Chapter 3

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Mentre le ragazze erano in attesa dell'ascensore, Nick si avvicinò a Dylan.

"Piantala con la tua solita aria da detective! Dimmi chiaramente che intenzioni hai?"

Dylan lo guardò con sufficienza: "Innanzitutto, frena il tuo sarcasmo; inoltre quella biondina... Sarà mia!"

Nick sbuffò e mentre fingeva di ascoltare il suo amico, perso per Laura, vide un tipo con gli occhiali scuri e giubbino nero, che si guardava di qua e di là con fare furtivo, come se non volesse farsi riconoscere.

Il ragazzo si staccò da Dylan e incuriosito andò da questo tizio.

"Ehy, ti serve aiuto?" Chiese Nick con un sorriso di cortesia.

"No e ora... Se non ti dispiace, avrei un po' da fare!" Disse il tipo, quasi come se avesse paura di essere 'scoperto' da qualcuno.

"Okay, beh... Allora tanti saluti!" Nick tornò da Dylan. "Siamo sicuri che qua ci sia gente normale?" Chiese il ragazzo.

"Ragazzi per favore, evitiamo di farci riconoscere come sempre, specialmente da quelle due ragazze!" Esclamò Justin.

L'ascensore arrivò al piano terra e Sarah, Laura e Naomi entrarono dentro non appena le porte scorrevoli si aprirono, ma ad un tratto Sarah si sentì una morsa allo stomaco improvvisa, appoggiandosi ad una parete.

"Sarah? Che succede?" Laura e Naomi si precipitarono a soccorrerla.

"No, nulla ragazze, tranquille. Sto bene!" Disse la ragazza smorzando un sorriso, mentre le porte si richiudevano alle sue spalle.

Eppure, le sue parole non calmarono Laura, la quale era convinta che tutto stesse per cambiare. Sentiva che stava per accadere qualcosa dentro quell'hotel, ma non riusciva bene a capire cosa.

Naomi premette il pulsante col numero 3, salendo così al piano desiderato, scambiandosi delle occhiate preoccupate con Laura, e nessuna delle due tolse gli occhi di dosso a Sarah.

Nel frattempo, grazie al secondo ascensore, anche i ragazzi accompagnati da Raphael e Lily giunsero al loro piano. Nick uscì rapidamente, tirandosi dietro Dylan, anche se con scarso successo, visto che il suo amico era interessato all'articolo di Laura.

"Sarah, la vedo pallida... Le sarà accaduto qualcosa?"

Dylan scoccò un'occhiata verso la porta dell'appartamento ed incrociò le braccia al petto. "Perché non vai lì e glielo chiedi? O hai paura forse?"

"Ma chi? Io?" Alzò gli occhi al cielo Nick. "Figurati se ho paura di andare a parlare con una ragazza..."

Dylan si lasciò scappare un sorrisetto per poi tornare serio. "Bene, perché se vai tu, vengo pure io!"

Ad interromperli, ci pensò Raphael, che con grande tempismo frantumò i loro progetti. "Oh no, voi non vi muovete da qui! C'è stato un piccolo inconveniente con una delle due ragazze che doveva intervistarvi," annunciò, dando conferma a Nick che non si era solo immaginato il pallore sul viso di Sarah. "Ma per le dodici," continuò il produttore, osservando l'orologio al polso, "fatevi trovare nella hall." Poi si rivolse a Lily con sguardo compiaciuto. "Tu segna nel tuo memo: Intervista Back To The Scene by The Night Shadows."

Lily annuì, eseguendo gli ordini. "Cercate di essere puntuali, mi raccomando, visto che è di buon umore." Sussurrò l'ultima parte della frase, per non farsi sentire da Raphael, il quale stava già andando via, e lo raggiunse.

Dylan attese che sparisse all'orizzonte e non appena Lily scomparve dopo l'ultima rampa di scale, tornò con la sua attenzione a Nick. "Senti, facciamolo!" Esclamò, riprendendo il discorso interrotto precedentemente.

"Dobbiamo andare a fare l'intervista," gli ricordò l'amico, serio.

"Ma è a mezzogiorno e abbiamo... Ben tre ore per indagare su quelle ragazze!" Con queste parole, Dylan lo convinse.

Nick accettò distrattamente con un cenno del capo, notando Sarah davanti all'ascensore, da sola, e con un blocknotes in mano, e se la svignò, deciso a seguirla.

Sarah aveva lasciato le sue due amiche in camera, con la scusa di visitare un po' l'Hotel, ma in realtà aveva bisogno di un minuto con se stessa. Afferrò il suo adorato quadernino sul quale appuntava di tutto, come in una specie di diario, e si avviò lungo il corridoio, con lo sguardo perso nei ricordi. Perché il capogiro improvviso di qualche minuto prima l'aveva colta impreparata, ma le era sembrato familiare... Come quella sera, quella in cui tuttò finì, quando lui, Daniel, pronunciò quella frase: "Dobbiamo parlare."

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