Non credeva possibile che la sua vita sarebbe stata scombussolata in così poco tempo. Proprio da lui. Poteva chiamarlo segno del destino, oppure sfortuna. Stava di fatto che l'unica parola che le uscì dalla bocca, non rispecchiava perfettamente la sua indole composta.
«Merda.»
Stava ancora camminando senza meta per i vicoli dell'atrio quando decise di fermarsi e pensare.
Lei, che era una professionista nel campo della recitazione, ora si era fatta prendere dal panico ed era letteralmente scappata via. Come una codarda. Ma l'altra parte della sua mente, quella più ragionevole, le stava gridando di aver fatto la scelta migliore. Non c'era assolutamente niente da dire. Era evidente il fatto che nemmeno a Dylan andava a genio quella pretesa. Odiava essere perennemente in difficoltà, in questi casi c'era sempre Crystal a consolarla o per lo meno a infonderle il coraggio necessario. Purtroppo gli impegni la tenevano spesso lontano da lei, ma la sua prima vera amica non l'aveva mai delusa. Trovava sempre un modo per tornare da lei. Che fosse per una giornata intera o solo per due miseri minuti. Ma lei tornava. Holland aveva appoggiato la testa al palo di ferro, maledicendosi per non aver espresso ad alta voce ciò che realmente pensava sull'idea di Jeff.
Le veniva la pelle d'oca solo a pensarci. No, era fuori discussione. Non poteva accettarlo. Erano anni che lavorava con lui, ma da quando era tornato, avvertì come un cambiamento radicale, profondo. Entrambi erano cambiati. Forse in peggio. Che cosa avrebbe detto Crystal in una situazione del genere?
"Dagli semplicemente un pugno in faccia."
Una piccola risata sfuggì dalle sue labbra rosee, tuffandosi di nuovo nel mare dei ricordi. Sembravano passati secoli da quando era stata assunta, l'ansia era andata sempre via via scemando, trovando eccitante vestire i panni di un adolescente stronza quanto il mondo.
Poi in quel gruppo di ragazzi, che risultavano essere i suoi futuri colleghi, notò un ragazzo caparbio e sulle sue spiccare in fondo al resto. Sembrava come se avesse bisogno d'aiuto, ma il suo sorriso diceva tutt'altro. Non scelse un buon momento per ripensare al passato, a tal punto accorse a lei 'Big Tyler', come lo chiamavano tutti. Era così gentile e paziente. Era davvero un ragazzo speciale.
Con un dito le prese una ciocca di capelli, osservandola come se non ci fosse niente di più prezioso.«Dimmi chi è lo stronzo che ti ha fatto piangere.»
«Non sto piangendo.»
Cercò di essere più delicata possibile. Il nervosismo si stava facendo largo nella sua mente, e ferire Tyler era l'ultima cosa che voleva. Tyler non sembrava affatto convinto, la conosceva bene, e ciò che aveva imparato nelle sue smorfie era riconoscere la tristezza dall'umorismo.
«Dimmi cos'hai.»
Leggeva anche nel pensiero, adesso?
«Non ho niente.»distolse lo sguardo, Dylan occupò ogni suo pensiero, come un tarlo invade il territorio che non è suo. Come poteva permettergli di umiliarla in quella maniera? Era oltraggioso. Aveva la netta impressione che questa fosse una guerra.
«Non sembra.»continuò Tyler, i suoi occhi chiari le rivelarono tutto il suo disappunto.
«Non preoccuparti.»prese un respiro profondo, meditando su ciò che sarebbe avvenuto da lì a poco.
Nella sua mente già gridava vittoria. E mentre la ragazza corse via come una furia sbattendo la porta, anche un Dylan furibondo e preso dalla rabbia lasciò la "Beacon High school" con l'amaro in bocca. Come si permetteva Jeff di fare una cosa simile? Senza preavviso? Senza una valida spiegazione? Era inaccettabile. Una cosa del genere... Non riusciva nemmeno a ragionare lucidamente. Un viaggio senza ritorno. Eppure non si sarebbe mai aspettato un colpo basso. Holland rappresentava ciò che temeva più di tutto. Non l'avrebbe mai ammesso. Ma quella ragazza era capace di tenergli testa, di sopportarlo, di farlo incazzare come se nulla fosse.
Sì, lei lo fa incazzare sempre. Quando rideva con altri, quando indossava diversi vestiti e non ce n'era nessuno che le andasse male, quando faceva quei piccoli sorrisi nei momenti più critici, oppure semplicemente quando le comunicavano di aver vinto un premio per la sua bravura. Tutto questo rappresentava per lui il massimo. Era troppo da sopportare. Stava ancora pensando a questi suoi difetti, quando il suo cellulare iniziò a squillare. Brutto segno. Chi diavolo poteva essere? Come se fosse in un buon momento per sopportare altri problemi.
Percorse metà prato, quando constatò che chi lo stesse cercando fosse qualcuno d'insistente. Sbuffò sonoramente e alla fine si decise. Rispose alla chiamata non curandosi minimamente di sapere chi fosse. E se ne pentì all'istante.
«Finalmente ti sei deciso.»
Non poteva essere possibile.
«Britt.»
La voce ridotta a un sussurro. Pregò con tutto se stesso che la faccenda si risolvesse al più presto. Non aveva la forza per affrontare più niente.
«Cosa vuoi?»
Sembrava come se dall'altro capo del telefono qualcuno avesse messo pausa, perchè per un lungo minuto non sentì pronunciare alcuna parola. Poi, il colpo di grazia arrivò. Inevitabilmente.
«Come ti permetti di rispondermi in questo modo? Ho provato a chiamarti un sacco di volte.»
Si vedeva che era del tutto ignara dei suoi progetti. Sospirò, irritato.«Non stiamo più insieme.»
Sperò tanto di averla convinta a retrocedere, ma quando avvertì la tempesta scatenarsi dall'altro capo del telefono si pentì all'istante della sua schiettezza. Nell'ultimo periodo aveva più volte ripreso Britt sul loro rapporto malsano. Non c'era più niente ormai che li legasse. Nessun appiglio. Non c'era più niente di niente. Non trovava nemmeno giusto essere andato a letto con tutte le ragazze che gli capitavano a tiro. Ma non poteva nemmeno considerare sbagliato vivere in quella specie di gabbia costruita personalmente dalla sua presunta fidanzata.
«Tu che lasci me? Così? Su due piedi? Ti pentirai per-»
Chiuse la chiamata. E questa volta per sempre. Se voleva fare del bene a se stesso, doveva prima mettere un po' di ordine nella sua vita. Per prima cosa aveva assolutamente bisogno di svagarsi. Non che non avesse mai provato, ma era giunto il momento di esagerare, di superare tutti i limiti possibili e inimmaginabili. E come inizio, si poteva dire che stesse partendo alla grande.
STAI LEGGENDO
UNTHINKABLE ― o'broden
FanfictionThere are only two tragedies in this world: one is not getting what you want, the other is getting it. This second is the worst, the real tragedy.