"Si, sono io" dice la voce dall'altra parte del citofono.
Cosa ci fa qui?
"Ehm, si" dico aprendo con un tasto il portone dell'ingresso.
Sono in condizioni pessime, ho addosso dei pantaloncini di tuta e una canottiera nera, sono struccata e ho i capelli tutti disordinati.
Cerco di sistemarli con le mani, poi apro la porta e aspetto di averlo davanti a me.
Lo vedo comparire dalle scale, sempre perfetto: pantaloni neri aderenti e una maglia bianca, capelli sotto un cappellino.
Trasalisco.
"Ehi" dico
Mi accarezza i capelli: "Posso entrare?"
Annuisco e mi sposto per lasciargli spazio.
Chiudo la porta dietro di noi e cammino verso il divano.
Mi siedo e lo guardo: "Accomodati"
Lui si siede affianco a me: "Come stai?"
Oh, perché non riesco mai a capire cosa voglia da me?
"Bene, e tu?" mento
"Insomma"
"Cosa c'è che non va?"
Alza le spalle e cambia discorso: "Come mai stasera non sei uscita?"
"Non mi andava" rispondo
"Mm, che stavi facendo?"
Perché non dice direttamente per cosa é venuto qui? È così difficile comprenderlo!
"Leggevo"
"Ti ricordi quando ci siamo visti per la prima volta? Stavi leggendo" sorride
Certo che mi ricordo, mi viene un brivido mentre ci penso, era maledettamente bello quel giorno.
"Si.." sussurro
"Mi dispiace che tu sia dovuta uscire con Simone"
Conosce Simone? Chi gli ha detto che siamo usciti???
"Ehm, come scusa?" dico
"Tutti lo conoscono, è uno un po' strano, e poi è da quando sei qui che non fa altro che parlare di te"
Abbasso lo sguardo, che vergogna: "Beh, è abbastanza angosciante"
Ride: "perché?"
"Un giorno è venuto qui e quasi voleva stu..." mi interrompo
Sto parlando con Leonardo, non posso dirgli queste cose.
Diventa tutto rosso: "Cosa voleva fare?" urla
"Nulla..."
"Dimmelo" mi impone guardandomi
"Tentava di.. Voleva.."
Capisce da solo, e diventa ancora più paonazzo di prima.
"Quello stronzo, questa me la paga.." urla serrando poi la mandibola.
Oh, no.
"No.. Poi se n'è andato"
"Non doveva neppure sfiorarti" dice con lo sguardo infuriato.
Perché mi sta difendendo così?
"Non c'è bisogno.."
"Alice, cazzo, nessuno deve toccarti"
Mi viene un brivido per tutta la schiena, lo guardo ammirando la sua bellezza.
Provo a sorridere: "Beh, non credo si avvicinerà più"
"Non c'è pericolo"
Cosa vuole dire? Ho paura.
"Non gli farai nulla, vero?"
"Questo lo vedrò, piccola"
Sento le farfalle nello stomaco, di nuovo.
"Comunque se non fosse stato per te, io sarei già morta" provo a ironizzare.
Speravo che questo lo facesse sorridere, e invece rimane impassibile, arrabbiato.
"Bene, devo andare" dice
Come? È venuto qui per nulla? Oh no, ci casco continuamente.
"Come..?" mi sfugge.
"Buonanotte" dice uscendo dalla casa.
Maledetto il giorno che ti ho incontrato, Leo.
Abbasso lo sguardo e decido di tornare a leggere. Piangere, adesso, non avrà alcun senso.
Provo a concentrarmi sulle pagine del libro ma non ci riesco, la mia mente vaga altrove.
Vai a dormire, suggerisce una voce nella mia testa.
Mi ricordo che il volo che ho prenotato è alle undici, domani mattina.
Non posso svegliarmi, come al solito, dopo le nove.. E quindi decido di andare a dormire.
Chiudo il libro e lo infilo in borsa, così lo porterò con me in viaggio. Mi lavo i denti e, stanca e triste, vado a dormire.La sveglia suona: sono le otto, é presto ma io sono una persona molto precisa con gli orari, e oggi ho il terrore di perdere l'aereo, che rappresenta la mia salvezza.
Mi alzo e corro in bagno a prepararmi, dopo mezz'oretta sono pronta con la mia valigia, vuota, la borsa e il cellulare.
Lascio un bigliettino sul tavolo della cucina per Elisa: "Io sono partita. Ci sentiamo in questi giorni, tesoro. Ah, buongiorno"
Corro giù e chiamo un taxi.
Pochi minuti dopo fortunatamente ne arriva uno.
"Salve, dove la porto?" mi sorride un uomo con i capelli brizzolati.
"Aeroporto di Linate"
Lui, in silenzio, imposta il navigatore e parte.
In una ventina di minuti siamo arrivati, io pago, ringrazio e scendo.
Corro a fare i controlli di sicurezza e dentro sono agitatissima. Non vedo l'ora.
Chiamo mamma mentre sono in fila.
"Pronto?" risponde subito
"Mami, tra un'oretta mi imbarcano, arrivo li verso mezzogiorno"
"Oh amore, non vedo l'ora di rivederti. Come stai?"
"Bene, bene. Ne parliamo dopo, okay?"
"Si, buon viaggio, ti voglio bene" dice
Riattacco sorridendo, mi sembra quasi impossibile che mi manchi casa e anche mia mamma. Da adolescente talvolta ho pensato di odiarla, perché non mi permetteva di fare tutte le cose che gli altri miei coetanei potevano invece fare. Crescendo, mi sono resa conto di quanto abbia fatto bene ad agire così. E, sotto sotto, l'ho sempre amata.
Ora mi mancano più che mai anche i suoi baci sulla fronte quando ero giù di morale, i suoi abbracci protettivi, che prima detestavo.
Arriva il mio turno e passo i controlli, arrivo al gate e mancano tre quarti d'ora all'imbarco.
Così, presa dalla noia, inizio a leggere.Finalmente una voce metallica annuncia il momento del decollo.
Sono pronta? Eccome.
Sono emozionata, senza un preciso motivo, semplicemente sono felice di tornare a casa dai miei cari, e stare qualche giorno nella mia cameretta, che mi ha accompagnata per anni.
La mia camera, da piccola e adolescente, era il mio rifugio, la mia tana. Nessuno poteva metterci piede senza il mio consenso e tutto, li dentro, era esattamente come lo volevo io.
Li dentro, io ero felice.
Sto per tornare nel mio posto felice.
Sorrido mentre ci penso, e l'aereo prende quota.
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Senza scappare mai più|| Leonardo Decarli
FanfictionAlice si è finalmente diplomata e si trasferisce a Milano per studiare comunicazione all'università. Un giorno incontra Leonardo e dal momento in cui i loro sguardi si incroceranno, nulla sarà più come prima. Le loro vite si complicheranno a vicend...