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Ritornai in camera, liberandomi delle scarpe, gettandole in aria. Avevo i piedi gonfi. Stare tutto il giorno con quegli aggeggi infernali non portava i suoi benefici. Ma non riuscivo a farne a meno. Come ogni cosa ero attratta da ciò che faceva male.

Mi appoggiai allo stipite, massaggiandomi la pianta. Mugolando di piacere. Finalmente.

Quando una finta tosse alle mie spalle, mi fece sobbalzare.

Era in piedi, con uno sguardo malizioso, solo con un telo addosso, e bagnato. Dio dammi la forza.

"Facevi stretching?" Si avvicinò con tono scherzoso, gettando un'occhiata alle mie scarpe, vicino al divano.

Non mi presi la briga di rispondere, poggiando il piede a terra, ridestandomi.

"Lo trovi divertente?" Chiesi, spostandomi i capelli all'indietro, poggiando le mani su i fianchi.

Si passò il pollice su quelle labbra che sembravano scolpite da uno scultore, osservandomi, avvicinandosi piano.
"Veramente..." Era sempre più vicino, e l'aria iniziava ad essere pesante. Mi confondeva. E non doveva succedere.
Poggiò un palmo al lato della mia testa, inchiodandomi con quel blu, in cui sarei voluta annegare.
"Era interessante..." Scivolarono quelle parole, quasi a sfiorare con l'alito le mie labbra schiuse.
"Il modo in cui..." Mi sfiorò con una delicatezza immensa il fianco, facendomi rabbrividire. Dio se lo volevo.

Quando presi un profondo respiro, sbottando con la prima cosa che mi venisse in mente, puntando lo sguardo verso la cucina.
"Caffè, qui ci vuole il caffè" passai sotto al suo braccio, avviandomi in cucina, prendendo il barattolo di caffè dal mobile.
Sentendo il suo sguardo lascivo lungo il mio corpo, facendomi fremere, e muovermi impacciata ed agitata.

Mi voltai con il barattolo di zucchero, scontrandomi con il suo petto, virile ancora imperlato da gocce di sudore.
Poggiai la mano sul suo petto, per sorreggermi, presa alla sprovvista, sentendo una scossa, che mi portava a prudere i polpastrelli, ritraendola, sconvolta.
"Merda...scusa...cazzo" farfugliai imbarazzata. Maggie svegliati, santo cielo. Neanche gli zombie parlavano così.

"La tua finezza mi disarma" sogghignò, trattenendo una risata, mordendosi il labbro, scuotendo la testa. Togliendomi il barattolo dalle mani, poggiandolo sulla penisola.

I suoi occhi sembravano un tornado, in cui sarei stata risucchiata a breve, lasciandomi travolgere da quell'onda, in cui provavo centinaia di emozioni, anche se contrastanti.

Scossi la testa, per riprendermi. Andiamo Maggie, ritorna in te. Sussurrai mentalmente. Cavolo, ero una donna di polso, non potevo andare in brodo di giuggiole per un uomo, e che uomo. Basta, basta.

"Spiacente, che tu non possa apprezzarla fino in fondo, la mia finezza" alzai il sopracciglio, compiaciuta, girandomi, per spegnere il caffè.

Lo trovai a sedere, con i gomiti poggiati sulla penisola di legno, passandosi una mano su i capelli, in una maniera che mi faceva...basta pensieri impuri, per cortesia.

Gli versai del caffè, per versarlo anche nella mia tazzina, mettendomi a sedere.
Ne prese una sorsata, soffiandoci all'interno.
"Sai Maggie, apprezzo molte cose" asserì, fissandomi intensamente.

Santa Madre Teresa, aiutami ad arrivare almeno alla prova del dolce.
Deglutii passandomi una mano sul collo scoperto, facendo finta di avere male al collo, annuendo, nella sua direzione, ma senza dargli adito, facendogli credere che la sua affermazione non mi avesse fatto né caldo né freddo. Ed invece cavolo, se mi faceva caldo, stavo diventando un termosifone vivente.

Finii il caffè, alzandomi, cambiando discorso, per uscire da quella situazione.
"Vado a prepararmi, abbiamo la prova del dolce, tra un'ora saranno qui, ed è già tardi"
Gettai fuori, quelle parole a raffica, non sapendo neanche se avessi coniugato bene i verbi, ma poco importava, dovevo solo chiudermi in bagno, e lasciare che l'acqua portasse via il flusso dei miei pensieri, verso Brian.

Una Scommessa DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora