14.

599 55 6
                                    

Se ci fosse stato un metodo per non doversi alzare, allora avrebbe colto al volo l'offerta. Ricordò troppo tardi di non dover esagerare. Portò la mano alla fronte, invano. Adesso non le rimaneva che subire una ramanzina con i fiocchi dalle ragazze. Si alzò di scatto, un impulso troppo frenetico s'impossessò del suo corpo. Non era stato un sogno. A quella consapevolezza non sapeva che emozione attribuire. Era tutto confuso. Lei era confusa. Una potente scossa l'attraversò da ogni parte. Dylan tornò ad affollare la sua mente. Le dita raggiunsero le labbra, trovandoci qualcosa di diverso. Era accaduto perchè erano stati entrambi a volerlo.

Anche adesso non se ne pentì. Nelle viscere sentiva soltanto come quel contatto di poche ore prima l'avesse fatta sentire così bene, così a suo agio, così viva. Solo lui poteva donarle quelle sensazioni. Solo lui. Si diede una mossa, non poteva restare con le mani in mano. Prese tutto il necessario, non prima di darsi una sistemata, tornando ad essere l'Holland che tutti conoscevano. E quando si ritrovò fuori dalla sua tana, fu lì che iniziò il vero problema.

Doveva affrontare le conseguenze. Al solo pensiero le gambe presero a tremare. Tutto intorno a lei si ridusse ad un infinito e inutile buco nero. Il silenzio le fu complice. Per una fortuna sfacciata. Che piega avrebbe preso ora la sua vita?

«Eccoti qui.»

Prima o poi sarebbe morta d'infarto, se lo sentiva. Ormai faceva parte delle sue abitudini. Il cervello partì spedito, in cerca della salvezza. In che razza di situazione si era andata a cacciare?

Fece un passo indietro, la voce roca.

«Non mi sentivo tanto bene.»

Doveva prima capire cosa provava, e poi avrebbe pensato al resto. Shelley piegò la testa di lato, studiandola. Apprezzò molto la sua preoccupazione, ma sinceramente non aveva bisogno d'aiuto. Se la sarebbe cavata benissimo da sola.

«Ci credi che c'erano anche i ragazzi?»

Colpita e affondata. Questa, chissà perchè, non le risultò nuova. Fece finta di niente, limitandosi ad un cenno di consenso da parte sua, come se la notizia non l'avesse minimamente toccata.

Shelley non si scompose, sorpresa tanto quanto lei. Ma irritata dal fatto che una semplice uscita segreta, ora non fosse più segreta. Il suo schema era andato in fiamme.

«Sarà stato un caso.»esordì Holland, allontanandosi dai sospetti.

E proprio quando Shelley stava per ribattere, una voce invase il loro territorio. Ringraziò il cielo per non aver contribuito a peggiorare le cose.«Ehi, ragazze.»il giovane Posey non si smentiva mai. Holland si meravigliò soltanto di non vederlo in compagnia del piccolo biondino. Poi s'immaginò Sprayberry, reduce da una serata all'insegna dell'alcol, infilato in un letto, con l'espressione sconfitta e l'energia completamente esaurita. Non volle, ma le scappò una risata.

Il ragazzo dalla pelle ambrata lo notò subito, colto sul fatto.

«Siamo di buon umore stamattina.»

Tyler era sempre stato un buon osservatore. Ridere era la miglior medicina. Per lui era un'ottima alternativa alle parole. Shelley incrociò le braccia al petto.«Non è solo un impressione.»

Sembrava come se la conversazione non la riguardasse, come se non fosse presente. Era da tempo che non aveva una conversazione normale con i suoi colleghi. Poi se ne rese conto: lei non era normale.

«Pronto? Ci sono anch'io.»alzò la mano, come per simulare la sua presenza.

A volte era infantile, doveva ammetterlo. Ma questo faceva parte del suo essere. Scoppiarono tutti e tre in una risata spensierata, una di quelle risate che portava via ogni affanno. Naturale. Non c'era niente di meglio che ridere di ogni problema, mentre chi li guardava restava a bocca aperta. Tyler fu il primo a riprendersi, con tanto di espressione grave. Il sangue le si gelò nelle vene.

«Jeff ti cercava.»

Emanò un sospiro di sollievo, grata per l'ennesima volta. Si sentiva ridicola. Stava prendendo troppo sul serio la questione. A volte dubitava sul serio delle sue capacità. Non sapeva cos'era in grado di fare. Accantonò l'idea di sottrarsi ai suoi doveri, tornando alla realtà, e annuì. Come una vera adulta avrebbe fatto. Salutò i due, avviandosi per la sua strada. Il vento della distruzione soffiò, troppo presto per essere avvertito in tempo. Fu incredibile e meraviglioso. Ma anche del tutto imprevedibile. Holland credeva sul serio di non farcela. Ora il suo piano faceva parte del passato. Proprio la persona da cui voleva stare il più lontano possibile, adesso era lì, a sbarrarle la strada. Le sue difese spezzate. Il tempo si arrestò al suo passaggio. Come se si trovassero in un'altra galassia. Tornare indietro ora sembrava squallido. Ma infondo, cosa sarebbe servito scappare? E al diavolo il destino. L'avrebbe di sicuro affrontato, prima o poi, ma preferì di gran lunga qualsiasi altro giorno.

«Ti ho trovata.»

Spostò il peso da una gamba all'altra, a disagio. Dylan non era di certo il tipo da prendere alla leggera. Era deciso, in quel momento. Ma anche tormentato.

«Dobbiamo parlare.»

Non le piacevano quelle parole, preannunciavano qualcosa di brutto. E non ci poteva essere niente di peggio. Con le dita sottili spostò una ciocca di capelli da un altro lato, un gesto nervoso che scandì in anticipo la sua mossa. Ma lei era furba.

«E se io non volessi?»

Proclamò finita la conversazione, ma questo non valeva per Dylan. Era solo un emerito idiota. La distanza tra di loro diminuì in un secondo. Disarmata e incapace di reagire. La sfacciataggine di Dylan cresceva sempre di più, rendendolo pericoloso.

«Non ti credo.»

Ormai il corpo non diede più ascolto al cervello. Ogni cosa in lei era spenta. Tranne il cuore. Ma alla fine non si arrese come aveva pensato, anzi tentò di insabbiare la cosa, cercando di liberarsi di lui, ma il suo braccio, si spostò sul muro, impedendole la fuga. Lo sguardo ora su di lei, come da programma. Un brivido percorse la sua schiena. Gli occhi in quelli di lui.

Gli afferrò d'impulso il colletto della camicia.«Sei terribile.»prima di tirarlo a se, giurò di aver visto apparire un sorriso su quella bocca con cui sapeva di aver perso la testa.

Allungò le mani verso di lei, raggiungendo la sua schiena. La labbra le une sulle altre, a divorarsi. Fu un atto disperato e completamente fuori controllo. Se l'inferno era quello, allora non sarebbe andata via per niente al mondo.

UNTHINKABLE ― o'brodenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora