa non accennava a rispondere, troppo impegnata nella ricerca delle chiavi della sua macchina.
Ma questo non fermò la mora, anzi si sentì alquanto irritata. Non voleva essere esclusa. Non ci badò molto, non intenzionalmente.
«Holl!»
Si fermò, l'affanno scosse il suo corpo, esausto. La rossa alzò le braccia in segno di spiegazioni. Ma era ovvio. Doveva essere qualcosa d'importante, quella reazione non era per qualcosa di poco. Prima che Shelley potesse aggiungere altro, tutti i suoi dubbi furono sciolti dalla Roden, che fu diretta e concisa.
«È il compleanno di Posey e ho promesso ai ragazzi di aiutarli per la festa a sorpresa.»
«Cristo, me ne ero dimenticata.»
Dopo un tempo che parve lunghissimo, riuscì a trovare le chiavi. Shelley non aveva molta scelta.
Per il resto del tragitto non fece altro che giustificarsi e a chiedere perdono per essersene dimenticata.
Era una ragazza all'apparenza tosta, ma dentro nascondeva una sensibilità fuori dal normale.«Non è un problema.»disse alla fine Holland, facendo spallucce.
«Come puoi dirlo?»chiese la castana con un pizzico di cinismo.«E se non arrivassimo in tempo?»
L'altra scosse la testa, la sua semplicità fu un colpo, il verde dei suoi occhi ogni tanto brillava per mezzo dei fari altrui. Erano in ritardo entrambe. Ma era tutto sotto controllo. Arden l'aveva documentata giorni prima sulle attività in cui era impegnato quel giorno Tyler. E lei aveva una memoria di ferro. Svoltò a destra, addentrandosi nel piccolo vialetto che conosceva bene. Le luci della cucina era accese, segni di movimenti furono un segno positivo per le due.
Erano ancora in tempo. Holland respirò piano. Il petto prese a rilassarsi. Doveva stare calma, si faceva prendere troppo spesso dall'ansia. Invece Shelley avanzò all'ingresso come se non avesse mai dato di matto. Suonarono il campanello. Avevano molto da fare, se lo sentiva.
Purtroppo non aveva nemmeno fatto caso a cosa indossava. Diede una rapida occhiata, delusa in anticipo. Addosso aveva solo un misero vestito nero, i capelli scompigliati e Dio solo sa come stava il trucco. Imprecò pesantemente, cercando nella sua borsa un qualcosa che poteva darle una mano. Nel frattempo la porta si era aperta, mostrando metà arredamento. Sentì solo un mormorio da parte di Shelley e poi sparì all'interno della casa. Quando si arrese, pensando a quanto quella giornata fu stata di merda, il respiro le si bloccò in gola. Rifiutò di proseguire il suo corso. Fu stupido pensarlo, ma non si aspettava di vederlo lì. Più bello che mai. Ed era da un po di tempo che ogni volta che lo vedeva, anche solo per sbaglio, sentiva nelle viscere un fuoco che solo lui attivava.
Riprese subito il respiro nel momento esatto in cui Dylan poggiò furtivo la mano sulla sua schiena, avvicinando poi la bocca al suo orecchio.«Entra.»
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UNTHINKABLE ― o'broden
FanfictionThere are only two tragedies in this world: one is not getting what you want, the other is getting it. This second is the worst, the real tragedy.