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Pov.Brian

Non ero riuscito a chiudere occhio per quasi tutta la notte, giuro che un bollitore avrebbe fatto meno rumore di Maggie. Benché la porta scorrevole fosse chiusa la sentivo benissimo.
Eppure non riuscivo a non immaginare il suo corpo seducente avvolto nelle lenzuola candide che mi invitava ad avvicinarmi ed accarezzarlo.

Dannate fantasie!
Sentii un mugolio, ed ero sicuro fosse di lei, ricordandomi la volta che si appisolò in aereo, sulla mia spalla. Mi guardò stralunata con quegli occhi da gatta, investendomi con il suo profumo aggrumato e fresco, fin troppo vicino al mio viso.

Mi rigirai nel divano scomodo. Mai nessuna donna mi aveva trattato così, anzi erano solite a gettarsi ai miei piedi, e per qualche strano motivo mi dava noia che lei non mi desiderasse, avrebbe ceduto ne ero sicuro.

Decisi di animare la situazione, anche se con una come lei era difficile restare nella normalità.

Mi alzai dal divano, togliendomi i pantaloni e la maglia, poggiandoli sopra.
Mi diressi verso il telefono, chiamando la hall per farmi portare la colazione.

Nell'attesa accesi lo stereo a basso volume, finché non sentii bussare e presi il carrellino pieno di vivande.
Con il telecomando alzai lo stereo, mettendo una musica techno, fastidiosissima, ma quale miglior risveglio per Miss perfettina.

Mi dipinsi un sorriso sfacciato, fin quando non sentì dei versi, subito dopo un tonfo seguito da qualche imprecazione, al quanto raffinate per una ragazza.

Aprii la porta scorrevole, trascinando dentro il carrello, dando le spalle alla stanza, ridendo dentro di me.

Quando mi girai, vidii Maggie a terra, guardandomi con uno sguardo omicida. I capelli biondi mossi, erano una massa informe e spettinata, e dio, quelle gambe scoperte grazie alla vestaglia che si era alzata mostrandomi un po' della sua biancheria di pizzo, quanto bastava per farmela desiderare e possedere sotto di me.

Auto controllo Brian!

"Colazione in camera" esultai sardonico, quando vidii Maggie alzarsi da terra spazientita, buttandosi giù la vestaglia, dirigersi furente verso lo stereo spegnendolo, sbattendo il telecomando al lato di esso, sulla mensola.

Ritornai nel salone, trascinando il carrellino fuori, seguendo ogni suo movimento buffo e da psicotica, fin quando non tornò in camera chiudendo la porta.

Alzai le spalle, versandomi del caffè, mentre riaprì la stanza sottraendomi l'intero carrellino spingendoselo all'interno con un sorriso sfacciato, e subito dopo affacciarsi per dirmi
"Grazie" richiudendo la porta, lasciandomi interdetto.
Che caratterino, avrei dovuto lavorare molto, troppo, ma non mi sarei arreso.

Dopo circa venti minuti la vidii riapparire, in tutto il suo splendore. Aveva un vestito in pizzo bianco che segnava il punto vita, i capelli raccolti in uno chignon con alcune ciocche che fuoriuscivano, e un rossetto scarlatto a contornare quelle sue magnifiche labbra sottili.

Mi guardò per un'istante vedendola deglutire, fissandomi il torace, scendendo piano con lo sguardo, fermandosi sul mio membro, sorrisi.
Quando scosse la testa riprendendosi, assumendo un colorito roseo, finché non riapparì il suo sguardo stizzito.

"Allora precisiamo una cosa principe Erik.
1- la mattina non voglio essere rivolta la parola per nessun motivo al mondo. Qualcuno sta male? Chissene frega prima o poi si sentirà meglio.
2- odio la Techno, odio il pop, odio il rock, odio il rap, e qualsiasi altra musica." La interruppi un secondo vedendola alzare il terzo dito per elencarmi l'altro suo comando, guardandola ridendo.

"Preferisci la nona sinfonia di Beethoven?!" Ironizzai sotto il suo sguardo truce.

"3- non ti permettere più di entrare in stanza senza il mio permesso. Non ti hanno insegnato a bussare?!" Disse risentita, contorcendo la bocca, battendo un piede a terra come se attendesse una risposta.

Una Scommessa DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora