Le mani avevano tremato tutto il tempo mentre scioglieva Ashur dalle catene, mentre lo trasportava, mentre lo abbandonava, sfidando il potere che lo aveva dominato per più di cento anni cancellando la sua memoria, la sua anima e il suo cuore.Tutto quello che credeva di sapere era stato distrutto dalla cruda e orrenda verità: lui, e prima di lui chi lo aveva preceduto, erano solamente un contenitore. Soggiogati e cancellati, le qualità che venivano cercate dallo spirito del Caos preservate in una personalità nuova, forgiata di volta in volta dallo spirito stesso, per la sua causa, in una continua e infinita ricerca del miglioramento, del contenitore perfetto che l'avrebbe portato alla vittoria. Nulla era reale, di quello che aveva pensato o creduto di sapere di sé... tutto gli era stolto, tutto era ormai perduto.
Le gambe erano riottose e ogni passo era frutto di una lotta di volontà senza quartiere, eppure Nokraal ce l'aveva fatta: aveva portato via Ashur. Non aveva potuto fare di più , non gli era stato permesso fare di più, non aveva la forza per fare di più. Il potere l'aveva di nuovo oscurato, ma ora non era più in grado di cancellarlo: ora lui sapeva chi realmente era.
Spezzato, diviso, in lotta, si dibatteva in una battaglia di cui nessuno all'esterno aveva sentore,solo se si fosse guardata la sua pelle che racchiudeva un firmamento di galassie in tumulto, si averebbe avuto l'idea di cosa stesse accadendo.
Invece, immobile sul trono del Drago, Nokraal guardava senza vedere la gente davanti a lui, che aspettava una sua parola, un gesto che non arrivava. Guardava consiglieri e cortigiani, donne e uomini, soldati, eppure non vedeva nessuno di loro: l'unica cosa che i suoi occhi contemplavano erano i ricordi. Contenitore dopo contenitore, secolo dopo secolo, battaglia dopo battaglia, quando il momento era giunto l'avatar del Caos cercava chi avrebbe portato avanti la lotta. Riusciva a sfiorare il ricordo di tutte quelle vite che lo spirito del Caos aveva spezzato e corrotto, vedeva le vaghe ombre delle loro esistenze, i residui di ciò che erano stati e di quello che era stato sacrificato.
Ogni volta la scelta cadeva su di un uomo puro.
Un uomo che avesse le doti necessarie a colmare gli errori del precedente contenitore, che fosse l'antitesi del Caos per spezzarlo, lordarlo e renderlo ciò che serviva per continuare quella guerra. Nel tempo chi ormai non era più in grado di continuare, chi perdeva ogni potere, si sfaldava; diventava polvere di tenebra e andando a rinsaldare la frattura dell'universo, nuovamente consapevole in certa misura di se stesso. Una punizione eterna, una prigionia senza scampo tra il buio e il nulla del cielo, a tenere assieme la trama sfilacciata dell'esistenza in un'agonia infinita.
Davanti a quella consapevolezza,atterrito, si alzò di scatto, andandosene e lasciando la sala del trono del Drago. Attraversò il portale che lo portava al suo palazzo tra le nere rocce vulcaniche e il ghiaccio, mentre raccoglieva ogni briciola di potere che rimaneva in lui per non perdersi, per continuare con il suo piano.
La lotta sarebbe continuata, aveva deciso cosa fare e non avrebbe ceduto la vittoria al Caos, allo spirito che gli aveva tolto ogni cosa: il poco che riusciva ancora a controllare del suo destino sarebbe stato lo strumento della sua vendetta.
I visi di chi aveva dimenticato per centinaia d'anni tornarono alla sua mene, erano rievocati, vividi come se li avesse lì, in carne e ossa, davanti agli occhi.
Con fragili e delicate dita fatte di memoria accarezzò il volto della moglie e strinse a sé i figli, sentì le loro risate, le parole d'amore e piene di gioia. Sentì i ti amo, le liti e le frasi colme d'affetto, sentì tutto quello che non aveva più provato, che era stato costretto a obliare.
«Non potrò tornare da voi... siamo persi per sempre l'uno per l'altro» mormorò. Il mondo degli spiriti, il riposo concesso tra gli antenati agli uomini, a lui era negato. Avrebbe fatto la fine di ognuno dei suoi predecessori e sarebbe arrivata in fretta. Non era in grado di tenere a bada ancora a lungo la coscienza dello spirito del Caos, non poteva rimanere se stesso ancora per molto.

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L'ultima moneta
FantasyAshur ha compiuto il peccato peggiore possibile: ha avuto paura. Davanti alla Dea dai mille e nessun nome è fuggito, portando il disonore sulla sua famiglia. Ora ciò che lo aspetta è solo l'esilio, mentre suo padre, il generale delle mille fiere, gl...