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Buttò in un angolo freddo e buio l'ultimo pacchetto di sigarette. Doveva smetterla di autocommiserarsi a causa dei suoi sentimenti. Se continuava con questo ritmo si sarebbe preso a schiaffi da solo. Alimentarsi di quella roba non gli faceva bene. Erano passate due ore dalla mezzanotte. Non avvertiva niente più. Nessun tipo di dolore o risentimento. Fece scontrare il pugno contro la parete liscia del muro. Holland gli era entrato nell'anima, storpiando i suoi sensi e inondandolo di un senso di giustizia pari all'immensità del cielo. Non gli era mai successo di provare un genere di sensazioni come queste. Nemmeno con Britt. Poi ripensò a quanti anni avesse sprecato, autoconvincendosi di aver trovato il vero amore. Oh, non aveva idea di quanto si sbagliasse. A quel punto, ridotto ad uno straccio, un barlume di speranza emerse dal tunnel, guidandolo fino in superficie. Doveva reagire e sfondare qualsiasi barriera l'avesse fermato. Proprio ora che sapeva ciò che voleva, si sentì più forte che mai. Abbandonò la sua vecchia postazione, avviando il cellulare (l'aveva tenuto spento per molto, giusto per non esser disturbato). Vide le mille chiamate perse, stringendo i denti per non averci pensato prima; un colpo al cuore quando trovò anche il nome di Tyler tra esse. Erano passate appena ventiquattr'ore dalla furiosa discussione. Già gli mancava. Sì, gli mancava scherzare con lui, gli mancava rubare le barrette ai cereali dall'armadietto di scena, gli mancava ridere con lui fino allo svenimento. Gli mancava suo fratello. Non gli succedeva da molto, troppo tempo. Semplicemente uscì dalla stanza, la giacca nera sempre con lui. Intorno a lui, vedeva solo una zona di guerra. Affondò le mani nelle tasche dei jeans, ritrovandosi poi in fila per acquistare un biglietto per la premiere di un film che non aveva mai sentito. Poco gl'importava, voleva solo che quella giornata finisse presto. Passò poco più di un'ora dal primo tempo, quando sentì dietro di lui qualcuno piangere silenziosamente. Fu terribilmente strano, perché il film non me dava motivo. Un paio di occhi verdi e freschi lo fulminarono sul posto. Vide Holland alzarsi e scappare via, in modo che potesse seminarlo. Dylan scosse il capo, decidendo di mettere la parola "fine" a quella storia una volta per tutte. Si ritrovò a bussare al bagno delle donne come un perfetto coglione, senza ricevere segnali di vita.

«Aprimi.»

«No.»disse flebilmente, su punto di scoppiare a piangere. Potevo sentirla anche attraverso la parete di metallo. Respirò piano, prima di continuare a singhiozzare.«Non dovresti essere qui.»

«Dove diavolo dovrei essere? Dimmelo. Voglio sentirtelo dire.»la sfidò, in modo che potesse parlargli ancora. Anche in una situazione del genere, sentire la sua voce, gli bastava.

Avrebbe preferito mille volte quel bellissimo suono per tutta la vita, anziché lunghi silenzi interminabili. Fece scorrere la mano aperta sulla porta, regolarizzando il respiro. Dopo un tempo interminabile, si decise a rispondere, provocandogli una fitta al cuore. Debole, ma devastante.«Non qui.»rispose in un sussurro.

Stentava a crederci.

«Vieni fuori.»la pregò, sperando che per una volta decidesse di ascoltarlo. Sapeva di poter risultare un'egoista senza speranza, ma in quel momento gl'importava troppo di lei.

«Ti prego, va via.»

Pianse ancora e lui si sentiva così di merda. Avrebbe dovuto essere dall'altra parte. Consolarla, accarezzarla come aveva sempre meritato. Ma se lei non gliene dava l'opportunità, non c'era più niente da fare. Se Shelley gli fosse stata vicino per tutto il tempo, a quest'ora gli avrebbe dato del "codardo", fino ad arrivare a fargli odiare il mondo. Chiuse gli occhi per un momento, realizzando cosa gli avesse appena detto.

Con il cuore in fiamme, fece un passo indietro, mormorando ciò che teneva dentro da quando l'aveva vista sedersi all'ultima fila.«Scusami se non sono adatto a te, scusami se non sono l'uomo che può renderti felice, scusami davvero perchè ti amo troppo e rischiare tutto non ne vale proprio la pena.»

Solo il tempo di spostarsi di poco, che udì la porta spalancarsi. Un tonfo sorso lo stordì. Lo spettacolo che si ritrovò davanti fu nettamente peggiore, rispetto al quale aveva pagato per vedere. Aveva un aspetto orribile, segnato dalle innumerevoli lacrime che aveva versato per colpa sua. Non sembrava nemmeno lei.

"Cosa ti ho fatto." questa frase sembrò schiacciargli la coscienza, troppo impegnata a farlo morire sullo stesso luogo in cui aveva compiuto tale atto.

«Dove vai?»gli domandò, una volta essersi ripresa dagli scatti nervosi.

«Holl...»

Trovare le parole giuste in quel momento di pura tensione fu impossibile. Che cosa poteva dirle adesso? Cosa poteva dirle dopo aver affermato per la millesima volta di amarla con tutto se stesso?

«Sei uno stronzo.»sputò tutto d'un fiato. Fu confuso all'inizio, ma non mollò la presa. Non ora che il suo obiettivo era uscito allo scoperto. Aprì le braccia, sospirando pesantemente.

«Cosa vuoi da me?»le domandò, sfinito.

«Io voglio te.»urlò, allo stremo delle forze.«Perchè non lo capisci?»

Respirò affannosamente, con piccole pause. Si precipitò da lei, in un bisogno furente che prese possesso delle sue gambe. In un minuto se la ritrovò di fronte, il mascara colato sulle guance rosse per il pianto, creando una maschera nera e lucente. Dylan avvolse le braccia attorno al suo piccolo corpo, attaccando automaticamente le labbra alle sue. La baciò con tutto se stesso, riacquistando un pezzo che credeva di aver perso per sempre. Se voleva scappare, doveva farlo in quel preciso istante, altrimenti non l'avrebbe più lasciata andare. Giura di essere la mia ombra, ho bisogno di te come l'albero ha bisogno di nutrirsi dell'acqua. Giura di non perderti da sola. Te lo prometto, se saremo costretti, ci perderemo insieme.

Scelse di non farlo. Ancora una volta scelse di restare e combattere.

«Ti amo, ti amo, ti amo.»ripeté ad un soffio dal suo orecchio, come se fosse un mantra.

Le baciò la gola lentamente, scendendo piano, fino ad arrivare alle sue clavicole esposte. Gemette flebilmente, stringendo le dita affusolate sulle sue spalle, aggrappandosi per non cadere nel vuoto. I loro corpi si riscaldarono a vicenda, un processo naturale che entrambi stavano aspettando.

Il profumo di lei gli diede alla testa, come ogni fottutissima volta.

-Ti amo anch'io.-

UNTHINKABLE ― o'brodenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora