Capitolo 2

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Sbuffo arrabbiata al ricordo della sfuriata di mia madre vedendomi inzuppata fradicia.

E' sempre e perennemente troppo esagerata considerando che le robe non le asciuga lei ma il calore del sole.

Scendo dal letto e vado al piano di sotto, in salotto, dove trovo i miei genitori intenti ad osservare un nuovo programma televisivo.

"Mamma possiamo parlare?" le chiedo e lei si alza dal divano annoiata.

Sta' davvero esagerando!

"Cosa succede?" chiede con aria superiore.

"Non credi di star esagerando un po'?" le chiedo pacata.

"Di cosa parli?"

"Non fare la finta tonta! So che sei arrabbiata per quelle maledette robe bagnate! Stai esagerando adesso!" quasi urlo isterica.

Sospira poi si guarda intorno e sottovoce sibila:

"scusa, forse ho esagerato..."

Sorrido vittoriosa.

"Scusa, puoi ripetere quello che hai detto?" le dico e l'abbraccio.

Rotea gli occhi al cielo.

"Scordatelo"

***
É lunedì mattina, per la precisione, il primo giorno di scuola.

Faccio il quinto superiore. Il mio andamento scolastico è sempre stato uno tra i migliori perciò non ho mai avuto alcun problema a scuola.

Non sono un amante della scuola, come nessuno del resto ma l'idea di passare del tempo tra i miei amici si può considerare l'unica ragione del perché ci vado.
Sono le 7:55, dopo essermi preparata e vestita mi precipito in cucina dove faccio colazione e inizio a correre verso la scuola arrivando fortunatamente prima che la campanella suoni.
"Buongiorno" dico salutando Maya.
"Hei" mi saluta lei.
"Ma dov'è Cris?" le chiedo.
"Oggi non verrà, non stava bene"
"Mh..okay" annuisco e insieme entriamo in classe.
Come al solito la prof è in ritardo. Quando entra rimango sbalordita. Insieme a lei c'è quel ragazzo della fontana.
"Buongiorno ragazzi, lui è il vostro nuovo compagno. Si chiama Jonathan" ci informa. Poi si rivolge al ragazzo e gli dice di sedersi a un banco vuoto. Maya è seduta insieme a Luke e il banco accanto al mio è l'unico libero.
Dannazione. "Ma guarda chi si vede. Ciao " mi dice con un sorriso malizioso e mi fa l'occhiolino.
"Non iniziare a infastidirmi voglio ascoltare la lezione" dico con tono acido.
"Iniziamo bene la giornata" borbotta poi mi guarda un'ultima volta prima di voltarsi per sembrare attento alla lezione.
Dopo un po' si gira di nuovo: "Comunque come ti chiami? Il mio nome lo sai già" mi sussurra all'orecchio.
"Ti dirò il mio nome quando ti guadagnerai la mia fiducia" concludo.
"Davvero?" mi chiede in tono esasperato.
"Davvero" gli ripeto a mia volta. Guardo la sua bocca aprirsi in un sorriso, dio quel sorriso. Deglutisco e mi convinco mentalmente a non fissarlo più e a guardare la professoressa.
Sarà un lungo anno.

Drug- Drogata del tuo sorriso (#Wattys 2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora