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Una settimana, era volata. Pensavo ancora al bugiardo?! NO! Figuriamoci se una come me, poteva pensare ancora ad uno come il principe Erik.

Oggi l'unica parola che mi frullava in testa era
CONCERTO!

Mi alzai sentendo un rintocco di nocche alla porta, persistente, portandomi a tappare gli orecchi, e la sua voce che urlava.

Avevo deciso di rimanere tutto il giorno nel letto a vedermi Pretty Woman. Il che significava che ero proprio alla frutta, anzi alla buccia.

Mi tirai su, scostando le lenzuola di flanella, poggiando la pianta dei piedi sul tappeto rosa di pelo, mettendomi le babbucce a forma di coniglietto, per avviarmi all'ingresso, cercando di sistemare il nido di uccelli che mi si era formato in testa, aprendo la porta, lasciando entrare Paul esausto da quanto aveva urlato.

"Santo cielo Tesoro, o stai diventando sorda o stai guardando...oh sante illuminate divinità" esclamò spalancando la bocca, vedendo la scena in cui Richard Gere, si arrampica alla terrazza di Julia Roberts. Immaginavo Brian?! No! Ma chi diavolo volevo prendere in giro, benché non avessi il balcone era difficile arrampicarsi e comunque dovevo cancellarlo dal cuore ma prima dalla testa.

Mi recai in cucina, prendendo una tazza di caffè, mostrando la macchinetta a Paul, intimandogli se ne volesse un po' quando scosse la testa, e spense la TV.

"Ehi, ora arrivava la scena del bacio" lo redarguii, corrugando la fronte, vedendolo girarsi lentamente con il volto dalla mia parte fulminandomi.

"Sei più pallida dell'alba dei morti viventi" sentenziò stizzito, squadrandomi come se fosse allibito dal mio aspetto. Cristo non credevo di essere messa così male.

"Non erano tanto pallidi" replicai, cercando di ricordarmi il film. Quando scosse la testa con veemenza, parandosi di fronte a me.

"No. Ma io lo ero alla fine del film" ribatté, portandomi a sorridere, così fece anche lui, abbracciandomi. Finché non mi scostò.

"Sei pronta per andare a fare una maratona? E cristo queste babbucce sono orrende" aggiunse, fissandole quasi inorridito.

Portai una mano sul fianco, lanciandogli un'occhiata truce.
"Per tua informazione sono bellissime, è sempre per tua informazione stasera verrò in tuta, sto comodissima. Perché mettermi un vestito quando la comodità è la cosa più divina che ci sia" sentenziai con tono altezzoso, sgranando i suoi grandi occhi blu, che mi ricordavano quelli...ma basta Maggie!

"Saint Laurent" bofonchiò, imprecando il suo Dio, mentre roteai gli occhi.
"Dai preparati Tesoro. Sono stufo di vederti così, stasera ci divertiremo, ti voglio in tiro, come sei sempre stata panterona" sussurrò avvicinandosi, spostandomi una ciocca dietro l'orecchio, mentre tenevo lo sguardo basso, muovendo la punta della babbuccia del piede puntando a terra il tallone, per poi riportare lo sguardo su di lui, annuendo. Lasciandomi un bacio sulla guancia emettendo uno schiocco, tirandomi una pacca sulla natica, facendo il gesto della mano per avviarmi in camera, mentre intimai la sua faccia buffa, vedendolo corrugare la fronte.

Pov. Brian

Avevo buttato due o tre cose dentro il borsone, non volevo perdere altro tempo, dovevo arrivare puntuale. L'agitazione mi opprimeva il petto, aumentando il battito cardiaco. Cosa non si fa quando si perde la testa, e probabilmente lo ammettevo, ero partito in tutti i sensi.

Mostrai il biglietto alla signorina, avviandomi dentro l'aereo, prendendo postazione. Per una volta nella vita ero arrivato puntuale. Poggiai il borsone nel porta valigie richiudendolo, mettendomi dalla parte del finestrino, ricordandomi la prima volta che litigai con quell'adorabile spocchiosa. Aveva già vinto la prima volta per me, mettendomi al tappeto. Ignorandomi con le sue cuffie, ascoltando un singolo di Katy Perry. Credo che la sua tenacia e assoluta testardaggine mi abbiano portato qui ad oggi, prendendo questo maledetto aereo per riprendermi la mia dolce isterica.

Mi lasciai spuntare un sorriso, scostando la tendina verde per vedere la pista, e guardare all'insù dove tra poco mi sarei trovato. Mi strusciai un palmo sudato sul jeans, mi sentivo elettrizzato.
Quando vidii un'ombra che mi oscurò mi girai, guardando un signore sedersi accanto a me, allentandosi la cravatta, rivolgendomi un sorriso di cortesia.

"È la prima volta che vola?" M'intimò scivolando lo sguardo sulla mano che stavo consumando da quanto la strofinavo.

"No ma è come se fosse per la prima volta" ammisi, prendendo un profondo respiro, cercando di fermare la mano.

Sorrise annuendo, aggiustandosi sul sedile, ascoltando le istruzioni della hostess.
"Ansia e panico d'amore" sussurrò, con lo sguardo ancora rivolto verso la hostess, mentre mi ridestai dai miei pensieri, vedendolo girarsi con gli occhi nocciola dalla mia parte, come per capire se aveva azzeccato.

Ci pensai un po' su. Girovagavano i pensieri nella testa senza fermarsi, quando mi arresi. Era così evidente agli occhi degli sconosciuti, dovevo proprio essere messo male.
"Credo di sì. Ma l'ho lasciata fuggire. Sono stato un'idiota" rivelai, più a me stesso che a quello sconosciuto che aveva l'aria di chi sapeva tutto. Mentre l'aereo iniziò ad inalzarsi, provando a diminuire l'agitazione che sembrava non abbandonare il mio corpo.

"Qualunque cosa tu abbia fatto, se ammetterai di essere stato un'idiota come ti definisci, non può non perdonarti. Le donne vogliono che l'uomo ammette i propri sbagli. Perché sbagliare è umano, ma nessuno nega una seconda chance in amore" confessò calorosamente. Convincendomi che forse aveva ragione. Che l'orgoglio per una volta lo puoi riporre in un cassetto, buttando la chiave. Perché il sentimento che provi è più grande di ogni altra cosa.

Cavolo Brian, sei altamente fottuto. La mia vocina me lo ricordava bene, annuendo da solo, guizzando lo sguardo sulle nuvole lasciandomi andare sul poggia testa, chiudendo gli occhi, per rilassarmi.

"È seduta al mio posto" puntualizzai seccato, per essere arrivando in ritardo. Se solo non mi ci fossero volute due maledette ore per cacciare Yolanda dal letto. Mi sorprendeva anche che ricordassi il nome.

"Ah sì? E chi lo dice?" Il tono altezzoso mi portò ad essere sconvolto. Una perfetta insolente e sfacciata.
La guardai in cagnesco. Anche se cazzo, dovevo ammetterlo, era di una bellezza folgorante. I lunghi capelli mossi e due occhi verde chiaro capace di catturarti. Quella bocca sottile e perfetta, che oltre ad essere maleducata poteva essere usata per ben altro.

I soliti pensieri da cazzone. Mi rammentai.
Gli mostrai un sorriso sornione, alzando un sopracciglio, prendendo il biglietto che tenevo nella tasca del pantalone sartoriale.

"Lo dice questo" affermai soddisfatto, sventolandoglielo davanti al suo bel viso, evidentemente seccato.

"Beh si dà il caso che anche a me è stato assegnato questo posto" spostò lo sguardo senza darmi adito, come se non gliene fregasse altamente un cazzo. Mi iniziava ad infastidire.
Gli tolsi l'auricolare dall'orecchio.

"Ehi...ma che maniere sono" sbottò infuriata, riducendo quelle gemme a due fessure. Deliziosa ancor di più, arrabbiata. Ci stavo prendendo gusto.

"Lei è maleducata, mentre siamo in una conversazione si mette questi aggeggi" mi beffeggiai, facendo finta di essere indignato. Quando sapevo perfettamente cosa fossero gli auricolari. Ma fargli credere il contrario era divertente.

"Mi sembra che la discussione fosse chiusa...io dal lato del finestrino lei da quell'altro" alzò il mento in segno di sfida. Scossi la testa mordendomi il labbro. Aveva vinto. Ci sapeva fare la Miss.

La prima parte è conclusa. Vi ho riportato indietro al primo capitolo. Dal punto di vista del nostro Brian. Dopo o domani pubblicherò la seconda parte finale, che scusate ma avendo avuto poco tempo devo ancora scrivere. Vi adoro ❤️❤️

Una Scommessa DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora