CAPITOLO 46

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Sbarro gli occhi terrorizzata per quello che potrei sentirmi dire. Io e Piero ci guardiamo spaventati ma a sollevarci è la dottoressa con il suo smagliante sorriso.
<< sono due gemelli>> sorride. OH MIO DIO. Avevo serie difficoltà ad accettare d'esser incinta di un bambino e adesso...sono due!
<< ma è bellissimo!>> esclama Piero euforico. Le sue labbra cominciano a riempire il mio viso di baci pieni d'amore. Il mio umore diventa inesprimibile. Forse sono sopraffatta dalla gioia. Inevitabilmente, una lacrima riga il mio viso dalla forte emozione.
<< allora stanno bene entrambi?>> chiede Piero imperterrito. Quasi quasi si mette a saltellare.
<< benissimo, signori!>> sorride la dottoressa soddisfatta.

<< io non ci credo...avremo due marmocchi che corrono per questo corridoio>> sorrido esterrefatta. Piero mi viene incontro, abbracciandomi e baciandomi in ogni singolo angolo visibile.
<< Piero smettila, mi fai il solletico>> ridacchio ritirando il collo.
<< nono, io ti amo troppo! Meri, io non so come ringraziarti>> dice guardandomi negli occhi. È tutto come in un film.
<< lo hai già fatto tempo fa>> sussurro lasciandogli un casto bacio sulle labbra.

*8 mesi dopo*

La nausea ha preso il sopravvento ma ho ormai fatto l'abitudine. Piero è partito già mesi fa ed io, inevitabilmente, mi sono dovuta arrangiare da sola. Stavolta la nausea è diversa dalle altre volte e sento qualcosa dovrà pur succedere. Si, perché i Pallino sono degenerati, cresciuti e maturati. Devo aspettarmi una rottura delle acque da un momento all'altro presumo. Il dolore al basso ventre mi accieca, è fin troppo forte. Recupero il cellulare da sopra il comodino e digito il numero di Celeste. Se non ci fosse lei, sarei persa.
<< pronto?>> risponde dall'altro capo del telefono.
<< Celeste vieni subito! Mi fa malissimo>> dico tremante. Celeste non risponde nemmeno, che chiude la chiamata. Disperata, cerco di alzarmi dal letto, sostenendo il peso del pancione e mi dirigo lentamente in bagno.

Non capisco più niente. So solo che i Pallini vogliono uscire e adesso mi ritrovo in sala operatoria ad urlare. Si, urlo per il fortissimo dolore. Spingo più forte possibile, ma proprio non si decidono i due ragazzi. "Dai Pallini, per favore" penso implorandolo. Il medico continua ad incitarmi e la cosa più brutta è che al mio fianco non c'è Piero. Lui è in America e probabilmente, visto che qui sono le 16:30 del pomeriggio, lì sarà sera e saranno in pieno concerto. Ad un certo punto, qualcosa sembra voler uscire. Succede tutto in fretta, quando improvvisamente qualcuno piange. Sbarro gli occhi puntati verso il medico, straziata dal dolore, e lo vedo sollevare due piccole creature. Avevamo deciso di non voler sapere il sesso dei bambini ma Dio mio...quanto sono belli.
<< ecco signora, sono un maschio e una femmina>> dice il medico sotto la mascherina, porgendomi lentamente i sue bambini. La mia gioia sprizza oltre ogni poro e sorridere euforica ma straziata è troppo poco. Per nove lunghi mesi ho tenuto queste due piccole creature al sicuro, dentro il mio pancione e adesso...adesso sono allo scoperto, difronte all'insicurezza che presenta il mondo intero. Da questo momento in poi dovranno saper imparare. Ed io, per la prima volta riesco a toccarli con le mie mani. Le infermiere interrompono il mio dolce momento per provvedere all'igiene dei bambini. Quanto vorrei che al mio fianco ci fosse Piero, cingendo uno dei bambini.
<< stanno bene?>> chiedo ad un'infermiera.
<< stanno benissimo signora! Sono meravigliosi>> sorride. Quel semplice sorriso rimarrà per sempre impresso nei miei ricordi.
Il viaggio per arrivare in Italia dura come minimo 11 ore e Piero sarà l'ultimo a poter vedere i suoi figli per la prima volta. E pensare che quando ci ritrovammo aggrovigliati per la prima volta sembra ieri. Ed ora invece, abbiamo costruito il nostro impero. Delle infermiere, sbloccano il mio lettino e mi riportano nella camera.
<< aspettate...i miei bambini!>> esclamo già paonazza.
<< signora non si preoccupi, glieli portiamo subito!>> risponde una di loro. Un respiro di sollievo. Sono così tanto stanca che credo non ce la farò, eppure devo rivederli. Ad aspettarmi nella camera, ci sono Celeste e i miei genitori insieme a quelli di Piero.
<< e voi che ci fate qui?!>> sorrido mezzo addormentata.
<< ti sei fatta cinque ore di travaglio Meri! Potevamo andare e venire dalla Sicilia altre tre volte>> ride mia madre. Mio padre, invece, se ne sta lì sorridente. Chissà in che stato sarò eppure lui mi guarda ancora ebetemente, trovandomi sempre bellissima. Un'infermiera rientra nella camera spingendo due carrelli. Lì ci sono le mie piccole creature. Le donne di casa non gli danno nemmeno il tempo di arrivare alla postazione, che già gli sono saltate addosso. Posizionano un carrello alla mia destra e l'altro alla mia sinistra. Mio padre si avvicina con debole e dolce sorriso ed io lo guardo meravigliata. L'infinita dolcezza di un nonno.
<< papà>> gli dico. Gaetano si avvicina a lui ed io li guardo sorridente.
<< anzi, nonni ve li prendete si o no i vostri nipotini?!>> chiedo con sorriso. Il viso di Gaetano si illumina e la paura di fare del male ai bambini diventa visibile.
<< ho paura, non me lo ricordo come si prendono i neonati>> sbotta ironico Gaetano. Eleonora si avvicina a noi.
<< te lo porgo io>> lo consola.
<< aspettate>> sbotto. Allungo la mano verso il comodino vicino e afferro il cellulare. Devo assolutamente scattare delle foto, sono dei momenti unici. Ogni secondo è uno scatto fotografico impresso nella memoria. Insomma, sono i miei primi bambini, sono i primi nipoti della famiglia Barone e sono i primi gemelli dell'intera famiglia. Eleonora allunga le braccia verso la femminuccia e mia madre verso il maschietto. Delicatamente, con l'infinita dolcezza di questo mondo, si beano di quell'unica immagine ed a fatica le porgono sulle braccia dei nonni.
<< Gaetano, to 'mparu iu comu si fa (Gaetano, te lo insegno io come si fa)>> sorride mio padre verso Gaetano. Eh certo, lui ormai è esperto. Il primo maschietto della terza generazione. Gaetano ride di gusto. I nonni con in braccio i due gemellini: CIIIIS. Ed ecco un super scatto impresso nel tempo. Guardare Gaetano è come immaginare Piero. Come sarebbe felice se solo fosse qui, ma le circostanze non lo permettono. Mio padre ha quasi gli occhi a forma di cuori e la dolcezza che esprime è più unica che rara.

