28 Verso il monte sacro

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La lama tra le mani di Jiaren sembrava animata dai riflessi delle fiamme davanti a lei. Sedeva con i suoi luogotenenti attorno a un fuoco da campo, ascoltando in silenzio i loro racconti di guerra. Per più di un mese i demoni non erano riapparsi e il loro campo era diventato sempre meno provvisorio e più fortificato, altri rinforzi erano giunti e assieme a loro notizie dalla capitale.

Le streghe, quel popolo strano di uomini e donne dalle pupille verticali e dalla lingua dolce e musicale, ora lottavano al loro fianco. Nemici ancestrali erano ora diventati alleati preziosi. La loro magia funzionava in equilibrio e armonia con le forze naturali, non le dominava o sottometteva, anzi: erano quelle forze a usare quel popolo come catalizzatore, mutandolo e rendendolo in un certo senso selvaggio.

Le difficoltà linguistiche erano man mano scomparse, si vociferava che gli dei stessi avessero fatto in modo che potessero finalmente comprendersi e in qualche modo, chi più e chi meno, avevano iniziato a imparare l'uno la lingua dell'altro.

Jiaren continuò a lucidare la sua katana, ascoltando con poca attenzione quelle voci.

Da quando Ashur se n'era andato non riusciva a liberarsi quella specie di tensione che continuava a scorrerle sotto la pelle, assorbendola completamente se non si sforzava di deviare su altro la sua attenzione.

Il desiderio di combattere, di sentire nuovamente il nero fiume del potere della dea in lei, la potenza che l'aveva colmata. Fissò il suo riflesso sulla lama, i suoi occhi scarlatti che sembravano fatti di sangue, e sorrise. Presto, molto presto sarebbero tornati e avrebbe potuto di nuovo combattere, sentire il fuoco nero bruciarle la carne in un'estasi che non poteva paragonare a nulla che avesse sperimentato.

«Arriveranno presto.» Mormorò.

Uno degli uomini attorno al fuoco alzò lo sguardo su di lei. «Come avete detto, mia signora?»

Lo sguardo della ragazza era assolutamente gelido, inumano, quando si posò sul graduato che si sentì impallidire.

«Stanno arrivando i demoni, Hiromu. Sento la loro presenza solleticarmi la pelle; fai avvisare tutti, io andrò dall'imperatrice.»

Jiaren si alzò, consapevole di aver detto la verità trattenne l'eccitazione. Finalmente ciò che aspettava con tanta trepidazione era giunto.

Si avviò verso la tenda della sua signora, rendendosi conto di come dall'iniziale paura per quello che avvertiva fosse passata all'esaltazione. Rise di se stessa al ricordo delle notti in bianco, spaventata da ciò che percepiva, da quello che l'ondata di potere divino aveva lasciato in lei; ora l'unica cosa che provava era l'eccitazione e l'aspettativa: non vedeva l'ora di affrontare nuovamente quella sfida.

Davanti alla tenda di Shandyan la guardia l'annunciò, facendola poi entrare non appena ricevuto il permesso.

La sovrana era in compagnia del generale del lupo e delle sue ancelle, il viso stanco si voltò sulla giovane, curioso e attento.

«Jiaren, è raro che tu mi chieda udienza e ho il presentimento che non saranno liete notizie, quelle che mi porti.»

La giovane sorrise appena, cercando di contenere quell'eccitazione che le serpeggiava dentro. «Ho la convinzione che presto ci sarà un attacco dei demoni, ma non posso darvi prove, ho unicamente il mio istinto, la certezza che mi vibra nel sangue. Non è mai successo prima, però sono sicura non sia una fantasia. Sento sulla pelle il formicolio del loro potere farsi più intenso di minuto in minuto.»

Sujiang si drizzò sulla persona, allarmato, ma fu l'imperatrice a parlare.

«Tenete pronti i vostri uomini, allora, ho fiducia nei vostri presentimenti.»

L'ultima monetaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora