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Pov. Brian

Era stata una notte perfetta, magica.
Nessuna donna mi aveva mai fatto infuriare e allo stesso tempo eccitare come Maggie. Lei era diversa. C'era qualcosa in lei che gridava voglia di essere amata con passione vera e focosa.
Non era tipa da film strappalacrime e peluche. No lei era semplicemente splendida così.

Il suo mondo delle regole stava cadendo piano e tutto questo mi rendeva felice anche se c'era ancora in ballo la mia scommessa.
Non dovevo innamorarmi di lei eppure ogni istante che passavamo insieme mi rendevo sempre più conto che mi fotteva il cervello.
Cambiava umore in modo impressionante, ribaltava le carte in tavola e mi sconvolgeva.

Mi ero ficcato in un bellissimo e grandissimo casino. Se sarebbe venuta a saperlo era certo che l'avrei persa e non avrei avuto una seconda chance, neanche le sue regole lo prevedevano.

Regola numero 10:
-Mai dare Seconde opportunità. Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Se vi ha tradito una volta non puoi essere certa che non lo rifaccia. Quindi perché vivere con quel patema d'animo diventando una donna petulante e vivendo una storia d'amore con mille pensieri. Accantonate e cambiate pagina. Non mancheranno pianti e forse anche rimpianti ma dopo del tempo il vostro cuore si ricucirà e riprenderete il controllo delle vostre azioni pensando allo star bene per voi stesse.

Cazzo. Era una donna che sapeva il fatto suo, leggeva e scavava nelle menti delle altre e lo sapeva fare bene.

Io ero il lupo, ma lei non era Cappuccetto rosso.

La sentii mugolare come il suo solito, girandosi dalla mia parte, stiracchiandosi. Quando aprii piano le sue bellissime gemme, sorridendomi lievemente, scostandosi i capelli biondi illuminati dalla luce del giorno che filtrava dalla finestra. Era bella, davvero.

"Buongiorno bollitore" la salutai, attirandola contro il mio petto, mentre la mia erezione spingeva nel tessuto dei boxer. Credo che non mi sarebbe mai bastata la dose di Maggie.

La vidi sorridere per poi accigliarsi, prendendo un cuscino al suo lato, tirandomelo contro, con poca potenza, ancora tra la sonnolenza.
"Taci. Non ho russato" canzonò fingendo un tono d'offesa, affondando il viso nel cuscino morbido.

Era vero non aveva russato, ma dio se adoravo prenderla in giro, perché al contrario delle altre lei mi ridava la stessa medicina, portandomi ad impazzire.

"Se dormivi come fai a dirlo. Ti ho sentito. Non ho chiuso occhio tutta la notte. Ti toccherà comprarmi dei tappi per le notti a seguire" le accarezzai il collo della nuca, vedendola girarsi con lo sguardo verso di me tenendo premuta la guancia sul cuscino.

"Vuoi dirmi che ti dovrò sopportare tutte le notti?" Chiese, mordendosi il labbro delicatamente per poi rilasciarlo.

"Immagino il tuo sforzo" mi beffeggiai di lei, quando si rizzò in piedi piegandosi sulle ginocchia, poggiando i palmi sopra esse.

"Già. E dato che mi sforzo, adesso preparami la colazione. Piccolo Chef" aggiunse con sguardo malizioso ricordandosi del mio grembiule. Me l'aveva regalato mia madre quando ero un ragazzino. L'unico regalo che mi era rimasto di lei prima di morire. Voleva che imparassi a cucinare e la verità era che ero un perfetto disastro. Mio padre non ha mai perso tempo per queste cose. Avevamo una domestica che si prendeva cura della casa e di me e mio fratello. Lui era sempre rintanato in ufficio. Era il suo mondo, la sua vita, e noi forse non facevamo parte di essa.

"Stai rischiando la tua vita" le intimai, drizzandomi dal letto, facendo il giro, cingendogli i fianchi mentre era ancora seduta sulle ginocchia premute sul materasso.

Una Scommessa DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora