Capitolo 28

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Mi sdraio sull'erba bagnata del mio prato e con le dita la sfioro. Sono in quel boschetto, quello in cui c'ero andata con Jo, il posto in cui ama scrivere. Due settimane senza sentirlo, due stupidissime settimane.

La prima settimana ho così sperato che lui mi chiamasse e che fosse raggiungibile, da non dormire neanche per un singolo istante. E ancora tutt'ora. Guardo il cielo ricordandomi di tutte quelle volte in cui insieme ammiravamo le stelle.

"Voi non starete mai insieme" mi ha detto Calum.

Ma che ne sa lui? Non ero certa neanche di riuscirlo a sopportare il primo giorno di scuola; ed ora eccomi qui a piangere per la sua assenza. 

Mamma cosa starà pensando adesso di me?

A volte, le persone cercano di farsi del male con le proprie mani, io, pur sapendo di non essere il tipo da relazioni, ho scelto lui, e lui ha scelto me. Ci siamo scelti a vicenda per poi lasciarci senza neanche accorgercene. Siamo due pazzi, ma forse amare implica un po di pazzia, forse amare vuol dire essere pazzi in due.

Osservo lo schermo spento del mio cellulare sperando in una sua chiamata, ho già compiuto non so quante volte questo gesto in tutto questo tempo, ma non è mai servito. 

Avete presente quando tu speri con tutto il cuore che una cosa si avveri?

Io ho imparato che più ci speri e mai accadrà, alla fine è sempre così. Il più delle volte il destino se la prende con le persone che non se lo meritano. Chissà il perché, me lo sono sempre chiesta.

In questi ultimi giorni, sto sempre e perennemente chiusa in casa con Mike ed Emily, papà ha ripreso a lavorare e io allora bado a loro due. Qualche volta viene da me Matt ma molto spesso esce con Hope.

Piano piano i miei legami col mondo si stanno sgretolando e io sono un vaso di porcellana che al solo tocco si distrugge.

Molto spesso ho pensato di sapermela cavare da sola, ma non è così, mi manca da morire e se non fosse stato per la mia famiglia e in parte per la mamma, sarei già sul primo volo per l' Australia. 

Ricordo quando abbiamo ascoltato per l'ultima volta una canzone in inglese insieme.

Mi chiedeva in continuazione cose riguardanti la canzone e io ridevo, lui mi sorrideva felice, io gli rispondevo.

Poi gli ho fatto una domanda inaspettata:

"E tu, credi nell'amore?" gli ho chiesto mentre eravamo distesi sullo stesso prato di ora e il cuore mi batteva forte. Mi ha guardato per un instante che a me è sembrata un'eternità e poi mi ha risposto guardandomi con quelle sue iridi verdi:

"Prima no. Prima la consideravo una cosa da folli, ma ora non più. Tu mi hai fatto capire che amare non vuol dire essere sciocchi, ma donare una parte di te alla persona che si ama, come lei ha fatto con te" dice e in quel preciso istante lo bacio. 

Sento di far parte della sua vita, di conoscerlo da sempre. Lui non sa praticamente nulla di me. Non è giusto nei suoi confronti.

Sorrido nel ricordo delle sue labbra, dei suoi occhi e del suo sorriso. Avrei pagato oro, pur di rivedere quel sorriso spuntare sulle sue labbra che si mordeva perennemente per imbarazzo o per agitazione.

I suoi baci erano qualcosa di unico. Ogni volta che me ne dava uno sentivo amore, gioia, felicità... Un misto di sentimenti combinati tutti insieme.

Mi bastava vederlo per riuscire a sentire il mio cuore battere allo stesso ritmo del suo.

Io e Jo siamo un'unica persona, un unica anima, due turbini che si incontrano distruggendo e riordinando tutto alla stesso tempo.

Se sto con lui ho l'impressione di sentirmi più sicura, più vicina alla perfezione.

Non siamo perfetti, ma insieme a lui ho scoperto di amare le imperfezioni.

Amo in lui cose che in altri odio, e questo mi spaventa.

Mi spaventa l'idea di dipendere così tanto da lui.

01:00
È questo l'orario.

È questo l'orario in cui ci chiamiamo la sera; ammiriamo insieme, tramite il cellulare, le stelle.

Guardarle ci fa pensare che almeno, pur se in posti diversi, siamo sotto lo stesso cielo; e chissà, magari le stiamo ammirando contemporaneamente.

Non è passato alcun minuto, ancora 01:00 quando mi vibra il cellulare.

Un nuovo messaggio da:

Jo.

“Sto osservando le stelle e credo per la prima volta da quando sono partito, di essere felice"

Lo leggo lentamente per farmi bastare quelle piccole parole.

Digito il suo numero e per la prima volta squilla.

Un solo squillo prima che la telefonata venga accettata e senta la sua voce.

Sento dall'altro capo un sospiro, credo di sollievo.

Poi prendo forza e pronuncio il suo nome.

"Jo?" chiedo.

"Ricordati di guardare le stelle. In questo modo sarai sempre con me. E io con te" dice prima che la telefonata si interrompa perché è caduta la linea.

"Lo faccio ogni sera" mormoro mentre mi pulisco i jeans e la t-shirt sporchi di terra.

Prendo il mio cellulare e osservo lo schermo ormai nero.

Mi ha riattaccato la telefonata o è caduta la linea?

"Mi sento così sola, e a volte guardare le stelle non mi basta" gli scrivo.

Immediatamente risponde.

"Lo so, ma pensa alla mia mano intrecciata alla tua. Non basta mai neanche a me, ma ricorda Piccola: 'la distanza separa due corpi, non due cuori' ricordatelo per sempre. Anche quando ci rincontreremo"

Nel leggere il messaggio sento il mio cuore battere forte. Mi manca il respiro.

Non rispondo al messaggio, mi limito solo a dire tra me e me:

"A volte la distanza però ci distrugge, spero solo non sia il nostro caso"


"Jo, ti amo. E non importa quanto la distanza ci possa separare. Ti amo e questo mi basta. Tu mi basti" sospiro frustrata, spengo il telefono e mi incammino verso casa.

Drug- Drogata del tuo sorriso (#Wattys 2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora