CAPITOLO 42

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{Salve a tutti! Volevo avvisarvi che questo capitolo è stato scritto veramente a fatica. In questo periodo studio molto e di conseguenza sono sempre più a vuoto d'idee, non ho ispirazione ecco. Potete gridarmi in faccia che questo capitolo fa schifo, perché lo so già. Mi dispiace molto, spero di rifarmi nei prossimi capitoli...un grande abbraccio a tutti e grazie del sostegno!}

Oggi è un altro giorno e, come gli altri, bisogna continuare le giornate con pieno amore. Sono passate due settimana da quella scoperta sconvolgente ma pian piano, accolgo giosamente questa notizia. Non è mica facile abituarsi alla dura realtà, da un momento all'altro ti ritrovi una pallina, dentro di te, che comincia a crescere degenerando. Lo ammetto, sono super ansiosa già da ora, ma ne farò una gioia. Sono stati e saranno giorni difficili senza l'aiuto di qualcuno. La mattina mi tocca alzarmi presto per sistemare qualcosa in casa, poi università, un panino al volo e si va a lavoro, la sera appena ritorno sono stanchissima e solo quando sono a letto posso fantasticare sul pallino. Non ne ho ancora parlato a nessuno per correttezza nei confronti di Piero e non so nemmeno come ho fatto perché la voglia di gridarlo è stata immensa. Ma la prossima settimana potrò placare questa ansia per il suo inattendibile arrivo. Da precisare, che la sera quando ritorno vado a letto dopo aver studiato. Il mio solito orario è per le 02:30 del mattino. Cerco di mettercela tutta anche, se così facendo, sto uccidendo il mio di cervello insieme a tutto il sistema nervoso.

Le valigie scorrono alla sua spinta e il mio sguardo scruta il suo affascinante corpo dai piedi alla testa, mentre lui mi accoglie con un sorrisone. Stavolta è diverso, mi fa un effetto strano rivederlo. Come se non lo vedessi da anni e con un improvvisa voglia di tenerlo stretto a me. Le sue braccia si spalancano per fare spazio al mio piccolo corpo che stritola il suo. Le narici si dilatano cercando di far oltrepassare meglio il dolce profumo delle sue vesti. Le sue labbra baciano dolcemente la mia fronte e le sue mani mi tengono stretta a se, accarezzando i capelli.
<< anche tu mi sei mancata>> sussurra. Il mio sguardo si alza e, con occhi lucidi, un dolce e candido bacio unisce la nostra emozione. Le sue morbide labbra lasciano un leggero sapore di caffè che addolcisce le mie di labbra.

<<sei diversa>> dice mentre entrambi ci liberiamo delle leggere giacche. I miei occhi si sbarrano per un momento e un rossore invade il mio viso. È già passato un mese ma non è possibile che sia già palese.
<< si? Forse sono più grassa>> rispondo aggrottando le sopracciglia. Che faccio, glielo sparo in faccia che aspetto un bambino o mi sto zitta?
<< può darsi, ma sei proprio cambiata in viso. Sembri più grande>> dice aggrottando leggermente le sopracciglia con un'ombra di dubbio. Continua a scrutarmi in viso.
<< non saprei>> rispondo abbassando la testa. Raggiungiamo la camera da letto e lui comincia a disfare ordinatamente la valigia.
<< Emh...Piero, io...io devo dirti una cosa>> dico con voce tremante. La pura e l'ansia s'impossessano di me. E se non ci credesse?
<< certo, dimmi>> risponde pacatamente. I muscoli cominciano a non darsi tregua e improvvisamente le dita grattano la nuca, le caviglie cominciano a volteggiar e il ginocchio perde l'equilibrio. Ora o mai più tanto dovrò pur sempre dirglielo.
<< io...ecco...sono incinta>> dico abbassando la voce e confondendo le vocali, cercando di non far comprendere le parole.
<< cosa? Ripeti>> dice aggrottando le sopracciglia.
<< si, ecco...cioè...io...aspetto un bambino>> rispondo con basso sguardo e a bassa voce. Un lungo silenzio invade la stanza e quando alzo lo sguardo scorgo il viso di Piero con un sorriso enorme e gli occhi lucidi. Ad un tratto s'illumina e si precipita ad abbracciarmi fino a stritolarmi.
<< grazie, grazie, grazie>> urla lasciando umidi baci in tutto il viso. È stato difficile ma la reazione è stata molto soddisfacente. Un peso in meno da pensare. Le sue braccia sollevano il mio peso e volteggiando sorride come non mai. Appena i nostri sguardi fermi e sorridenti si scrutano, il suo viso si riempie di lacrime.
<< Piero? Sei felice, ti prego dimmi di si>> lo imploro prendendo il suo viso tra le mani. 
<< felice? Felice è poco amore mio! Non immagini che meraviglioso regalo mi abbia fatto>> sorride. La sua gioia diventa quasi palpabile e per un momento sembra diventare con un aspetto trasognato. Mi libero dell'ansia che occupava troppo spazio ed anche il mio viso s'illumina. Piero ha sempre sognato d'aver un figlio e adesso mi accorgo di quanto era voluto quel desiderio.
<< avevo paura che ti arrabbiassi>> spiego già di buon umore.
<< assolutamente no! Ma allora quella nausea non era il ciclo>> dice sbigottito, perplesso sul mio precedente mal umore.
<< a quanto pare no...ho fatto il test appena sei partito>> rispondo.
<< e come hai fatto a non dirmi niente?!>> esclama.
<< non chiedermelo...lo sa solo mia madre>> rispondo.
<< fai la valigia. Vai a lavoro e chiedi la maternità, dopo di che si va a casa!>> esclama rimettendo gli abiti nuovamente in valigia.
<< cosa? No! Io voglio lavorare e poi è da solo un mese che ho ripreso a lavorare, non posso chiedere qualche giorno proprio adesso>>  rispondo.
<< come no?! Meri dobbiamo dare la notizia a tutta la nostra famiglia! Lo dirò io al direttore, non preoccuparti>> continua imperterrito.
<< nononono. A questo punto glielo chiedo io anche se sono sicura che perderò il lavoro...>> rispondo.
<< tanto con te non serve insistere>> bisbiglio.
<< che c'è di male? Meri devi riposarti, non devi fare alcun sforzo>> esclama sfoggiando il suo senso di protezione, probabilmente dato dalla provenienza sicula. Le sue obiezioni sono sempre dovute all'amore che prova nei miei confronti e mai avrei sperato d'aver un marito così. Già mi immagino con il fiato al collo, soffocando tra le sue schizofreniche protezioni.
<< Piero, non so nemmeno di quanti giorni sia, non mesi! Sono in grado di lavorare benissimo e prendermi cura di te e della casa, non c'è alcun bisogno di fare tutto questo casino>> rispondo alzando gli occhi al cielo.
<< vabbè, tanto sempre Meri testa dura ti chiami>> risponde alzando un sopracciglio ed io, soddisfatta della vincita, sorrido furfante.
<< ma dobbiamo partire ugualmente, almeno per un paio di giorni>> continua accigliato.
<< aah...eh va bene. Spera solo che non mi licenziano>> gli punto il dito. Lui fa occhialino ma un sorriso risponde alla sua necessità di far ritorno in Sicilia. Quella terra è l'unico sfogo possibile, dove puoi fare ciò che vuoi perché sei a casa.

<< mamma! Piero è tornato e faremo ritorno in Sicilia>> esclamo all'altro capo del telefono. Piero è stato talmente scrupoloso che l'indomani, a conoscenza della notizia, ha voluto subito portarmi dalla miglior ginecologa di Firenze. Si, perché lui è attento anche al sesso dei medici.
<< ehi Meri. Va bene, vi aspetto>> risponde mia madre. Il tono della voce spento, da molto tempo non gli sentivo quella voce.
<< mamma, c'è qualcosa che non va?>> chiedo eliminando l'euforie e nascendo la preoccupazione.
<< nono, tranquilla>> risponde. È ovvio, mica espongono così i loro problemi, le mamme siciliane. Si devono estirpare.
<< è successo qualcosa con papà?>> continuo a preoccuparti. Qualche secondo muta il silenzio in linea e la tremante voce di mia madre riprende.
<< si, riguardo la malattia. Poi ti racconto>> dice pacata. I battiti accelerano e quella paura ritorna, come quando ero adolescente.
<< va bene>> rispondo dopo un lungo sospiro trattenuto e pieno di lacrime, ma al momento non pronte per uscire.
<< allora...ti chiamo quando arriviamo in aeroporto>> dico con voce assente, quasi automatica.
<< si certo>> risponde lei.
<< ciao mamma>> la saluto pacatamente, con fredda e sensibile voce.
<< ciao>> risponde.
Piero mi guarda con aria interrogativa e il mio umore è calato, da diventare un enorme strazio. Lo so, sta arrivando il momento, quel brutto momento. Il Parkinson di mio nonno ha voluto catturare anche mio padre e prima o poi sarebbe successo. Papà ha sempre avuto dei piccoli segnali, ma ho sentito la straziata voce di mia madre, quindi le condizioni saranno degenerate.
<< che succede?>> aggrotta le sopracciglia Piero. Alzo lo sguardo e tiro un grosso respiro, affannoso.

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