È notte fonda, sono l'01:30 ed io mi sono risvegliata nel sonno. I miei piccoli non possono poppare dalla loro mamma, perché qualcuno non ha voluto. Qualcuno si è intrufolato nella vita della loro mamma e non ha permesso questo privilegio. Un'ora fa ho sfamato i piccolini con il biberon e adesso me ne sto qui, seduta sul letto a fissare un punto fisso ed ho come una stranissima sensazione. Chissà Piero che fine avrà fatto. Comincio a rivalutare le possibilità che se la sia data a gambe, ma non posso confermarlo, assolutamente no, era troppo felice. La maniglia della porta emette un "tic" e il mio sguardo si posa su essa. La porta comincia pian piano a cigolare aprendosi e intravedo un ciuffo moscio. Sulla soglia della porta appare lui. I miei occhi non riescono a mettere subito a fuoco ma poco dopo scandiscono tutto. Appoggia, attento a non far rumore, le sue borse per terra. Ha un aspetto così stanco ma sollevato. Il mio cuore comincia ad esultare euforicamente e passano infiniti secondi prima che lui si avvicini a me. Dopo mesi e mesi posso riabbracciarlo. Le sue braccia stringono il mio corpo e...dio mio, il paradiso esiste. Il suo candido profumo mischiano alle rose e al lieve sudore, per quanto possa essere poco sgradevole, a me appare infinitamente estasiante. Le mie mani cominciano a strisciare lungo il suo collo, la sua testa, e le lacrime rigano i nostri visi.
<< amore mio, mi dispiace così tanto...>> sussurra Piero con voce tremante. La mia calda mano strofina i suoi capelli ormai mosci.
<< no no no amore mio, non devi dispiacerti. È andato tutto bene, stai tranquillo>> sussurro mentre una lacrima traccia il suo cammino. I suoi occhi penetrano i miei e tutto il dolore sembra venir estirpato a momenti. Le mie nocche asciugano le sue lacrime e un dolce sorriso gli rivolgo.
<< guardali>> sussurro voltandomi. Alza lo sguardo e si siede sul letto, scrutando i suoi bambini. Stavolta le due culle sono vicine, alla mia destra. I suoi occhi lacrimano e le sue braccia si fanno strada.
<< si, li puoi prendere>> rispondo alla sua domanda inespressa dopo avermi guardato. Allunga le braccia e delicatamente solleva la sua femminuccia. Ooh, il cuore si scioglie. Chi l'avrebbe mai detto che un giorno avrei regalato una famiglia al grande Piero Barone? Non ci avrei creduto se me l'avessero raccontanto. Il suo sguardo si addolcisce in una maniera inimmaginabile, mentre la piccola dorme ancora beatamente.
<< finalmente posso godermi questo momento tanto atteso>> sussurro sorridendo. Piero alza lo sguardo verso me e non risponde nemmeno, se non con un caldo sorriso. Io mi limito a cullare tra le mie braccia il piccoletto ed ecco...la famiglia Barone riunita al completo.

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