CAPITOLO 26

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Percorriamo, con le pesanti valigie, i gradini di una lunga scalinata d'un palazzo. Ha voluto organizzare tutto Piero, quindi presumo abbia optato per un appartamento. Chissà quanti soldi ci vorranno. Estrae le chiavi dalla tasca e la porta emette un piccolo "tic" , aprendosi. Davanti ai miei occhi, un lungo corridoio si estende nella sua eleganza. Faccio un passo in avanti, per entrare e Piero mi segue. Le porte sono tutte chiuse. In fondo al corridoio c'è una grande tenda, tenuta al muro, che copre una porta.
<< seguimi, ti mostro la casa>> dice Piero prendendomi per mano. Io lo seguo. Apre la prima porta a destra e una grande stanza, la cucina, rispecchia. È piena di una dolce e calda luce pomeridiana. Una grande cucina componibile in stile moderno la riempie e un piccolo tavolo, al centro della stanza. Poi mi trasporta in un'altra stanza, il soggiorno. Anche qui, uno stile moderno. Un grande televisore in fondo, davanti, un divano in pelle rosso e vari mobili. Ciò che amo io delle case, sono le finestre. Devono essere perfette, della forma perfetta e devono far entrare tanta luce e calore. Le ho sempre amate, non so per quale particolare motivo. Il bagno, un'altro bellissimo spazio. Un piccolo sgabuzzino vuoto, ed infine, mi mostra la nostra camera. Come immaginavo, è quella in fondo al corridoio. Un enorme letto, di candide lenzuola bianche, giace in fondo alla stanza. Alla mia desta alcuni mobili, inclusa una piccola poltrona di color rosso e alla mia sinistra, un grande armadio a quattro ante. Lo apro e in realtà è una grande cabina armadio ancora vuota. Insomma, la casa dei miei sogni. Mi volto estasiata, per guardare Piero e lui sorride a mia volta.
<< ti piace?>> chiede.
<< è bellissima!>> esclamo.
<< ero sicuro ti fosse piaciuta. L'ho scelta accuratamente, per te. Per ora la teniamo in affitto>> dice.
<< in affitto? Ma costerà molti soldi>> dico contraendo le sopracciglia.
<< non sono affari tuoi>> mi risponde. Rimango basita ma capisco il lato ironico della sua risposta.
<< si che sono affari miei. Dobbiamo dividere l'affitto, anche perché se siamo quì, è solo a causa mia>> dico leggermente irritata.
<< Meri, è il minimo che io possa fare e ti assicuro che me lo posso permettere. Non c'è bisogno di dividere l'affitto>> dice, altrettanto irritato.
<< invece si. Puoi essere anche l'uomo più ricco del mondo, ma la correttezza è educazione ed io voglio essere nel modo più assoluto, corretta>> rispondo. Un'aria insolita sorge tra noi due. So per certo che lui insisterà, ma io lo farò di più. Lavorerò e studierò ed è giusto che dividiamo le spese, anche se ormai siamo sposati.
<< che c'entra la correttezza? Penso io a queste cose e non c'è bisogno, ripeto, del tuo aiuto>> ripete frenando la sua rabbia. So che la mia testardaggine lo fa uscire fuori di testa.
<< Piero, io voglio dividere. Sono indipendente e quando avrò bisogno di qualcosa, userò i MIEI soldi. Punto e basta>> dico chiudendo discorso. Lui inspira profondamente chiudendo gli occhi.
<< okay. Tanto è inutile insistere, testarda come sei>> dice uscendo dalla stanza.
<< è inutile che ti innervosisci>> gli rispondo osservandolo prendere le valigie per portarle in camera.
<< ah no? Non dovrei innervosirmi?!>> dice alzando leggermente la voce lungo il corridoio.
<< e come faccio a non innervosirmi se non vuoi nemmeno accettare il mio denaro?!>> grida. Lo guardo intensamente, intravedendo da lontano, la sua disperazione.
<< io non voglio il tuo denaro. A me basti tu>> rispondo. Lui mi fissa dritto, ed io la stessa. Passa qualche secondo. Pian piano, mi avvicino a lui. I nostri occhi sono a pochi centimetri e quasi non servono parole.
<< io ti amo>> sussurro. Lui abbassa lo sguardo, ma poi sorride e le sue labbra raggiungono le mie.
<< sei la mia testarda preferita>> dice.
<< anche tu>> rispondo con un lieve sorriso.
Ci impegniamo a disfare le valigie e ci aspetta qualche giorno pieno d'impegni, se vogliamo fare nostra la casa. Tra due giorni potrò cominciare le lezioni e so già che non riuscirò ad organizzarmi. Adesso mi toccherà trovare un lavoro, studiare e tener su una casa ed anche un matrimonio.
<< questa cabina armadio è un sogno>> dico a Piero sistemando i miei vestiti. La maggior parte dello spazio, è stato occupato dai suoi abiti, immensi. È così preciso e ordinato. Non lo sono mai stata nemmeno io. Chissà quante sgrida mi toccheranno, dovuti al mio disordine.
<< lo so>> sorride. Particolarmente vivace, io, mi avvicino al suo viso e dolcemente gli mordo il labbro.
<< Meri abbiamo un sacco di cose da fare>> dice sfiorando il suo naso al mio. Intuisce subito le mie intenzioni.
<< e allora?>> sussurro avvicinandomi e lasciando un altro piccolo morso.
<< Fanculo, non resisto>> dice lasciando cadere tutti gli abiti che aveva in mano. Quasi ferocemente, mi appoggia al muro della cabina armadio, strappandomi quasi la maglietta di dosso. Mi bacia passionalmente e, velocemente, toglie qualsiasi forma di copertura del nostro corpo, rimanendo nudi. Per la prima volta, facciamo l'amore a casa nostra.

<< Piero, quando ricomincerai a lavorare?>> chiedo intenta  a rivestirmi.
<< ci siamo appena sposati e già mi vuoi fuori?>> sorride ironico.
<< cosa? No! Era una semplice domanda la mia>> rispondo estraniata con un lieve sorriso.
<< lo so, tranquilla>> ride. Una piccola risata mi distrae dal pensiero. Fosse per me, lo vorrei sempre accanto, costantemente mio.
<< comunque dovrò ritornare a Maggio, il prossimo mese>> risponde con agonia. Almeno potrà aiutarmi a rinnovare la nostra nuova casa. Si, la nostra, finalmente. Non mi sembra nemmeno la realtà. Ne ho passate così tante con lui, che nemmeno mi accorgo del tempo che sia passato.

Il vecchio suono della sveglia, ritorna a stornare la testa alle prime ore del mattino. Mugolo un po', ma poi sono costretta ad alzarmi. L'università mi aspetta e quest'idea mi solleva molto, anche se dovrebbe essere l'esatto contrario. La materia che mi toccherà studiare, richiede moltissimo impegno e un continuo aggiornamento, per questo, dovrò frequentare le lezioni abitualmente. Spero solo di non perdermi per la città. Piero mugola nel sonno e dolcemente, apre gli occhi.
<<buongiorno>> dico scegliendo ancora cosa dovrò indossare.
<< mmh, buongiorno>> risponde stiracchiandosi come solo lui sa fare.
<< cosa potrei mettere?>> dico intenta ancora a scrutare l'armadio.
<< un jeans, un maglioncino e delle scarpe sportive>> mi consiglia Piero con voce ancora poco chiara. Proprio non ne vuole sapere d'alzarsi.
<< ti accompagno io?>> chiede mettendosi seduto ancora dormiente.
<< no amore, tranquillo. Tu, invece, stai quì a casa e fai pulizie>> gli sorrido da furfante. Lui barrica gli occhi.
<< che? Io non le so fare le pulizie>> dice. Mi avvicino a lui e mi siedo al suo fianco.
<< ti insegno io>> rispondo con un sorriso. Della serie: o impari, o impari. Sbuffa, ma poi accetta.
<< allora, prendi questa, spruzzi il liquido e passi il panno>> dico mostrando come pulire i vetri. Solo adesso rifletto alle abitudini che ha lui. È sempre stato in camere d'hotel, fin da piccolo,quindi che bisogno c'era d'imparar a pulire?
<< non sembra difficile>> dice approvando l'idea. Lo lascio immerso e concentrato in quello che stava facendo e vado a controllare l'orario fattasi. Un grido emerge alla vista dell'orario. Dovrei già essere in aula e invece sono ancora intenta a far altro. Prendo tutto ciò che serve e mi precipito ad andare.
<< che successo?!>> corre Piero alle mie grida.
<< è tardissimo! Ciaone amore>> gli dico lasciandogli un casto bacio sulle morbide labbra.
<< fammi sapere>> lo sento gridare alla mia uscita.

Per fortuna, il mio arrivo in aula non era l'ultimo, ma nemmeno il primo. Un'immensa aula appare ai miei occhi e gruppi di persone riunite. Mi guardo intorno e pian piano mi avvicino ad una delle sedie. Ci sono molti posti liberi, ma io mi limito a scegliere quello più vicino alla cattedra, per evitare eventuali sguardi. Spero solo che nessuno mi riconosca, dato l'eccessivo interesse dei giornalisti sulle nostre nozze.
<< ciao! Scusami se ti disturbo, ma tu non sei la moglie di Piero Barone de Il Volo?>> chiede una ragazza dai ricci capelli e dal dolce sorriso. Come immaginavo, pensavo troppo.
<< non disturbi affatto tranquilla. Si, sono io>> sorrido imbarazzata. Tutto questo m'imbarazza. Noto un piccolo gruppo che si volta, quasi come attendere la mia risposta alla domanda fattimi.
<< oh mio Dio! Veramente? Non scherzi?>> quasi esulta una ragazza. Quel sospetto gruppo, si avvicina, e inconsapevolmente un'ondata d'imbarazzo prende il sopravvento.

Saranno coincidenze?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora