22.

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Il tempo. Non ne aveva mai abbastanza a disposizione. Ogni volta che si fermava, da solo nell'oscurità, c'era sempre qualcosa a procurargli la massima distrazione. Non poteva andare avanti in quel modo. Aveva fatto una promessa che intendeva mantenere. Quando quella prepotente chioma rossa occupava la sua visuale e automaticamente i suoi pensieri non voleva altro che perdersi i quegli occhi verde giada, il colore quasi liquido. Uno spettacolo fuori dal comune. Gli piacevano, in fondo, le attenzioni riservate soltanto per lui. Quell'ultima settimana si era divertito non poco a osservarla coprirsi il collo freneticamente, nascondendo i segni che gli procurava, con un piccolo velo rosso scarlatto. L'irruenza era sempre troppa, quando si trovava da solo con la sua dea, intento ad ammirarla in tutto il suo splendore.

Un lampo si scagliò veloce nella sua mente, richiamandolo all'attenti. Prima o poi avrebbero dovuto dare una svolta a tutto. Quella relazione proibita presto sarebbe giunta al termine. Ma non c'era fretta, prima si sarebbe goduto ogni momento, prima di portare entrambi alla rovina.

«Ci siamo quasi.»

Tyler era troppo euforico, non era mai un buon segno. Quel sorriso prevedeva solo una valanga di guai e... Svago. Aderì bene la giacca alle spalle. Forse non era una buona idea; seguirlo nelle sue trovate folli non era mai consono. Aveva un brutto presentimento. Qualcosa di grande stava per succedere. Ora il suo dilemma, poteva anche aspettare. Avrebbe tenuto gli occhi aperti, per sicurezza. Un abitudine che non avrebbe abbandonato mai.

«Dovresti riconsiderare l'offerta di andare con un altro.»

Lo sguardo dell'amico si fece di ghiaccio, per poi mutare di colpo serrando i pugni. Era fuori da ogni discussione. Gli aveva dato la sua parola. Sarebbe venuto anche lui, a quella festa. E poi ci sarebbero stati tutti. Non poteva assolutamente rifiutare.«Non ci penso nemmeno.»come una scaltra pantera, inviò un messaggio al resto del gruppo.

Avrebbero fatto di sicuro tardi, come da tradizione. Ma il casino non sarebbe mai iniziato senza di loro. Dylan afferrò al volo la sua tacita minaccia, ripensando a come si fosse divertito l'ultima volta a cui aveva partecipato a un piano del genere. Per quell'occasione aveva scelto un abbigliamento sofisticato e abbastanza comodo. Sapeva che i paparazzi erano sempre in giro a caccia di nuovi scandali.

«Sono pronto.»annunciò, l'amico al suo fianco ormai impaziente di uscire a sfidare la notte.

«Tremate tutti ragazzi, perchè stiamo arrivando.»

Si avvicinò a lui e alzò una mano nella sua direzione. E Dylan fece lo stesso, facendo scontrare i pugni. Non s'immaginava di certo tutto quello scalpore,ma erano solo all'inizio. Il bello doveva ancora venire. Non fu un caso quando Tyler accostò la macchina proprio all'angolo della periferia più conosciuta del quartiere. Anzi, del famigerato quartiere. Quel posto era famoso principalmente per il suo giro sporco d'affari illegali. Se avevi bisogno dell'ultima droga in commercio sul mercato, i boss della malavita ci facevano un pensiero su, mostrando le vere intenzioni con metodi per niente rassicuranti. Dylan rimproverò l'amico sull'esagerazione del loro ritardo quando due guardie in uniforme nera aprire la porta.

«Rilassati.»lo rassicurò ancora a Posey, lanciando un urlo di liberazione.

Perse la concentrazione per un lungo attimo,perso. Gli ci volle molto per abituasi al cambio di luce pazzesca. Sbuffò, per la decisione presa troppo alla leggera. Tyler si era dimenticato di un piccolo particolare. Sarebbero accorsi mille stelle del cinema all'evento. E l'idea di interagire con persone su cui non poteva fare affidamento lo nauseava.

Avanzarono in simbiosi, cercando di non farsi trascinare dalla folla, come l'ultima volta.«La fai facile.»

Poi notò una piccola figura tutto pepe, ballare al centro della pista, l'andamento fluido e scatenato. Anche Tyler se ne accorse, ma in principio non avrebbe mai scommesso. Dylan sorrise, riconoscendolo. Però, doveva ammetterlo, ci sapeva fare. Era proprio la sua spensieratezza ad attirare il riguardo dell'intera sala. Sprayberry sapeva il fatto suo.

Ma, in realtà, i presenti non erano affatto attratti da lui, bensì dalla sua compagna di ballo. Se ne accorse tardi, ma fu lo stesso devastante.

«Cosa stai guardando?»

Se Tyler voleva riparare al danno, ormai non poteva fare niente per porvi rimedio. L'aria si addensò, diventando opprimente. I sensi nel pallone, andati a puttane. Perse il fiato per la vista spettacolare a cui stava assistendo. Il corpo della sconosciuta si mosse, con delicatezza e maestria. Dalla sua postazione riuscì solo notare come i capelli fossero raccolti in una sontuosa crocchia, ben nascosti.

Il volto coperto purtroppo da una maschera. Non c'era niente che non avrebbe dato per essere al posto del suo collega. Poi accadde qualcosa che non si sarebbe mai aspettato. Come se la ragazza misteriosa avesse percepito i suoi pensieri, voltò lo sguardo sul suo, e lo trovò ad aspettarla. Nessuno avrebbe potuto eguagliare la sua bellezza. Sapeva solo di essere con le spalle al muro. Non capiva nemmeno cosa gli stesse comunicando Tyler, che nel frattempo aveva già ordinato un drink. Era lontano da ogni cosa in quella stanza. A occupare il suo desiderio era solo lei.

Non sapeva chi fosse, ma qualcosa in lui scattò, proprio quando le si avvicinò, imperterrita, senza inibizioni e senza ostacoli di mezzo. Dylan sentì le gambe pietrificarsi, al suo tocco, gli occhi da cerbiatta che lo scrutarono attraverso la maschera.

«Chi sei?»

La sua risata riecheggiò cristallina, ma nessuno si accorse di niente. La testa era partita. Il veleno della sua nuova conoscenza stava già facendo effetto. E lui non poteva farci niente. Prima che potesse solo pronunciare una sola parola, la giovane lo tirò per mano,conducendolo ai piani alti, dove nessuno avrebbe potuto disturbarli. Dylan era ancora stordito dal suo effetto, sembrò solo riprendersi quando quel diavolo al femminile lo baciò con passione. Ritrovò la ragione perduta, allontanandola bruscamente da se, l'animo marchiato a fuoco.

Si portò la mano alla fronte fronte, con incertezza.«Scusami.»

I lineamenti della ragazza si distesero, l'espressione amareggiata. Nella semi oscurità Dylan potè notare meglio i caratteri cobalto e oro della sua maschera così provocante. Non riuscì a guardarla a lungo, i sensi di colpa tornarono a tormentarlo.

«Il mio cuore appartiene ad un'altra.»

All'inizio la presente abbassò il capo, sconfitta, poi un sorriso apparve sulle sue labbra piene.

Cosa c'era di tanto divertente? Prese fiato per mettere fine alla disputa, ma la sconosciuta lo spinse con poca grazia sul divano alle sue spalle. Nemmeno il tempo di riprendere la padronanza di se che la tipa si era già messa a cavalcioni su di lui, disarmandolo una volta per tutte. Con un movimento fluido tolse la maschera dal suo viso, i dubbi finalmente da parte.

Firmò la sua condanna prima ancora di leggere il contratto. Quegli occhi verdi li avrebbe riconosciuti tra mille. Ecco perchè l'aveva attirato come un magnete a sé.

«Potevi aspettare ancora.»la canzonò, sollevato.

La musica aumentò la sua andata, aumentando a sua volta il delirio dei presenti. Ma quei due non conoscevano fuoco più ardente. Holland si era divertita abbastanza. Dylan non sapeva per quanto ancora sarebbe stato buono. Quel vestito corto bianco gli stava pregando disperatamente di strapparlo via.

«Sono io?»

«Mh?»

Holland sorrise sulla sua pelle. Si allontanò di poco, giusto per guardarlo in faccia.«La ragazza del tuo cuore?»

Per Dylan fu tutto un capogiro, le sensazioni che gli regalava ogni volta erano sempre pericolose, ma farne a meno.

Il sangue gli scaldò le vene, i muscoli tesi. Mai avrebbe rinunciato a lei, anche se questo voleva dire perdere se stesso. L'attirò a sé, la bocca incollata alla sua, in un bisogno tormentato.

«Sei tu.»

UNTHINKABLE ― o'brodenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora