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Parcheggiò la macchina in fretta. Andando a ritirare le chiavi mentre aspettavo impaziente l'arrivo dell'ascensore, vedendolo lanciarmi un'occhiolino dalla reception sentendomi avvampare di nuovo. Avevo urgenza di lui, ed ora da sobria lo volevo assaporare come era giusto.

Avanzò verso di me, mentre le porte metalliche dell'ascensore si aprirono davanti ai nostri occhi, lasciandoci entrare per poi richiudersi.

Mi morsi il labbro. Fremevo. Contavo i numeri mentalmente anche se il fastidioso campanellino me li ricordava. Gettai un'occhiata verso Brian che mi stava divorando con il suo blu.
"Cazzo Maggie" mi prese per la nuca avidamente come le mie labbra che si muovevano sopra le sue perfettamente, portandomi a sbattere la schiena contro il metallo freddo. Vedevo il nostro riflesso attraverso lo specchio dell'ascensore. Vedevo il
Mio corpo come si abbandonava completamente rilassandosi sotto il suo tocco smanioso.

Scese a baciarmi l'incavo del collo portandomi ad ansimare, aprendo leggermente le labbra, mentre la sua mano ci premeva sopra, per non farmi udire da nessuno.
Mi lasciò baci umidi lungo tutto il collo, andando più giù, alzandomi il vestito, tirandomi su la gamba, portandola verso di se, accarezzandomi la natica scoperta.

Quando le porte metalliche si riaprirono e sentimmo il campanellino dell'arrivo al nostro piano. Ci staccammo a fatica, sorridendo con le labbra ancora incollate, mentre ci girammo.

Divenni rossa come un pomodoro maturo, sobbalzando. Vedendo una coppia di signori di una certa età guardarci con occhi sgranati, mentre mi ridestai abbassandomi il vestito sprofondando nella vergogna totale, lisciandomi i capelli sulle spalle.

"Ehm scusateci" sussurrai uscendo dal l'ascensore serrando le labbra, a testa bassa. seguita da Brian.
Quando entrarono loro al nostro posto, vidii la signora strizzarci un occhio, con lo sguardo vispo, tirando la pochette sul braccio di suo marito, richiudendo le porte davanti a noi.

Guardai Brian che scoppiò a ridere insieme a me, che ero piegata su me stessa. Credevo di non aver mai riso così tanto come quel giorno.
Ritornai ad ammirare i suoi occhi vedendo di nuovo quelle fiamme scintillare di desiderio.

Aprii la porta, lasciandomi entrare, richiudendola subito appoggiandomi contro di essa, riprendendomi a baciare.
La sua lingua, dio. Aveva un sapore divino. Era una sostanza che creava dipendenza per il fisico e la mia mente che girava, perdendosi del tutto.

"Sei magnifica. Non saprei dirti quanto mi fai impazzire" sussurrò roco sulle mie labbra gonfie ed arrossate per la foga con cui ci impadronivamo gli uni degli altri.

Le sue parole erano melodia pura. Mi sentivo desiderata. Non era come quelle parole scontate che dicevano i soliti uomini solo per portarti a letto, lui era sincero. Avevo paura ma non me ne curavo. Amavo il pericolo e lui era questo per me. Uno stupendo pericolo.

Sfuggì dal suo corpo che premeva contro il mio, andando verso la camera, lanciando i tacchi in aria. Sentendomi prendere con la sua presa forte per il polso, alzandomi di peso dalle natiche, poggiandomi sull'isola in granito della cucina. Facendomi sentire il contatto freddo e caldo delle sue mani che stringevano con avidità le mie natiche, spostandomi l'elastico delle mutandine nel mezzo, ed anche se mi dava fastidio non lo sentivo.

Lo attirai dalla cravatta, verso di me, sorridendogli maliziosa, portando le mani tra i suoi capelli, baciandolo con passione, assaporando ogni minima Parte.

Mi fece stringere le gambe intorno al suo bacino, tenendomi stretta al suo addome duro. Mio dio stavo per impazzire totalmente.

Scese di nuovo sul mio collo, mentre il mio petto si alzava ed abbassava ad un ritmo frenetico, sentendo il cuore rimbombarmi dentro. Mi fece scendere le spalline del vestito arrotolandolo fino al fondoschiena poggiando un palmo aperto al centro della mia schiena, premendo i seni contro la sua giacca. Il tessuto stuzzicava i miei capezzoli facendomeli indurire.

Una Scommessa DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora