27.

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Incontrò poche anime nel suo cammino. Fiatare era l'ultimo dei pensieri. La segretezza faceva parte della sua vita. Erano da tanto che non provava sensazioni così forti e vere. Per restare in quel bozzolo di vita avrebbe fatto di tutto. Anche andare sulla luna e ritornare. Quegli occhi prepotenti tornarono a occuparle la mente, inchiodandola con la loro audacia. Holland non ricordava più nemmeno quante volte si vedevano di nascosto, a volte si limitavano a piccoli incontri fugaci. Perse il conto. Andavano contro il mondo e non se ne rendevano conto. A nessuno dei due importò dei rischi. Ma le conseguenze purtroppo c'erano. E non erano ancora pronti, maturi, per affrontarle. Ma erano lì, ad aspettarli, sogghignando. Nessuno poteva sfuggire a ciò. Potevano allontanarsi quanto volevano – mischiarsi tra gli sbagli peggiori mai compiuti – ma alla fine non ci sarebbe stata via di salvezza. Ribaltare la situazione non era affatto semplice. Crystal stava ancora parlando sul suo nuovo ingaggio, descrivendole a pieno e con tanti dettagli la sua postazione. Dalle sue parole il New Mexico doveva essere proprio un bel posto. Il cibo era buonissimo, il caldo micidiale e i colleghi, fortunatamente erano gentili. Si affrettò subito a precisare di non poterli paragonare con quelli vecchi. Per lei era e resterà sempre una famiglia.

Palese. Non per niente Holland era come una sorella.

«Mi hai sentito?»

Incrociò le gambe, portando le mani sul punto del naso.«Certo.»

La distrazione,questa volta, non fu per colpa sua. O per lo meno, non lo fece apposta. Cercò di non darlo a vedere. Riacquistò meglio il controllo della voce. Dopotutto aveva studiato maree di tecniche della recitazione. Storse la bocca. No, non poteva farlo. Mentire spudoratamente a una persona come Crystal andava contro natura. Era con le spalle al muro. Dopo tanto tempo non sapeva cosa fare. Perse persino la capacità di distinguere il giusto dal falso.

«Ho capito tutto.»aggiunse dopo.

Una strana botta la colse di sorpresa. Perciò fece ciò che non si sognò mai di fare, diventando ciò che più temeva.

«C'è qualcosa che non va.»

Non si trattò di una domanda. Holland impallidì, come colta sul fatto. Smascherata. Crystal era diventata brava in questo tipo di rivelazioni. Si capivano con gli sguardi. Parlare serviva a poco.

La bruna sospirò.«Non mi sbaglio.»

Ecco,che partiva il terzo grado. Holland non l'avrebbe mai detto prima, ma a Crystal non sfuggiva proprio niente. Incredibile.

«No, va tutto bene.»

«Posso prendere il prossimo volo e sono subito da te, se vuoi.»

Ammirava la sua preoccupazione. Anche se molte volte esagerava. Crystal era fatta così. Troppo apprensiva per fargliene una colpa. Le amiche sono state create per questo motivo. Cosa stava facendo? Non voleva che smuovesse mari e monti per lei, che in due fottute ore di conversazione, non era stata capace di dirle cosa le stava succedendo. Non meritava di essere lì per lei. Doveva pensare alla sua nuova carriera, che di certo era molto più importante. Crystal doveva realizzarsi. "Trova ciò che stai cercando."

Le ripeteva sempre Holland quando aveva saputo del suo nuovo percorso. Era felice per lei, preferendola comunque al suo fianco. Da quando si era allontanata restando sempre in contatto, sentiva come se avesse perso parte di quell'energia che aveva posseduto da quando si erano conosciute. I sensi ghiacciati, i ricordi tornarono a scuoterla,rendendola di nuovo debole.

«No, sto bene.»rispose piano, in tono piatto.

Crystal aveva qualche anno in più di lei. Era inconcepibile il numero di volte in cui la colse sul fatto. Holland ci provò lo stesso. Dal breve silenzio che avvertì dalla cornetta, capì di aver fallito miseramente.«Holland...»

«Devo andare, ho molto da recuperare.»sviò il discorso, il groppo in gola.

Preferì scappare. Affrontare la realtà era troppo duro. Ripeteva a se stessa di essere forte, di dimostrare agli altri quanta tenacia possedeva. A quanto sembrava non era all'altezza. Per il momento, preferiva scappare.

«Oh sì, capisco.»

Solo delusione dall'altra parte. Il dolore per il suo poco coraggio la stava uccidendo. Perchè era caduta così in basso? Ma prima di attaccare, Crystal si riprese,lasciandosi guidare dall'istinto.

«Ti chiamo più tardi.»

Anche se per un breve periodo, sulla bocca della rossa apparve un piccolo sorriso. Adesso un po ammirata.

«Va bene.»sussurrò.

Chiuse la chiamata, posando il cellulare sul tavolo davanti a lei. In effetti c'erano davvero quattro fogli freschi di stanca, aspettando solo di essere letti e studiati per bene. La prima pagina aveva una scritta grande al centro, in grassetto.





*   *   *





Una costellazione di piccole frasi invase il bianco della carta, costringendomi a fermarmi alla battuta in cima. Il mal di testa sul procinto di invadermi la testa. Frustata, colsi il fatto di non aver la concentrazione necessaria per iniziare un lavoro arretrato di tre settimane fa. Qualcuno bussò alla porta. E proprio quando pensava che non potesse andare peggio di così, andava peggio di così. Disarmata, stanca e decisamente arrabbiata con se stessa piegò la maniglia verso il basso, trovandosi il sorriso coinvolgente di Arden, in segno di saluto.

«Pronta per la riunione?»

Perse l'uso della parola, concentrata su altro. Le parole di ghiaccio spese per confondere Crystal la colpirono, stavolta insistenti. La coreana attese, paziente. Nel suo sguardo tanta fiducia. Ma cosa ne poteva capire lei. Una bugiarda nata.

«Mi serve un attimo.»

A questo, Arden non ci badò molto, rispettò solamente la sua privacy. Si congedò subito,mostrando dietro di lei un'altra figura. La riconobbe all'istante, il sangue scorse veloce, come rianimato. Dylan, incurante di qualche occhio indiscreto, si catapultò da lei, le intenzioni non affatto buone.

Attaccò le labbra al suo collo, sfinito dalla lunga assenza.«Mi sei mancata.»

Le mani di Holland si mossero, tremanti, portandolo ad allontanarsi.

«Smettila.»

Dylan si bloccò, congelato. Nel suo sguardo solo preoccupazione. Se aveva fatto qualcosa di sbagliato avrebbe rimediato senz'altro. Farla soffrire non era il suo scopo.

«Che ti succede?»

«Non ne posso più.»rispose, il capo basso.

UNTHINKABLE ― o'brodenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora