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La Limousine mi riportò al punto di partenza, davanti all'hotel illuminato.
Mi sporsi con il busto verso Paul, dandogli un bacio sulla guancia.
"Mi raccomando, fai la cattiva ragazza" mi avvertì sorridendomi sornione, pizzicandomi la guancia, unendomi al suo sorriso contagioso.

"Ci vediamo presto Darlin" salutai anche Anny, che ancora rideva, piegata in due. Non credo sarebbe arrivata intera a casa, guardando Paul che fece spallucce, mentre scossi la testa, salutando le altre, uscendo dallo sportello.

Mi appoggiai alla parete di metallo nell'ascensore, chiudendo gli occhi, sentendo il fastidioso campanellino che segnava ogni numero.

Quando si fermò al mio piano, uscii con la testa che mi pesava, ma mi sentivo leggera, da ogni pensiero e inibizione.
Aprii la porta a fatica, poggiando la borsa a terra per trovare la serratura come se fosse un enigma, socchiudendo un occhio. Quando finalmente riuscii ad aprirla, esultai con le braccia in aria, raccattando la borsa, togliendomi la giacca di pelle, lanciandola sulla penisola della cucina, e togliendomi le scarpe per non fare rumore.

Camminavo in punta di piedi, avvicinandomi a Brian steso sul divano con la camicia sbottonata bianca addosso, e la cravatta slacciata. Dio quant'era bello, illuminato dai raggi della luna che riflettevano sul suo viso.

Quando mettendo male il piede inciampai, sulla zampa del tavolino, finendo dritta con la faccia sulla patta dei suoi pantaloni.
Perfetto Maggie. Non poteva andare meglio.

Lo sentii muoversi piano, mentre tentai di riprendermi, alzandomi, cercando di non scivolare di nuovo. credo che le guance mi stessero andando in fiamme, ed ero sicura che non era solo per la quantità di alcool assunta.

Quando mi rizzai in piedi, tentando di mantenere l'equilibrio, sentii il clic dell'abat-jour, e poi il bagliore fioco diffondersi.
Allungai di più il passo verso la stanza.
"Maggie" la sua voce potente m'immobilizzo sul posto, lasciando la mano sospesa sul pomello della porta scorrevole, imprecando dentro di me, girandomi lentamente verso la sua direzione, fingendo un sorriso.

"C...ciao" balbettai incerta. Se sapesse in che punto ero prima.

"Ma che ore sono?" Si coprii gli occhi, parandosi una mano difronte, guardando sul display, mentre rimanevo zitta.
Girò il viso nella mia direzione, gelandomi con il suo sguardo cristallino.
"Le 4 del mattino. Dove cazzo sei stata finora" asserì in tono freddo e per nulla calmo.

Risi amaramente, puntandogli un dito contro, mentre si alzò dal divano.
"Chiariamo una cosa, tu non sei nessuno per dirmi ciò che posso o non posso fare, quando tornare, con chi e come" lo avvisai, vedendolo avanzare verso di me annuendo per nulla convinto.

Le tempie iniziavano a pulsare, e l'alcool iniziava ad ingranare dentro di me, non rendendomi completamente partecipe.
"Hai bevuto?!" Più che una domanda era una constatazione. Si era avvicinato di più mentre tentavo di riprendere le mie facoltà rendendole nitide.

"Cosa te ne frega?" Chiesi guardandolo negli occhi. Cavolo se mi sarei voluta perdere lì dentro. Poi mi ricordai delle parole di Paul sul prendere le redini, di Rebecca, la mia regola di scappare o affrontarlo.

Decisi di non essere codarda, di lasciar perdere tutto quello che non avrei fatto, delle regole, e qualsiasi altra cosa, poco importante in quel momento, lui era lì, vedevo il suo luccichio argenteo negli occhi, e la mia voglia di lui crescere.

Mi avvicinai portando una mano sulla parte del suo petto scoperto, sentendo il rimbombo del suo cuore, mentre mi guardava confuso. I capelli spettinati all'indietro, e le labbra schiuse, dove ci passò la lingua sopra, facendomi fremere.
"Che ti prende?" Domandò ad un passo dal mio viso, mentre aprii la stanza senza staccare il mio sguardo dal suo, come se fossero incollati.

Una Scommessa DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora