Capitolo 44

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"Mancavano tre mesi alla tua nascita, sai?"

"E cosa è successo in questi tre mesi?"

"Sei troppo curiosa, lo sai Savanna?" sbuffo.

"Certo che lo so" sorride furba.

***

Mancano tre mesi al parto.

Osservo per un'infinità la tomba sulla quale piango ogni giorno.

Il cielo è limpido e qualche rondine vola in cielo allegra.

"Perché si soffre quando si ama?" chiedo a Madison quando la vedo avvicinarsi a me.

"Forse significa che è il vero amore" mi risponde posando un fiore sulla lapide del figlio.

"Forse" sussurro.

La vedo dopo poco frugare nella borsetta nera che porta.

"Ecco, questa è per te" dice mentre mi rivolge un piccolo sorriso.

"Cos'è?" chiedo mentre prendo la busta della lettera.

"L'ho trovata in camera di Jo ieri pomeriggio. L'ha scritta durante un periodo di turbolenza in Australia" spiega.

Annuisco, poi ritorno a posare il mio sguardo sulla lapide.

"Grazie" sussurro.

"E per quale motivo?"

"Per tutto. Dopo la morte di mamma ti ho considerato come la persona che si avvicinava di più a lei. Me la ricordi" spiego.

"Ashley?" mi richiama.

"Dimmi"

"Ti vorrò per sempre bene indipendentemente dal fatto che Jo non c'è più".

Il suono del mio cellulare ci interrompe, mi ero dimenticata di spegnerlo.

"Pronto?"

"Ashley sono Matt".

Mi manca sentirmi chiamare Piccola, mi manca il modo in cui Jo lo pronunciava.

"Matt che hai?" chiedo preoccupata.

"Dove sei in questo momento?"

"Nel cimitero, perché?" chiedo.

"Incontriamoci alla vecchia pineta dove andavamo da piccoli, ti devo parlare"

"OK" riattacco mentre un forte dolore all'addome mi colpisce in pieno.

"Tutto bene?" mi chiede Madison.

"Si, i soliti dolori" rispondo.

"Ora vado, ho ricevuto una chiamata urgente" le spiego.

"Ricordati della lettera" dice e mi regala un piccolo sorriso.

Non importa se è un minuscolo sorriso.

Quando sorridi e quel sorriso coinvolge anche i tuoi occhi, allora hai la certezza che quel sorriso è vero.

La saluto e cammino verso la vecchia pineta.

Immagini della mia infanzia scorrono nella mia mente come una cascata.

"Matt" lo chiamo per farmi notare quando arrivo da lui.

"Pronta per la notizia?" chiede tra il felice e il...non so.

"Matt non è giornata" sbuffo.

"È una cosa bella" mi sorride.

Dopo poco mi porge un foglio ripiegato che poi apro.

"Ah" commento.

Cerco di mostrarmi felice.

"Non sei felice?" chiede poco dopo.

"Certo" cerco di sorridergli.

"Fantastico, ti hanno ammesso all'Università!" cerco di sembrare il più felice possibile fallendo miseramente.

"Che ti prende?" mi chiede.

"Oh niente! - cerco di trattenere le emozioni che provo - Non mi prende nulla! Non ho perso la persona che amo e tu non hai neanche telefonato per sapere come stavo! Non aspetto una bambina e tu non ti sei fatto neanche vivo! Non ho perso un amico che consideravo come mio fratello!" piango e grido allo stesso tempo.

"Ma non ho mai detto che mi hai perso!" grida a sua volta.

"Ma l'ho deciso io" piango.

"Come puoi essere mio amico se alla prima difficoltà mi abbandoni in una tempesta?" questa volta sono stanca di urlare.

"Sono stanca Matt, quando ti chiarirai le idee sull'essere mio amico o meno fammi sapere" gli dico e vado via con un: " Buona fortuna con l'Università".

Ritorno a casa stremata.

Entro in camera mia stanca della mia vita che ha perso ogni senso.

Mi getto sul letto come non facevo da tempo.

Prendo la lettera di Jo e quando leggo il mio nome sulla busta il mio cuore prende ad accelerare e a battere velocemente.

Angolo autrice.

Ok, calma. Sono troppo nervosa! Manca l'epilogo e i ringraziamenti e poi il libro è finito.

Non ci credo!

Non ce la faccio ad aspettare perciò lo termino adesso anche perché da questa settimana fino alla fine di giugno sono e sarò impegnatissima per gli esami di terza media.

Quindi datemi 15-20 minuti per l'epilogo e i ringraziamenti.

Ci vediamo tra poco💜

Drug- Drogata del tuo sorriso (#Wattys 2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora