CAPITOLO 39

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Meglio di un orologio svizzero. Mi risveglio appena in tempo per salutare i ragazzi che partiranno.
<< Piero sono le 09:00!>> gli sussurro avvicinandomi al suo orecchio.
<<mmmh>> si lamenta.
<< dai, forza. Preparati sennò non facciamo in tempo>> mi lamento recuperando i miei vestiti. Lo vedo sollevarsi con molta fatica, oserei dire, strofinando gli occhi e recuperando i suoi occhiali.
<< buongiorno>> gli sorrido.
<< aspetta...avvicinati, voglio toccarti per crederci>> dice con voce ancora mattutina. Avvicinandomi, prendo il suo viso tra le mani, sorridendo. Lui porta le sue mani ai miei fianchi sorridendo.
<< credici amore mio, credici>> sussurro. I raggi ancora fin troppo lucenti del sole, illuminano metà del suo volto, intravedendo un occhio non più castano, ma dorato. La sua pelle appare olivastra e il suo amato ciuffo penzola adorabilmente, facendo riflettere piccoli ciuffi sulla fronte. Le sue labbra, appena inumidite, brillano. Il suo sorriso, riflette, sembrano diamanti i denti. Il mio cuore diventa ancora più dolce a questa vista, di quanto era, sorridendo ebetemente. Le mie labbra implorano un contatto, il suo. Implorano la mancanza poco remota del dolce sapore delle sue labbra. Alza la testa per facilitare il gesto ed io, piegandomi, unisco le mie labbra alle sue. Il calore solare riscalda l'amorevole bacio, elevando la sua bellezza appagante.
<< ti prego, rimaniamo qui, facciamo l'amore tutto il giorno>> sussurra mugolando ancora un pò. Esito qualche secondo.
<< va bene. Però, prima salutiamo i ragazzi>> rispondo. Il suo viso s'illumina ancora di più, con un sorriso a 360 grandi ispirante felicità, contagiante. Alla fine, possiamo benissimo permetterci una giornata dedicata unicamente al nostro amore e alla bellezza di esso.

<< allora quando ci tocca vederci?>> chiede Piero ai tre ragazzi in aeroporto.
<< ma comu, tu nun sì chiddu chi sapi sempri tuttu? (Ma come, tu non sei quello che sa sempre tutto)>> risponde Ignazio, agitando le mani e sfoggiando il suo accento marsalese. Una notevole differenza viene sottolineata tra il marsalese, il narese e il modicano.
<< si ma ho perso l'orientamento ultimamente>> sorride Piero in risposta. Un Ignazio aggrotta le sopracciglia meravigliato. Intanto, i due continuano la loro conversazione e Francesco si avvicina a me.
<< ehi>> sorride.
<< ehi>> rispondo la stessa.
<< come stai? Meglio?>> chiede.
<< notevolmente meglio. E tu invece?>> rispondo.
<< si, dai, bene. Voi non scendete in Sicilia?>> chiede voltandosi un attimo.
<< non saprei dirti. Magari tra qualche giorno>> rispondo. Piero si unisce a noi, con sguardo curioso.
<< okay, credo sia ora di andare>> dice Francesco recuperando le valigie.
Dopo arrivederci pieni di abbracci, possiamo recuperare il nostro interrotto momento.

<< Piero, ho tanta voglia di rivedere la mia famiglia>> confesso con sguardo rivolto fuori dal finestrino, mentre la solita strada ci conduce a casa nostra.
<< anch'io Meri. Aspettiamo due settimane, prima di ripartire per il tour. A proposito, cosa vuoi fare allora? Vieni con me in tournée?>> domanda depositando uno sguardo a me e ritornando sulla strada.
<< non penso Piero. Devo assolutamente recuperare con l'università >> rispondo scuotendo la testa. Mi tocca recuperare più di un mese e di sicuro non sarà per niente facile.
<< ah già, l'università. Me ne ero dimenticato. Ma non avevi trovato un lavoro?>> aggrotta le sopracciglia guardandomi.
<< cavoloo! Il lavoro!>> grido imperterrita. Come ho potuto dimenticarmene? Sono stata così concentrata da non pensarci. E poi Celeste, non sa di me. Devo assolutamente informarla di tutto. Le notizie si saranno diffuse tempestivamente anche in Italia e di sicuro, appena si spargerà voce per bene, mi soffocheranno.
<< immaginavo>> ride Piero.
<< dimmi dov'è che sistemiamo tutto>> continua in un sorriso. Lo guardo sbigottita.
<< che? Ma per niente, proprio. Siamo a Firenze, mica a Modica>> sbotto.
<< e allora? Il proprietario mi riconoscerà e ti riassumerà >> risponde.
<< guarda che non ho bisogno del tuo aiuto, ce la faccio benissimo anche da sola, senza essere la moglie di Piero Barone>> rispondo sfoggiando il mio orgoglio venuto già a galla.
<< ma cosa c'entra? E poi cosa c'è di male ad essere la moglie di Piero Barone?>> risponde estraniato, contraendo le sopracciglia.
<< non c'è niente di male. Dico solo che non c'è bisogno di far scalpore con il mio capo>> rispondo gonfiando le narici ed assumendo un tono di voce un po' più alto. Piero intanto sosta su una piccola area adibita al parcheggio di un locale.
<< ma quale scalpore? Non vedo dove sia il problema! Voglio solo darti una mano>> sbotta stringendo le palpebre e guardandomi finalmente negli occhi. Il suo sguardo intimidatorio ed autoritario mi innervosisce ancor di più.
<< ma perché devi sempre essere così fiero? Pensi sempre che il tuo nome possa farti conquistare tutto?! È il mio lavoro e non ho bisogno del tuo nome per farmi una carriera!>> rispondo ormai furiosa. Piero resta meravigliato, a bocca aperta.
<< ma che cosa stai dicendo? Cosa ti prende? Adesso fai problemi anche per la mia popolarità? >> chiede imperterrito.
<< no, non faccio problemi su quello! È che non voglio avere un lavoro solo grazie al tuo nome. Non voglio che mi conoscano per la moglie di un vip. Voglio che mi conoscano per quella che sono, per Meri>> esclamo.
<< va bene, lasciamo perdere. Ne parliamo a casa>> risponde riprendendo la guida ed avviando il percorso. I battiti del mio cuore aumentano e la pressione sale, provocandomi un'ondata di calore. Cosa mi sta succedendo? Non mi ero mai innervosita così con lui.
<< ecco>> sbotto. Mi muovo imperterrita sul sedile, inquieta. Incrocio le braccia e comincio a pensare a quanto sia stata stupida. Veramente mi sono innervosita per una stupidaggine del genere?
I dieci minuti trascorsi in macchina, sono stati terribili. Lui con sguardo fiero davanti, narici gonfie e sopracciglia leggermente aggrottate. Io, invece, rimuginavo su quando fossi stata stupida. Sbatte la porta di casa alle sue spalle e mi segue in cucina.
<< adesso ti puoi sfogare. Cos'è questa storia?>> chiede lanciando le chiavi sopra il saldo tavolo in legno. Io apro il frigo, cercando di evitare il suo sguardo duro.
<< Piero, scusami...non so cosa mi sia preso>> rispondo portando una mano in fronte, confusa. Lui mi fissa estraniato.
<< cosa? Te ne esci così?>> chiede aggrottando le sopracciglia e divaricando leggermente gli avambracci.
<< cosa vuoi che ti dica?!>> rispondo alzando le spalle.
<< voglio che mi esponga il problema! Che cos'è questa storia?>> continua alzando il tono di voce.
<< niente! Non lo so perché ho reagito così!>> rispondo uscendo dalla stanza seguita dal suo sguardo. Mi dirigo in camera, facendo finta di risistemare i vestiti per evitare un ulteriore litigio. Che stupida che sono...
<< e non te ne andare quando stiamo discutendo! E comunque ci sarà un motivo se hai reagito così >> mi sgrida alzando il tono della voce nella prima frase. Aggrotto le sopracciglia.
<< non lo so! Come devo dirtelo? È stato un momento di nervosismo, non so perché>>  lo sgrido anch'io. Lui si avvicina lesto, con intenzioni poco buone e furibondo, ma si blocca appena davanti me. L'ansia nasce in me e una paura ormai fossilizzata cerca di sganciare. Già, lo stupro ed i suoi effetti si fanno sentire ogni tanto. Questi sono i momenti in cui comincio ad avere paura di mio marito. Aveva intenzione di lasciarmi uno schiaffo? Lo guardo con occhi barricati, pieni di paura e indietreggio tremando.
<< no no no Meri, scusami, non volevo farti paura!>> si scusa Piero, avvicinandosi.
<< ti prego, non toccarmi, non farmi del male>> rispondo con voce tremante, poggiandomi con le spalle al muro.
<< no Meri, io non volevo farti del male. Scusami, ero furibondo anch'io>> continua con occhi pieni di paura. I miei respiri cominciano ad essere più affannosi e bisognosi. Ho bisogno sempre di più aria. Il cuore mi arriva in gola e il diaframma si muove veloce, in cerca di aria pulita da recuperare ma, ad un tratto, il viso mi scoppia in lacrime. Lacrime di paura. Cosa mi succede? Stanno forse ritornando i miei demoni? 
<< Meri no, per favore. Mi dispiace amore mio>> continua Piero stringendomi forte a lui. Ho così tanta paura del mondo. Ho paura di tutto, di non poterlo rivedere mai più. Il mio pianto diventa pian piano uno sfogo fin troppo doloroso e trattenuto, e la mia mente sembra liberarsi dell'oscurità.
<< non volevo, scusami ancora. Non so cosa mi sia preso>> si giustifica ancora con il viso poggiato alla mia spalla. Le sue braccia sostengono il mio corpo e il suo calore alleggerisce la paura, sfumandola.
<< ho paura>> dico mentre sfocio le mie lacrime e respiro profondamente.
<< no amore mio, non devi avere paura di me>> dice prendendo il mio viso tra le mani. I miei occhi rossi e il mio viso strapazzato, gli provocano gli occhi lucidi.
<< no Piero>> cerco di spiegarmi senza nessun successo a causa delle lacrime. Mi ristringe forte a se, strofinando la sua calda mano sui miei capelli e trasmettendomi un po' di desiderata tranquillità. Mi avvicino al letto, sedendomi e tranquillizzandomi.
<< Piero, perché hai fatto quel gesto? Sono riemersi i miei demoni>> gli spiego con respiro ancora affannoso. Lui si siede al mio fianco, guardandomi dispiaciuto e preoccupato.
<< quali demoni? Io...non so cosa mi sia preso. Mi sono innervosito troppo per delle stupidaggini>> risponde.
<< promettimi che non lo sarai mai più, per favore>> lo supplico. Non posso permettermi di ricadere come ho appena fatto. Avevo quasi dimenticato quella paura e , invece, per una stupita lite è riemerso tutto.
<< te lo prometto Meri! Parli dello stupro?>> chiede.
<< si...lo sai che non passano completamente le paure e le mie non passeranno mai>> rispondo.
<< si, lo so...ci sono io adesso, non preoccuparti di nulla>> mi abbraccia. Lo guardo e, finalmente, scappa un lieve sorriso. L'oscurità è ormai andata e abuso di un bacio sulle labbra. Mi abbandono sul letto, distendendomi a braccia aperte. Piero si avvicina e con piccoli e dolci baci sul collo, riaffiora l'amore trascurato fino ad ora.

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