2

14.1K 556 106
                                    

Una mano mi scosse, ed improvvisamente sobbalzai.
Aprì lentamente gli occhi, e la visuale che si prospettava davanti non era delle migliori.
Io avvinghiata al principe Erik. Devo ammettere che sotto quella giacca aveva muscoli da vendere, tosto al punto giusto.

"Dormito bene?" Chiese rivelando un sorriso da tachicardia.
"Veramente no, è piuttosto scomodo" confessai spostando il viso di lato, talmente era vicino al suo. Eppure tutta quella vicinanza non mi dispiaceva affatto, anzi...
"Strano, parlava durante il suo pisolino" batté l'indice sul mento divertito.
"Pa...parlavo?!?" Domandai incredula, guardando dei signori anziani dall'altro lato dell'aereo sorridermi, contraccambiai stralunata.
"In realtà sembrava più un miagolio" puntualizzo ridendo.
Quando mi accorsi che avevo ancora la mia mano attorno al suo braccio. Mi sciolsi in fretta come se avessi preso la scarica elettrica.

"Ancora non mi ha svelato il suo nome, è segreto?" Chiese alzando un sopracciglio, sfoggiando il suo sorriso sornione.
"Forse non lo dico a certe persone" dissi buttandogli un occhiataccia sottolineando "Certe",
"Non si faccia pregare, dopo tutto lei è stata scortese" alzò le mani in aria divertito.

Così io sarei scortese?!? Ma questo ha proprio fegato.

"Lei sta scherzando spero" puntualizzai corrugando la fronte, aggiustandomi la gonna che si era alzata volutamente.
"Le ho offerto una spalla su cui dormire, se lo ricordi...perciò mi dica il suo nome" accavallò le gambe, portandosi una mano tra i capelli gelatinosi....sbruffone!
"Molte grazie messere, non si doveva prendere tutta questa briga per me" mi voltai a guardare il vetro del finestrino, ma la stretta sul polso mi fece rigirare, scontrandomi con il suo viso.
Mi soffermai a guardare quegli occhi cristallini. Finché non sorrise, convinto di aver fatto colpo.
"Il nome prego" ordinò spostando la testa di lato, lasciando la presa dal mio polso, che massaggiai.
"Col cavolo, potrei chiamare qualcuno, e denunciarla per atti di violenza" mi sporsi in avanti puntandogli il dito contro, finché non scoppio in una fragorosa risata buttando la testa all'indietro.
"No...dico, ma si è sentita?" Si asciugò le lacrime agli occhi, risistemandosi la giacca sartoriale, perfettamente stirata.

Mi alzai visibilmente infastidita, dirigendomi verso il bagno.
'Razza di presuntuoso' borbottai tra me e me.

Mi chiusi la porta bianca alle spalle, ed un'odore sgradevole e acre, mi invase.
'Disgustoso' arricciai il naso.

Mi guardai allo specchio, e dio solo sa in che condizioni ero.
Matita sbavata, sulle labbra strisce di rossetto alternate ad altre senza, per non parlare del fondotinta a macchie.

Frugai dentro la borsa svuotandola del contenuto. Bussavano alla porta insistentemente.

"Occupato" urlai, cercando senza risultati la trousse con il trucco, finché non ricordai di averla nel borsone.

Aprì la porta per uscire, ma un corpo caldo mi fece arretrare richiudendomi dentro.
Avevo il respiro smorzato per quel contatto improvviso.
Alzai gli occhi e lo vidi, mio dio se era bello.

"Ma lei è completamente pazzo, lo sa vero?" Sbottai irritata, sopratutto per le condizioni pietose in cui mi ritrovavo.
"Nessuna mi ha mai dato del pazzo, ma lei mi fa uscire di senno" appoggiò i palmi ai lati della mia testa fissandomi negli occhi. Ero intrappolata dal suo sguardo e dal suo profumo.
"Beh...io si" protestai, cercando di spintonarlo via, per liberarmi. Sbruffai.
"Ma...insomma cosa vuole da..." Non riuscii a finire la frase, in un attimo le sue labbra si posarono sulle mie, vogliose e morbide come mi ero immaginata. Mi lasciai trasportare. La sua lingua chiese permesso, avvolgendosi con la mia. Lo attirai dalla giacca più vicino a me, mi sorrise senza staccarsi dalla mia bocca.

Finché non ritornai in me...

"Maggie, contento? E ora mi lasci in pace" presi la borsa, afferrando la maniglia tonda di ferro aprendola, ma la sua mano la richiuse.
Mi girai furiosa.
"Cosa vuole ancora?" Con voce più calma, ero stufa di alzare il tono. Misi le mani conserte, spostandomi da una gamba all'altra spazientita.
"Hai un buon sapore Maggie...Brian piacere" mi rivolse il suo sorriso da tachicardia.
Ricambiai con il mio più finto sorriso e apri la porta chiudendola irritata.

Tornai al mio posto, e dopo poco vidi arrivare Brian.
M'infilai le cuffie per non sentirlo, ma me la tirò via.
Cavolo se mi dava fastidio.

"Scusami per prima...non era mia intenzione" si scusò fissandomi serio, restituendomi l'auricolare.
"Tutto apposto" affermai alzando le spalle.

La voce di Paul da l'altoparlante mi riscosse dai miei pensieri.
Finché non atterrammo battendo le mani.

Brian mi porse il mio bagaglio a mano, fermandomi prima che potessi sgattaiolare via.

"Quanto resterai a New York? Vorrei invitarti a cena per scusarmi come si deve" girò gli occhi per trovare le parole giuste impacciato.
"Devo solo presentare un libro, quindi credo che non ci rivedremo, né ora né mai...è stato un piacere" gli diedi una pacca sulle spalle e lasciai l'aereo dirigendomi fuori per recuperare la valigia.

Per un'attimo l'agitazione mi aveva abbandonata, ma il groviglio allo stomaco si riformò per la paura di non andare bene.

Presi il Trolley, M'infilai la giacca in fretta, aggiustandomi i capelli specchiandomi ad una vetrina di borse, il tempo correva ed io dovevo arrivare in tempo.

Ogni volta che venivo a New York rimanevo basita dalla bellezza di questa metropoli.
Ad ogni negozio gli occhi mi luccicavano.
Attraversavo la strada affascinata, mi sentivo una perfetta Carrie Bradshaw.

Quando vidi sul foglietto la via esatta e il numero, gettai un occhiata per assicurarmi che fossi arrivata nel posto giusto.
Tirai fuori il cellulare ed ero in perfetto orario.
Il cuore galoppava, ed un magone mi si formò in gola.
Cercavo a stento di reggermi, avevo paura di non fare una bella impressione.
Ma ormai era fatta. Avanzai lungo i gradini, ogni passo era più pesante del precedente.
Presi un profondo respiro ed appoggiai la mano alla maniglia. Attraverso la porta di vetro vidi una signorina al telefono controllare forse qualcosa sullo schermo del computer.
Buttai giù la maniglia, rigettando il sospiro, e gli sorrisi.
Ero lì, e dovevo solo aspettare il momento giusto per la mia rivoluzione.

Una Scommessa DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora