Prima o poi avrebbe dovuto portare quella macchina dal meccanico. Un vero meccanico. Il rumore che produceva ogni volta che saliva a bordo non prometteva niente di buono. Girò a destra, forse nel vano tentativo di trovare un posto libero. Ma aveva imparato, a sue spese, che purtroppo, quando si desidera intensamente qualcosa si finisce per ritrovarsi senza niente tra le mani. E questo era deprimente, e assolutamente scorretto. Non riuscì ancora a capire come in quella fredda mattinata di ottobre, l'unico parcheggio decente fosse interamente pieno. Sbuffò, decidendo alla fine di fare marcia indietro, cercando di porre rimedio. Ma quello che accadde fu molto più che un rimedio. Avvertì un colpo. Con mani abili frenò bruscamente, cercando di mantenere la calma. Qualunque cosa fosse non aveva importanza. Doveva controllare. Finalmente Crystal si decise a scendere. Era passata solo per fare una visita, dopotutto non ci trovava niente di male. Ma non avrebbe mai immaginato di compiere un errore simile. Di quelle proporzioni, poi. Solo quando vide un ragazzo biondo, dagli occhi sbarazzini, con il suo skate a terra, scuotere la testa, cercando di riprendersi, capì di non essere mai stata tanto maldestra in vita sua.
«Oh mio Dio, stai bene?»si accasciò su di lui, analizzando il suo corpo, in cerca di qualche possibile ferita o contusione.
Lo sconosciuto afferrò di nuovo il suo skate.«Non sono morto, se è questo che vuoi sapere.»rise.
Prima di fare altre domande sul suo stato, il giovane l'anticipò, nei suoi occhi solo una vana speranza. Era come se avesse davanti una divinità in carne e ossa.
«Oddio»lasciò perdere il suo skate.«sei davvero Crystal Reed?»
La sottoscritta storse la bocca in modo teatrale, non riuscendo a capire come avesse potuto dimenticare l'incidente. E poi, cosa c'era di strano?
«Sì, sono io.»
Il piccoletto la fissò con ammirazione e aprì la bocca talmente tanto per lo stupore che a Crystal venne da ridere. Afferrò freneticamente il suo arnese, portandoselo sotto braccio, cercando di regolare il respiro. Questo infatti non sfuggì allo sguardo della ragazza.«Mi dispiace per l'auto.»
Andiamo, era ridicolo. Come poteva pensare a una cosa simile? Ad occhio e croce, Crystal poteva affermare benissimo che la sua auto non si era procurata nemmeno un graffio. Purtroppo la sua risatina partì.
«Tecnicamente sono stata io a venirti addosso.»
«Non ha importanza.»
I suoi occhi ora scintillavano, deciso a lasciare l'accaduto alle spalle. Insomma, era la sua giornata fortunata. E niente avrebbe potuto distrarlo da ciò. Crystal indugiò ancora, interdetta tra ciò che aveva davanti e ciò che era giusto chiarire. Poi un lampo la colpì, netto e rapido. Aveva già visto quel ragazzo,da qualche parte, ma la sua mente cercava di ricollegarlo a qualcos'altro, inutilmente.«Ho la vaga impressione che questa non sia la prima volta che ti vedo.»disse piano, cercando di pensare. Ma al ragazzo non importò, per un momento fu estasiato dal fatto che si ricordasse genericamente di lui.
«Sprayberry!»
Risero entrambi per aver risolto con gran fatica il simpatico indovinello, che senza volerlo, avevano creato loro stessi. Poi, tra una chiacchiera e l'altra, si decise a spostare e a parcheggiare definitivamente l'auto. Non era possibile come nel lasso di tempo che aveva speso fino ad adesso, il nuovo ragazzo appena conosciuto le aveva indicato un posto disponibile, nascosto nella mischia. Oppure, il motivo era semplicemente che non aveva messo piede in quel posto da molto. Dylan si rivelò subito un tipo cordiale e affidabile, scortandola al centro del set senza fretta e senza un doppio fine. Apprezzò con gioia tutte quelle attenzioni, ancora incredula sul fatto che il'nuovo arrivato'fosse un suo grande fan.
«Ora devo lasciarti,gli allenamenti mi aspettano.»bofonchiò, indicando lo skate, con una scintilla negli occhi.
Crystal si limitò a salutarlo e a ringraziarlo, non prima di avergli promesso un autografo. Prese un bel respiro, spalancando le grandi porte che la separavano dal terrazzo. Era lì che si riuniva ogni volta, per ogni motivo, con la sua migliore amica. Le mancava continuamente. Come il primo giorno in cui aveva deciso di mollare tutto, cercando di fare chiarezza su quello che davvero voleva. Su ciò che era equo per lei. Agli altri poteva risultare un azione egoista, ma Crystal aveva agito anche per il bene dei suoi cari, provando anche un enorme rammarico abbandonare tutte le persone che avevano lasciato un segno. Persino la dolce adolescente che aveva per anni interpretato aveva avuto un ruolo fondamentale per il suo percorso. Non avrebbe mai ripudiato le sue origini. Nel posto dove era abituata a rifugiarsi con quella banda di pazzi, ora al suo posto c'era solo una strana malinconia e una Holland pensierosa più del dovuto. Dato che non si era mossa di un centimetro, aveva dedotto che non si fosse nemmeno accorta della sua presenza. Ciò fece sospettare talmente tanto Crystal da farla preoccupare all'istante. Non era da lei. Che sarà mai successo in sua assenza?
Di solito passava ogni fine settimana, per trovare Holland; spettegolavano come furie. Mai come prima notò il silenzio straziante che circondava la donna dai lunghi capelli ramati. Solo quando Crystal prese posto, Holland diede segno di vitalità. Il corpo scosso da un fremito, i gesti sconnessi e gli occhi, più agitati di come li ricordava. Holland era fatta così. Non pretendeva nulla in cambio, solo comprensione e pazienza. Crystal non poteva fare altro che accettarla. Ora più che mai sapeva di dover fare l'impossibile per tornare a sorridere insieme a lei, a riacquistare quella naturalezza che solo insieme riuscivano a raggiungere. Nulla era cambiato.
Crystal passò una mano sulla spalla, simulando una carezza.«Sono qui.»
Non sapeva cosa l'affliggeva, ma avrebbe di certo trovato una soluzione. Anzi, a volte non doveva nemmeno sforzarsi. Poteva impiegarci anche anni, ma alla fine, ce la faceva sempre.
«Ti aspettavo.»la sua debole mano andò a toccare quella della Reed, risvegliando in lei ricordi assai commoventi.
Per loro comunicare era diventato via via sempre più semplice. Crystal avrebbe giurato di vedere qualche smorfia o qualche lamento da parte dell'amica. Si pentì subito di averlo pensato. Da quando aveva ricevuto quella chiamata improvvisa, trovava Holland sempre più nervosa. Poi aveva intuito come una vera professionista, che tutto quello che stava succedendo era solo e unicamente per lo show.
«Non ti lascerò mai.»
E lì, proprio in quel posto in cui avevano condiviso le migliori emozioni, rivivevano ancora le avventure del passato. Avvenne in quel posto. Il loro primo incontro e il loro primo arrivederci. La ragazza appena arrivata, tirò a sé Holland, in un moto fresco ed energico.
«Chi ha voglia di un sano e frenetico shopping?»
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UNTHINKABLE ― o'broden
FanfictionThere are only two tragedies in this world: one is not getting what you want, the other is getting it. This second is the worst, the real tragedy.