Biblioteca

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"Dimmi tesoro" mi dice dolcemente
"Posso venire qualche giorno da voi?"
"E lo chiedi pure? Lo sai, noi non aspettiamo altro che la nostra bambina!"
Mi viene da sorridere, anche se mia madre dovrebbe capire che non sono più una bambina, ma ora ho bisogno di essere viziata, e mi va bene. Approfitto della situazione.
"Benissimo, cerco il primo volo" rispondo entusiasta.
"Fammi sapere quando arrivi"
"Va bene, a dopo mami. Ti voglio bene"
Chiudo la chiamata.
Le ho davvero detto che le voglio bene? Credo di averlo affermato un paio di volte in diciannove anni di vita, entrambe a sei anni.
Sto tornando sensibile come una bambina, oh no!
Corro a prendere il computer e lo accendo, cercando il primo volo per casa.
C'è un volo scontatissimo per il giorno dopo: 50 euro.
Lo compro senza pensarci, e scrivo subito a mamma che presto sarò da lei.
Sorrido pensando a quanto mi faccia uno strano effetto essere stata lontana da casa senza soffrirne.
Per quanto quel posto mi abbia causato tanta tristezza e malinconia, è dove sono cresciuta e amo la mia famiglia, ho un cane meraviglioso e, soprattutto, ho Melissa. Lei a fine agosto si trasferirà a Firenze, spero riusciremo a vederci di tanto in tanto.
Abbiamo parlato quasi sempre questi giorni e le ho raccontato ogni cosa che mi succedeva, ma mi manca moltissimo comunque.
Essendo cresciute insieme, ero abituata a vederla ogni giorno, o quasi.
Decido di fare una passeggiata, ho bisogno di fare qualcosa.
Dove posso andare?
Ci penso, ma non mi viene in mente nulla fino a quando: In una biblioteca!!
Ce ne sarà una in zona?
Nel frattempo, raduno le mie cose ed esco.
Vedo un ragazzo che avrà ventisei anni circa, lo fermo: "Scusa, posso chiederti una cosa?"
Lui sorride e annuisce.
"Sai se c'è una biblioteca in zona? Non sono molto pratica ancora"
Si sistema i capelli: "Uhm, si, ci sto andando anche io. Possiamo andare insieme"
Mi sembra un'ottima idea, almeno non rischio di perdermi come mio solito.
"Comunque piacere, Matteo"
Che bel nome.
"Alice" gli sorrido
"Dunque, cosa studi?" mi interroga mentre iniziamo a camminare.
"A settembre inizierò la facoltà di comunicazione, e tu?"
"Oh wow, io mi sono laureato in medicina un paio di anni fa. Ora sto facendo dei master."
Ho sempre odiato le cose che avessero a che fare con la scienza, ma l'idea di un ragazzo così carino che studia mi fa impazzire.
"Uh, bello" rispondo
"Non sei di qui, sbaglio?"
Rido: "Ehm no, sono qui da pochissimo.. neanche un mese"
"E come ti trovi?"
Solita domanda.
"Bene, finora"
"E da dove arrivi, straniera?" ride
"Sardegna"
Spalanca gli occhi: "Oh dio, ho sempre amato i sardi e la vostra incredibile terra."
Sorrido: "E tu?"
"Io sono nato e ho sempre vissuto qui, purtroppo o per fortuna"
"Perché dici così?"
"Non lo so.. Milano è una bellissima città, non fraintendermi, però è molto confusionaria e frenetica. Nella mia vita ho avuto dei periodi in cui avevo bisogno di pace, e questo Milano non lo permette"
Posso capirlo, sto qui da neppure un mese e già mi rendo conto di quanto le cose siano diverse rispetto alla Sardegna, ad esempio.
"Si, lo capisco.."
Continuiamo a chiacchierare fino a che non arriviamo ad un edificio bianco.
"Eccoci" annuncia
Entriamo e il ragazzo all'ingresso mi fa una tessera, credo tornerò spesso qui.
Dopo, Matteo mi accompagna in una sala e mi dice che posso trovare tutti i libri che voglio, o quasi. Mi spiega la loro disposizione e divisione.
Poi lo ringrazio e giro tra gli scaffali per cercare un libro da leggere, per rilassarmi.
"Il giro del mondo in ottanta giorni", si presenta davanti a me con una copertina spettacolare. Lo prendo subito e decido che quella sarà la lettura del giorno.
Mi siedo in un divanetto che trovo libero, inizio a sfogliare il libro e mi lascio rapire completamente.

Sento una mano sulla mia spalla.
Sussultando, mi giro e vedo Matteo che sorride.
"Ehi" dice
"Ciao - rispondo sorridendo - vuoi sederti?" propongo indicando il posto libero affianco a me.
Lui si accomoda, poi mi fissa: "Ehm, ti andrebbe domani sera di.. Uscire?"
COSA?????
"Ouh, scusami, ma domani parto per qualche giorno, torno in patria" cerco di alleviare la tensione
"Ah.. Capisco" dice imbarazzato.
"Magari un'altra volta" continuo provando a farlo sentire meno a disagio.
"Va benissimo. Ti lascio il mio numero?"
"Okay"
Non so se gli scriverò, sinceramente, ma in questo momento non importa.
"Ti avrei chiesto di pranzare insieme ma oggi devo proprio studiare" si giustifica
"Ma no, tranquillo - inizio - pranzare? È già così tardi?"
"Beh si, sono le due"
"Oh mio dio, ho perso la cognizione del tempo leggendo, mi capita spesso"
"Devo scappare, fatti sentire eh. Ciao" mi da un bacio sulla guancia e scappa via.
Dovrei tornare a casa e a pensarci ho una fame da lupi.
Rimetto il libro nello scaffale dove l'avevo trovato, e corro via. Fortunatamente all'andata ero stata attenta alla strada, ora so dove andare per tornare indietro.
Arrivo a casa in una decina di minuti, salgo su di corsa e trovo Elisa che mangia una tazza di latte con i cereali, ALLE DUE DEL POMERIGGIO.
"Ehi" mi dice inghiottendo
"Fai colazione a quest'ora?" rido
"Mi sono svegliata qualche minuto fa"
Io apro il freezer e trovo un hamburger surgelato, accendo i fornelli, ci metto la piastra e mi cucino un cheeseburger.
"Dov'eri?" si informa
Chissà cosa pensa.
"In biblioteca"
Sembra incredula: "Mi stai mentendo?"
"Perché dovrei?" sorrido
"Mm, come mai proprio li?"
"Mi andava di stare serena e tranquilla a rilassarmi"
Si convince e annuisce mentre continua a mangiare.
Quando é pronto il mio panino mi siedo a tavola e lo ingurgito in un secondo.
"Ah, dimenticavo, domani parto" la informo.
"Come??? Dove vai?"
"A casa, ci sto poco però, tranquilla"
Lei alza le spalle: "C'è qualcosa che non va?"
"Ci fosse una sola cosa che va.." sussurro abbassando lo sguardo.
"Senti, prova ad aprire nuovi capitoli, oltre Leo."
"In che senso?"
"Laura mi ha detto come ti guardava Alessandro ieri" sorride
"Mm, bho. In biblioteca ho conosciuto Matteo, è carino"
"Prova ad uscirci"
"Ora torno a casa per distrarmi, poi vedremo"
Lei annuisce, come per farmi stare zitta, poi beve la sua tazza di latte.
Io mi alzo dalla tavola, sparecchio la mia parte e vado in camera.
Suona il telefono.
'Tutto bene?'

Senza scappare mai più|| Leonardo DecarliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora