Capitolo 19

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Non ho mai voluto far entrare nessuno nel mio cuore, ho sempre cercato di respingere tutti; eppure lui ci era entrato e aveva scoperto tutte le mie debolezze.

Le sue labbra sono serrate, i suoi occhi sono concentrati su di me, ma nonostante l'espressione indifferente che dipinge il suo volto, la noto, noto la sua preoccupazione.

I miei occhi si posano su un taccuino da lui tenuto in mano.

Senza sfiatare me lo porge e senza salutarmi va via. Sbatte la porta, la pioggia non cessa, e il ticchettio che sento non so se sia il rumore della pioggia o del mio cuore. Non ricordo per quanto tempo sia stata immobile a contemplare il taccuino.

Prendo un respiro e mi decido ad aprirlo. Sulla prima pagina è stata accuratamente incollata una fotografia; non una qualsiasi banale foto, bensì una foto in cui ci siamo io e Jo. Prendo un altro respiro, come se da un momento all'altro potrei morire, e tocco delicatamente la foto. La osservo, osservo prima noi due insieme, poi Jo ed infine me stessa e trovo nei miei stessi occhi qualcosa di diverso dal solito: felicità, forse. È sempre stato la mia medicina ad ogni male e io l'ho buttato nella spazzatura. Sfoglio il taccuino, le altre pagine sono scritte, la calligrafia è quella di Jo.

Inizio a leggere la prima pagina.

E quando la incontrò per la prima volta, sentì in lui qualcosa di diverso.

Quando quella buffa ragazza dagli occhi marroni e i capelli castani lo spinse in acqua, quando la ragazza lo guardò intensamente negli occhi; sentì in lui qualcosa di diverso. Da quel giorno faceva di tutto pur di rivederla. Cercava di frequentare le stesse lezioni della ragazza, la portava ogni giorno in un posto diverso, guidati dalla sua moto. E alla ragazza piaceva; le piaceva la brezza del vento che le scompigliava i capelli; le piaceva essere abbracciata e scoperta giorno per giorno sempre di più.

Era come un libro, prezioso e da leggere attentamente giorno per giorno fino ad arrivare a scoprire la parte più bella di tutta la storia; ma lei non se ne rendeva conto. Amava stare da sola ma non voleva sentirsi sola. Non aveva fiducia in se stessa e guardava le altre ragazze con così tanta ammirazione da non riuscire a vedere in se tanta bellezza. La sua voce per lui era un suono melodioso, racchiudeva la sua tristezza e allo stesso tempo la sua felicita, le sue emozioni. Pensava di conoscerla bene ma non era così; pensava che una volta tra le sue braccia, nessuno gliel'avrebbe più portata via, ma in realtà non sapeva che ad ogni suo passo in più lei scappava silenziosamente via. Aveva così poca fiducia in se che vedeva il ragazzo così tanto dannato, come un angelo che l'avrebbe salvata. Il problema non era lei, ma entrambi. Riuscivano a completarsi a vicenda e a distruggersi l'un l'altra senza il minimo sforzo. Gli bastava solo vedere il sorriso spuntare su quelle labbra perfette per avere ancora una ragione per cui vivere.

Chiudo il taccuino e lo ripongo nel cassetto della scrivania. Non sono riuscita più ad andare avanti a leggerlo. La verità fa male, soprattutto se sai per certo che quelle parole dette sono vere.

Prendo un fazzoletto e asciugo le lacrime.

Accendo il cellulare che avevo spento mentre mi trovavo nel bosco e trovo un messaggio di Calum.

"Apri la posta elettronica"

Faccio come mi ha detto e rimango perplessa quando inizio a leggere:

Caro diario,...

fxW^n

Drug- Drogata del tuo sorriso (#Wattys 2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora