Cap 7

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La sveglia era suonata da una ventina di minuti ma Sarah non aveva ancora trovato la forza di alzarsi dal letto. Se ne stava lì sdraiata a rimuginare sugli eventi della sera precedente e al motivo per il quale qualcuno avrebbe dovuto incastrare i ragazzi.

Scosse la testa, ripetendosi che quello di scoprire la verità era il compito del capitano Ericson, e scostò il lenzuolo per abbandonare il letto ed andarsi a preparare. Si vestì con calma, una volta lasciato libero il bagno per Laura, e avvisò l'amica che sarebbe stata nella hall a lavorare. Con tanto di quaderno e penna sottobraccio, si diresse al piano inferiore e rimase un attimo sbigottita: c'era agitazione nella hall quella mattina. Gli altri ospiti dell'hotel dovevano aver saputo che Grace Honair era deceduta ma Sarah non riusciva a capire come ciò potesse ricollegarsi al Blue Night.

Si allontanò senza dare nell'occhio ed uscì a bordo piscina, dove la situazione sembrava un po' più tranquilla. Si accomodò su un lettino e prese a tradurre l'intervista, nonostante non riuscisse a concentrarsi.

Anche Laura era ancora sconvolta e stava ripercorrendo gli eventi di qualche ora prima, da quel che era accaduto dentro al locale fino all'interrogatorio alla centrale di polizia. Ripensare al braccio di Dylan che le cingeva strettamente le spalle la fece rabbrividire. E pensare che oramai doveva essere abituata ad avere braccia intorno, seppur da uomini sbagliati... Ma Dylan... Lui era riuscito a penetrarle oltre l'anima e quello sguardo, ne era sicura, non sarebbe mai riuscita a lavarlo via: era troppo indelebile sulla sua pelle, poteva quasi sentirlo bruciarle addosso.

Salutò Sarah, che stava lasciando l'appartamento, e si fece una doccia per ottenere un po' di relax e scaricare la tensione che le si era manifestata da quando erano tornate in camera. Con il getto d'acqua fredda in pieno viso, ripensava anche alla sua amica e a come lei si sentisse in colpa per aver trattato male Nick. Sembrava quasi che tutto quello che era accaduto il giorno precedente fosse ricollegato.

Scosse la testa, come a voler scacciare via quell'ipotesi dalla sua mente, ed allungò la mano per afferrare un asciugamano. Ancora assorta nei suoi pensieri, se lo avvolse intorno al corpo ed uscì dalla doccia, fermando il tessuto con una pinza per capelli.

"Wow... Non perdi tempo..."

Laura si sentì gelare. Era già capitato che qualcuno fosse entrato dentro la stanza di un hotel in cui alloggiava e quel qualcuno era una di quelle persone da lei più odiate...

Si voltò di scatto e schiaffeggiò il povero malcapitato.

"Ehy ma... Si può sapere che cavolo ti ho fatto?" Domandò il ragazzo, portandosi la mano sulla guancia. "Ahia, brucia da morire!" Si lamentò poi.

Lei sbiancò nel riconoscere Dylan. "Scusa, siediti qui e fammi vedere." Si preoccupò.

Lui la guardò serio ma rimase immobile davanti a lei, che rabbrividì a causa di quegli occhi verdi. Dylan le afferrò i polsi e la fece avvicinare, nonostante Laura cercasse di allontanarsi da lui e dai ricordi che quel semplice gesto fece riaffiorare.

"Lasciami," pronunciò lei con voce tremante.

La ignorò e la trasse a sé, stringendola contro il proprio petto e percependo qualcosa di umido bagnargli la maglia. "Laura... Ma tu stai piangendo!"

"Qualche problema?" Domandò lei, asciugandosi le lacrime. "E' umano farlo."

"Ti va di parlare?" Le chiese lui, apprensivo.

Laura non rispose, sistemandosi l'asciugamano, ed arrossì vistosamente, distogliendo lo sguardo da quello di lui. "Per favore, potresti uscire?"

"Non puoi scappare a lungo," le ricordò, socchiudendo gli occhi.

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