39.

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Dylan🌒







Non potevo saltare ancora, altrimenti non avrei mai portato a conclusione niente. Mi ero fidato del mio istinto, esattamente com'ero abituato a fare. Quando mi ero ritrovato quella scatola tra le mani, m sentivo un folle appena evaso da prigione. La sera stessa mi trovavo sull'aereo che mi avrebbe riportato da lei. Pregavo che non ci fossero interferenze, dato che le condizioni climatiche sembravano non essere dalla mia parte. Desistere era fuori discussione. Dovevo farlo. Mi sentivo pronte niente e nessuno poteva farmi cambiare idea. In un primo momento avevo anche deciso di prepararmi un discorso per l'occasione.

Mi ero ripromesso di non farmi prendere dall'agitazione, o potevo dire addio al mio piano. Volevo che fosse perfetto. Ora, giunto lì, un sentimento che avevo sottovalutato, si stava riprendendo la sua rivincita. Lo sguardo di Holland saettò dall'anello a me, sconvolta. Questo poteva definirsi un imprevisto vero e proprio. Anche da quella distanza potevo sentire il suo respiro diventare debole, quasi impercettibile. Tentai di non ingigantire le cose, dovevo mantenere i nervi saldi. Se volevo fare il passo successivo, questo era il momento di agire. Feci un passo in avanti, portando le mani in alto, intimandole di non allontanarsi, com'era solita fare quando non capiva cosa le stava succedendo. Avevo pensato ad ogni evenienza, tranne che a questo. Ovviamente. Dovevo immaginarmi che qualcosa potesse andare storto. Ormai dovevo solo buttarmi e sperare di portare a termine ciò che volevo concludere da un po'.

«Mantieni la calma.»poggiò una mano sul bordo del letto, per darsi una spinta e alzarsi da terra.

Era incredibile come la situazione si fosse capovolta. Stava tremando, ed io non sapevo spiegarmi il perché. Potevo solo cercare una soluzione per non sprofondare nel caos. Poi Holland strinse di più nella mano la piccola scatolina, rivestita di soffice velluto. Portò una mano al petto, dandosi una regolata. Sapevo che c'era ancora molto di cui dovevamo parlare, molte cose da revisionare e da mettere a punto. Ma non riuscivo ad aspettare oltre. Non potevo. Ora che eravamo vicino, niente poteva eguagliare la sua bellezza. Mi fotteva il cervello con un solo sguardo. Com'era possibile? Fanculo, il discorso.

«Sarò calma solo dopo che ti avrò detto tutto quello che devo dirti.»

In un breve attimo, i ruoli erano cambiati. Ora quello sconvolto ero io. Quando finì di parlare, non sapevo cosa aspettarmi.«no, ti prego»le dissi io, spedito.«qualsiasi cosa sia, potrà aspettare.»

Per mia grande fortuna, mi diede ascolto e dopo essermene accertato, portai le mani ai suoi polsi. Li strinsi forte, giusto perché avevo bisogno di un suo contatto ora più che mai. Non c'era un motivo sotto, ne avevo bisogno. I suoi occhi giada erano avvolti nel dubbio più totale.Non avrebbe mai immaginato cosa le stessi per chiedere da lì a poco. Morsi violentemente il labbro inferiore per contenere l'ansia che mi stava divorando vivo. Dovevo resistere.

«So che ti potrà sembrare affrettato, sono il tipo più impaziente del mondo.»

Ridemmo entrambi alla mia affermazione. Dopotutto, avevo solo detto l'unica verità.

«Non m'importa cosa accadrà in futuro, non m'importa se continueremo a litigare per ogni cosa, anche per quelle più stupide.»

«Lo facciamo già.»convenne lei, con un'alzata di spalle.

«Lasciami finire.»

Un altro silenzio venne a farci compagnia. Annuii soltanto, il cuore che batteva come un forsennato. Avrei voluto controllarlo, dirgli di non correre. Questo, probabilmente, era il momento più decisivo di tutta la mia vita. Finalmente avevo trovato la persona giusta per cui lottare. E per lei, ne valeva sempre la pena. Per lei avrei scalato le montagne più ripide, avrei nuotato nei mari più insidiosi. Solo per vederla felice. Riusciva a scatenare in me questo e altro ancora. La lista a questo punto, diventerebbe infinita.

«Forse non sarò il classico principe azzurro, l'uomo perfetto che ti promette il mondo intero. Ma forse non ne hai bisogno. Tu hai bisogno di un amore forte e leale, di un amore che ti protegga da tutti i mali, di un amore che ti consoli nei momenti in cui non riesci nemmeno a sorridere.»

Vedevo già le prime lacrime cadere, scendere sulle sue gote e raggiungere il suo mento. Scossi la testa, sorridendo come uno stupido a quella visione celestiale. Non sapevo proprio come avevo fatto a meritarmi tutto questo. La vidi deglutire nel momento in cui piegai il ginocchio per poggiarlo a terra, in modo da essere ai suoi piedi. Mi stavo inchinando a quella regina dai capelli rossi che possedeva tutto me stesso.

«Lasciami essere quell'amore.»sussurrai, ma sapevo che in ogni caso, mi aveva sentito.

«Dylan...»

Le sfilai delicatamente la scatolina dalla mano, per poi aprirla. Sentivo la testa scoppiare per le troppe emozioni che mi stavano girando in corpo. Alzai lo sguardo verso di lei, totalmente rapito. Stava trattenendo il fiato e subito dopo, scoppiò davanti a me con un sonoro: "Sì." Mi sentivo invincibile. Ed ero anche senza parole. Si lasciò infilare l'anello, i quale avevo faticato tanto per trovare. Sapevo le sarebbe piaciuto. Ormai la conoscevo bene. Non mi bastò altro. Le circondai i fianchi, stringendola a me. L'avevo desiderato fare da giorni. Poi la sua bocca trovò la mia per sigillare quel momento intimo e scalfirlo nelle nostre menti. Il suo entusiasmo coinvolse anche me, inevitabilmente.

«Lo voglio.»

«Non è che dopo te ne penti?»le chiesi, scherzando.

Rise di nuovo, baciandomi a stampo ancora una volta, confermando che non avevo altra scelta che andare avanti. Dopo essermi tolto questo peso, tornai serio e l'allontanai di poco per ritornare sull'argomento di prima, lasciato in sospeso.

«Cosa volevi dirmi?»

Holland si bloccò di nuovo, cambiando totalmente espressione. In un battito di ciglia. Portò la mia mano sul suo addome, abbassando la testa nel mentre, come se qualcosa avesse catturato la sua attezione.«Sono incinta.»rilasciò un sospiro liberatorio. Questo non me l'aspettavo.

«Dimmi qualcosa.»mi attirò a sé, perché aveva notato il mio stato di trance. Replicai con un abbraccio silenzioso, dato che dovevo ancora digerire le sue parole.

«Potresti darmi un segno?»mi ricordò Holland, accarezzandomi capelli.

Le rivolsi un ultimo sorriso, prima di spingerla sul letto e baciare quelle labbra carnose che amavo tanto profanare con le mie, assetate da troppo.

«È la notizia più bella che potessi darmi.»

UNTHINKABLE ― o'brodenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora