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Trattenne il respiro, in modo innaturale. Il vento soffiò, preannunciando il peggio. Mai la paura ebbe così effetto su di lei. Era sola, in balia del male. Una bambola in possesso delle mani sbagliate. Indugiò a lungo sul da farsi, poi i dubbi sparirono insieme al timore. Rimpiazzato solo dalla tenacia. L'adrenalina nel sangue.

«Chi sei?»

Si riprese in tempo per il colpo di scena. Le fibre del suo essere in fermento. Holland dovette fare appello al suo buon senso per cercare di restare calma. Non poteva permettersi di sbagliare. Non avrebbe rovinato niente. Il vestito corto e i tacchi alti la mettevano a disagio, solo la luna pallida le trasmise un po di conforto. Respirò ancora. Una mano fredda raggiunse il suo fianco, scorrendo per tutta la sua ampiezza, una condanna già scritta.

«Perchè fai domande di cui sai già le risposte?»

La paura tornò. Nemmeno la morte poteva aiutarla, niente a dire il vero. Le dita strinsero. I sensi intorpiditi dal suo volere. Holland ebbe lo sguardo perso, fisso nel vuoto. Immersa in uno stato di shock perenne. Le gambe di piombo, insensibili. Potè avvertire a fondo come la figura fosse del tutto presente dietro di lei, come un'ombra. La mano dello sconosciuto fu scaltra, attirandola a sé, virile. Ansimò, il sangue prese a pulsare più velocemente.«Come hai fatto a tornare?» All'inizio la ignorò, impegnato a spostare le labbra avide dal suo collo fino ad arrivare alla sua mandibola. Holland non poté resistere a lungo al duro affronto. Strinse i denti insieme agli occhi, dominata dallo sconforto. Pregò affinché finisse tutto alla svelta. Ma le sue parole interruppero i suoi pensieri, riportandola alla realtà.

«É qui che ti sbagli.»sussurrò all'estremità della pelle, attirato dalla sua incredibile morbidezza.

Ma non poteva permettersi di essere magnanimo. Interpretare un demone centenario in cerca di vendetta non era facile. Non fece troppi complimenti. Gli bastò leggere la descrizione della scena per dare subito il via. L'umore di Holland cambiò radicalmente. Gli occhi comunicavano per conto loro. Dylan portò la mano libera a stringere il candido collo della sua musa segreta, in una stretta poco resistente. Durò poco, ma l'effetto fu devastante per la rossa. Smise per un minuto di respirare, aspettando il colpo di grazia. Il volto di lui ancorato al suo orecchio, pronto a renderla folle più di quanto volesse ammettere.

«Non me ne sono mai andato.»










* * *










Crystal le aveva appena mandato una foto, si trovava nello stato del New Mexico, a girare il suo primo film. Come coprotagonista,ovviamente. Era in gamba,sapeva che prima o poi avrebbe raggiunto livelli ancora più grandi. Sfilò in fretta quelle maledette scarpe assassine per lasciarsi beare dal tipico effetto delle sue ciabatte preferite. Lei e il suo personaggio erano troppo diverse in fatto di carattere, a volte desiderava un po del coraggio di Lydia per cercare di cavarsela. Avevano una sola differenza: lei aveva già scelto il suo Stiles.

«Ottimo lavoro.»

Per dare vita a quello stupido gioco di fantasia, aveva perso la cognizione dello spazio. Tyler si era appena congratulata con lei, Dylan sparito chissà dove per togliersi i residui di trucco dell'orrore. Quei capelli. Folti e selvaggi come le erano sempre piaciuti. Si ricordò giusto in tempo di avere ancora davanti a se l'amico, con uno sguardo più insistente del solito.

«Oh, grazie mille.»l'imbarazzo nella voce.

Sembrava avesse qualcosa di preoccupante da dirle, forse qualcosa gl'impedì di farlo. La location con luci soffuse e finestre chiuse era già pronta. Holland si chiese come l'amica sapesse contenere il nervosismo. Insomma, qualunque ragazza avrebbe ucciso per girare una scena simile. Diavolo, Jeff stavolta aveva proprio esagerato. Gli occhi di Holland scattarono da lei a Tyler, per istinto.

«Oddio, questo è troppo.»indicò la diretta interessata, che nel frattempo scoppiò a ridere per l'evidente imbarazzo del collega. Nessuno avrebbe indugiato a lungo, a quella vista mozzafiato.

E poi, prontamente, come se non potesse bastare, Sprayberry fece di tutto per incoraggiare il vero Alpha, rendendogli le cose meno facili. Come da routine. Alzò il pollice verso di lui.«Dacci den...»

Ryan lo fermò in tempo, tappandogli la bocca, una scena senza pari. Holland si lasciò andare, sentendosi meno pesante del solito. Adorava quelle persone, anche nei loro difetti. Ma lei, oh lei, era stata toccata dal male in persona. Era senza speranza, senza via d'espiazione. E la cosa che la eccitava e spaventata al tempo stesso, era che non avrebbe mai guardato più la luce se questo significava rinunciare alla sua felicità.

«Sta zitto.»gl'intimidì Ryan, lasciando andare, il piccolo fenomeno che sbuffò, indispettito.

Ora Tyler poteva iniziare, senza problemi. Prese per la nuca la compagna al suo fianco, e il mondo ora poteva anche smettere di girare. La rossa abbandonò in tutta calma il set, il caldo torrido le stava dando alla testa. Avrebbe tanto voluto un enorme gelato gigante da divorare. Ma scartò l'assurda idea. La dieta doveva rimetterla in riga e niente l'avrebbe distratta per attaccare la sua linea pressoché perfetta. Invece Shelley non era fiduciosa. Senza un perchè e senza un motivo valido, venne direzionata con forza nel bagno. Fu un attimo, uno di quegli attimi intrisi di angoscia pura. Tornò a respirare solo quando due labbra vogliose incontrarono le sue, innocenti. La mente ormai perduta, ossessionata da quell'amore senza barriere. Dylan la sfiorò ovunque, lasciando al suo passaggio soltanto brividi. Gli stessi di prima, ma più intensi.

«Credevi di sfuggirmi?»

«Non l'ho mai pensato.»ammiccò lei.

Lo piegò al suo volere, come il predatore cattura la preda tanto agognata. Venne spinta in malo modo fino ad essere appoggiata al lavabo. Ma quel gesto non impedì a Dylan di continuare ad assaggiarla per bene. Non ne poteva fare a meno. Holland fu sotto al suo volere, come da manuale. Non si sentiva così libera da quando l'aveva sfiorato casualmente nei corridoi. Dylan strinse veemente le sue cosce sode, aprendole e infilandosi tra di esse.

«Sei mia.»

Se non l'avesse mantenuta a quest'ora non avrebbe più il pudore che sicuramente l'avrebbe risvegliata. Le scappò un gemito sommesso, dato che la bocca dell'altro stava iniziando l'esplorazione della sua pelle.

Sorrise nel momento stesso in cui sussultò.«Bastardo.»

Le avrebbe lasciato dei segni, ma a questo avrebbe pensato dopo. C'era solo lui adesso, e non avrebbe potuto nascondersi da nessuna parte. Ignari dell'avvenire, Dylan tornò a baciare ancora la Venere dai capelli rosso fragola.

UNTHINKABLE ― o'brodenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora