Cap 32

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La scrittrice non sapeva cosa fare: la loro piccola bugia non aveva avuto il risultato desiderato e i ragazzi non si erano né convinti né tantomeno tranquillizzati. Semmai, l’effetto causato era stato tutto il contrario: i due erano ancor più diffidenti di quando erano stati raggiunti a bordo piscina e lo dimostrava la stretta più ferrea di Dylan.

Come poteva sistemare quella questione?

Se fosse stato un capitolo di uno dei suoi tanti romanzi, come avrebbe evoluto la situazione?

Avrebbe fatto chiedere scusa alla protagonista? Sì, ma lei e Sarah si erano già scusate e non era bastato!

Avrebbe reso il protagonista più comprensivo? Beh sì, ma sarebbe stato troppo cliché e infatti Nick e Dylan non ci avevano creduto!

Scosse la testa, lo sguardo corrucciato. Non le veniva in mente nulla, nessun modo per uscire dall’impasse.

“Stai per caso cercando di trovare un’altra menzogna, ma che sia più veritiera?” Alzò gli occhi al cielo il suo presunto fidanzato. “In effetti, da una scrittrice professionista mi aspettavo di meglio. O magari i tuoi libri sono troppo poco realistici.”

La stava prendendo in giro? Laura si morse l’interno guancia per impedire alla voglia di piangere di prendere il sopravvento. Lei ci metteva davvero impegno e passione nei propri scritti e cercava sempre di renderli nel migliore dei modi, cosicché tutti ci si potessero immedesimare. La scrittura era stata la valvola di sfogo, il rifugio sicuro, la voglia di continuare a sognare e... La persona di cui si stava lentamente innamorando aveva usato quel tono di scherno per prendersi gioco di lei. Perché faceva così male sentirsi dire quelle cose da Dylan?

Non rispose; aveva paura che sarebbe scoppiata in singhiozzi, se avesse pronunciato una mezza sillaba.

Sarah era rimasta immobile all’udire quelle parole, ma si riscosse notando gli occhi lucidi di Laura. Nel suo essere istintiva, si strattonò per fuggire dalle braccia possenti di Nick, andò verso la sua amica e, non appena le fu davanti, diede un sonoro schiaffo al ragazzo di fronte a lei. Dylan si portò una mano alla guancia, lasciando libera Laura, incredulo tanto quanto il suo migliore amico per quel gesto.

“Tu prova di nuovo a svalutare un altro dei suoi capolavori e giuro che non avrò pietà.” Lo disse con uno sguardo talmente serio e minaccioso che rimasero tutti sbalorditi, gli occhi fuori dalle orbite per lo stupore. “Sei libero di non fidarti di ciò che la gente ti dice, ma questo non ti dà il diritto di affermare che facciamo schifo nel nostro lavoro!”

“Sarah, smettila di esagerare! Dylan non intendeva mica insinuare che voi siate negate nel vostro mestiere.” Intervenne Nick, difendendo il diretto interessato ancora sconvolto per poter parlare.

La traduttrice si voltò lentamente e lo fissò con astio per la prima volta. “Ma davvero? Beh, se i romanzi di Laura sono poco realistici, le vostre stupide canzoncine d’amore da quattro soldi non hanno senso!” Gli urlò contro, prendendo la scrittrice per mano, stringendogliela leggermente e sorridendole rassicurante.

Nick sbatté le palpebre più volte, pensando alle parole delle canzoni, che raccontavano tante storie, e perse le staffe. “Cosa cazzo hai detto?! Ci sono significati profondi nei nostri testi, non osare mai più ripetere una cosa del genere!” Lui aveva sempre adorato vedere Sarah imbarazzata, il rossore sulle guance la rendeva decisamente troppo tenera e doveva ammettere che lo rendeva felice sapere che a farla arrossire fosse lui. Negare che aveva iniziato ad amarla sarebbe stato inutile. Forse proprio a causa di quel sentimento, la bugia che aveva raccontato lo aveva ferito. E sempre per quello, il fatto che lei avesse appena definito stupide le loro canzoni, lo aveva fatto incazzare ed alzare la voce senza realmente volerlo. Era stato un gesto istintivo ma liberatorio. In fondo, dopo che lei era sparita, si era sentito in mille modi diversi e doveva pur sfogare tutta la paura e la frustrazione provate.

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