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Pov. Brian

Mi avviai verso Jasmine, vedendola composta a sorseggiare il the. Ed anche se non c'era il sole portava i suoi fedelissimi occhiali neri, che la facevano sembrare una vespa, sul suo viso snello e allungato.

Gettai un'occhiata dietro di me vedendo una Maggie blaterare da sola, gesticolando mentre scriveva i posti sulla tabella. Che ragazza. Era un portento. Dio se l'adoravo. Era la stranezza fatta in persona e trattarla così mi faceva sentire una merda.

Non avrei potuto fargliela passare liscia. Gli accordi non erano questi quando mi disse della scommessa. Ricordo ancora quando facemmo quello stupido ormai, patto, un mese fa.

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Era irrotto a casa mia, bussando alla porta, come se fosse una questione di vita o di morte, e dai pugni che dava, l'avrebbe buttata giù.

Stavo dormendo, perciò mi svegliai di botto sentendo i colpi forti che persistevano, arrivandomi all'udito come dei tamburi che ti perforano.

Mi alzai di scatto, passandomi una mano sul volto stanco per la nottata passata, vedendo la ragazza di cui non ricordavo il nome dormire beata a pancia in giù.

Aprii la porta, vedendolo entrare frettoloso ed una espressione corrucciata sul viso simile al mio.
"Mi ha lasciato. Capito? Quella stronza mi ha lasciato. Ha detto che aveva letto un cazzo di Manuale di una certa Maggie O' Connel. Ed io rientravo nella categoria dei Pantofolai, o sofà Man, come cazzo l'ha chiamato. Dicendo che non l'aiutavo nelle sue idee artistiche" mimò il gesto in aria come se tenesse un pennello, disegnando cose immaginarie.

Richiusi la porta annuendo, lasciandolo sedere sul divano, portando la macchinetta del caffè sul fuoco. Quando ripensai al nome che aveva detto, sbarrai gli occhi di scatto come se fossi stato svegliato solo allora.

"Hai detto Maggie O' Connel?" Chiesi, più che sicuro che il nome fuoriuscito dalle sue labbra fosse quello. Scattò con lo sguardo perso verso di me, annuendo.

"Si. Ma di tutto il discorso che ho fatto solo il nome hai capito?" Sbottò furioso, come se non avessi dato peso a ciò che mi aveva detto. E probabilmente era così. Rimasi a fissare un punto vuoto al di là della vetrata, per poi sbattermi un palmo sulla fronte, elargendo un sorriso.

"Ma certo cazzo. La ragazza del manuale che ho revisionato personalmente. Devo ammetterlo ho riso da morire per le cazzate scritte. Una donna di polso lo ammetto" rivelai, passandomi una mano sul mento, spegnendo il fornello, per versare il caffè in due tazze.

Quando sentii dei passi, e la ragazza stesa sul mio letto avviarsi verso di me, avvolta dalle coperte, sorridendo a mio fratello, che mi guardò con un sopracciglio innalzato come per farmi una predica. Ma non rispose, si limitò ad un cenno della testa, mentre la ragazza mi prese la tazza di mano, sorseggiando il caffè, mostrandomi un sorriso, portandosi la tazza sulle labbra sottili.

"Credo che è meglio se ci lasci soli. Questioni personali Cara" sussurrai vedendola corrucciarsi, per poi posare la tazza nel lavello alzando le spalle. Credevo sarebbe stato più difficile.

Quando si rivestii andando via, presi postazione accanto a mio fratello.
"Mi dispiace Carl" rivelai sincero, vedendolo con la testa china, fissando un punto non definito sul tappeto persiano.

"Non doveva andare a quella stupida conferenza. Gli ha inculcato nel cervello tutte cavolate." Mi rivelò angosciato. Vedevo che non riusciva a darsi pace, intrecciando le dita tra loro, scuotendo la testa passandoci una mano sopra, proprio come se non capisse.
"Devi aiutarmi. Da quello che ho capito leggendo qualche pagina. Questa ragazza non crede nell'amore, e non frequenta mai lo stesso uomo per più di 4 giorni. Che cinica" esordì ridendo amaramente, portandosi l'indice ed il pollice sul setto nasale.
"Una scommessa" rivelò guardandomi dritto negli occhi del suo stesso colore, come se si fossero fusi con i miei.

Una Scommessa DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora