Cap 37

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Sarah era appena uscita dal commissariato dopo l’ennesimo interrogatorio e stava rientrando in hotel da sola. L’agente Scottland si era offerto di accompagnarla in auto, ma lei aveva rifiutato gentilmente l’invito, preferendo camminare. Quando poi lui stava per proporle comunque la sua compagnia, lei aveva scosso la testa, accettando il rischio di andarsene in giro a quell’ora della notte con la propria ombra come unica compagna. C’erano tante cose su cui aveva bisogno di riflettere, tanti problemi da affrontare, alcuni forse più grandi di lei come la questione del serial killer o i propri sentimenti verso Nick e quelli contrastanti verso Daniel, con cui aveva avuto una discussione proprio quella mattina. Si erano incontrati per caso sulla Fifth Avenue e chissà come si erano ritrovati a passeggiare insieme tranquilli, prendendo qualcosa ad un chiostro lì vicino.
Lui aveva rotto il silenzio con un sussurro: “Posso spiegarti.”
Lei si era paralizzata sul posto, le mani che stringevano il bicchiere tremanti ed una serie di respiri profondi per calmarsi, ma era stato tutto inutile. Il dolore e la rabbia di quei mesi avevano preso il sopravvento su di lei, portandola a dire cose che, forse, avrebbe potuto confessare con un po’ più di gentilezza. “No! Hai detto tu stesso che non provavi più nulla, perciò ora non voglio sentire una parola!”
“Credere di riuscire a dimenticarti è stata un’illusione.”
“E a me non pensi?” L’aveva osservato abbassare lo sguardo, non in grado di reggere il confronto con il proprio o di ribattere. “Si vede che ti ho sempre ritenuto una persona migliore rispetto a ciò che realmente sei. Sai cosa? Posso ancora rimediare al mio errore, mandandoti al diavolo una volta per tutte!” Aveva alzato la voce, proprio lei che odiava attirare su di sé l’attenzione.
Lui allora l’aveva abbracciata di getto, non dandole modo di evitare il contatto. “Non puoi aver dimenticato tutto! Tutto quello che c’è stato...”
“Erano solo un mare di bugie!” Si era allontanata da lui, spintonandolo, e aveva voltato la testa con gli occhi pieni di lacrime. “Non si smette di amare qualcuno da un giorno all’altro! Mi hai soltanto presa in giro e questo non te lo perdono!”
Daniel aveva incassato il colpo, incapace di trovare le parole per sistemare il danno che aveva fatto ormai mesi prima. Senza dirle nulla le aveva quindi dato le spalle, le mani nelle tasche dei jeans, e se n’era andato, consapevole che in quelle condizioni lei non avrebbe creduto ad una singola parola.
Ripensare a quella conversazione aveva risvegliato in Sarah un senso di colpa irragionevole, perché lei non aveva mica sbagliato, giusto?
Era quasi giunta nel proprio appartamento, quando una mano le afferrò la vita da dietro e l’altra le coprì la bocca per impedirle di urlare. Pensò persino di mordere il palmo dell’aggressore, che stava intanto indietreggiando per nascondersi, ma riconobbe quella stretta fin troppo familiare.
Lui la liberò solo nel momento in cui scattò la serratura della stanza in cui l’aveva condotta. Controllò che il corridoio fosse deserto e si rilassò contro il muro, chiudendo la porta: nessuno l’aveva visto.
“Sei per caso impazzito?!” S’indignò lei, incrociando le braccia al petto.
“Sei sempre in compagnia di Laura o di quel tale,” si giustificò lui, scrollando le spalle. “Non posso mica discutere di noi in loro presenza.”
Sconcertata per quanto appena udito, scosse la testa. “Smettila, accidenti! Smettila di parlare di un noi quando non esiste più.” Strinse i pugni lungo i fianchi, abbassando il capo mentre si ritrovava a piangere un’altra volta. “Non puoi ripresentarti come se nulla fosse successo e non hai nessun diritto di domandarmi un noi quando tu hai distrutto tutto quel che eravamo. È stata una tua scelta, Daniel, non mia!” Si fermò un istante, chiudendo gli occhi per non vedere il pavimento bagnarsi con le lacrime che le scendevano lungo le guance.
Lui si limitò ad osservarla in silenzio per qualche istante, sembrando addirittura impassibile di fronte a quella fragilità. “È proprio questo che ti devo spiegare.”
Lei gli si avvicinò furente, l’indice puntato contro il suo petto. “Dopo cinque mesi?! Cosa mi garantisce che sarai sincero, eh?! Come posso fidarmi di te, se mi hai ferito?” Ebbe il coraggio di guardare in quegli occhi verdi e percepì la propria determinazione scemare.
Daniel sembrava incerto, ma quando parlò nessuna emozione trapelò dalla sua voce. “Se ti sentivi così, perché sei rimasta fino alla fine?”
“Perché... Perché io credevo in quel noi.” Sussurrò.
“Puoi credere in me un’ultima volta, Sarah?” Le chiese, accarezzandole la guancia e rilassandosi al cenno affermativo di lei, nonostante la confusione evidente nei suoi occhi. “Non sono la persona che credevi di conoscere. Posso benissimo essere il cattivo ragazzo di quelle storielle per adolescenti, dove la tipica brava ragazza si innamora di lui, rendendolo qualcuno di migliore. Sono entrato in un brutto giro quando ancora frequentavo le superiori nel tentativo di farci uscire uno dei miei amici.” E le raccontò tutto: dall’aver conosciuto Omar a scuola all’aver cercato di aiutarlo a smettere con la droga; dall’essersi ritrovato coinvolto in uno spaccio alla velocità con cui la fama di Omar si era espansa fino all’America. “Avrei voluto denunciarlo, ma mi minacciò ed io non volevo mettere in pericolo la mia famiglia. Perciò mi arresi e lui mi costrinse a seguire le sue orme.” Le parlò di quelle sere passate al pub a divertirsi con qualche ragazza, di quelle notti folli in cui Omar doveva ricorrere alla droga per riuscire nel proprio intento e di come avesse tentato di corrompere Daniel a fare lo stesso. “Ma ti giuro che non ho mai toccato nessuna contro la sua volontà o sotto effetto di stupefacenti.” Si prese un momento per scrutare Sarah, sapendo che lei stesse riordinando il puzzle nella sua testa.
“E dopo cosa è successo?” Gli chiese lei, immaginando già la possibile risposta.
“Poi ti abbiamo vista con alcune tue amiche in uno dei nostri locali preferiti e lui mi ha sfidato a conquistarti, come sempre quando adocchiava una delle sue possibili prede. Ero più che intenzionato a vincere, una notte e via, ma tu non sei mai stata facile e più ti conoscevo più mi innamoravo di te. Ho mentito ad Omar, inventando la nostra notte di passione e gli ho assicurato che avevo troncato i rapporti con te per tenerti lontana dalle sue grinfie.”
Ora Sarah poteva capire perché Daniel non le avesse presentato nessuno dei suoi amici: sarebbe saltata la sua bugia. Voleva solo proteggerla.
“A quel tempo, Scarlett era in contatto con Omar ed è stato grazie a quella vipera se lui ha scoperto le mie menzogne. Mi aveva visto uscire più volte dal vostro palazzo e glielo spifferò senza pensarci due volte. Omar voleva che rompessimo la nostra relazione perché mi stavi cambiando, ma mi sono opposto e...”
“E la mia vicina mi ha raccontato tutte quelle cose sul tuo conto, sperando che fossi io a lasciarti.” Lo anticipò lei, ricollegando i pezzi.
“Ed il loro piano fu inutile, non ci hai mai creduto.” Un sorriso amaro gli incurvò le labbra. “Decisero quindi di architettare un piano B durante quella settimana in cui sono stato freddo nei tuoi confronti.” Le rivelò di essere uscito col gruppo, di essere andato al solito bar e di essersi allontanato dopo mezza birra per chiamarla. “La mattina dopo non ricordavo nulla. Omar mi ha mostrato alcune foto, foto in cui Scarlett era a cavalcioni su di me e mi stava baciando. Non capivo come potesse essere successo e Scarlett ammise che mi avevano messo qualcosa nel bicchiere.” Il ricordo di quei momenti lo stava uccidendo e, nonostante tutto, era contento di poter scontare un po’ della pena di Sarah. “A quel punto, ho deciso: ti avrei lasciata libera. Non potevo permettere che qualcuno come lui ti avesse! Ti ho ferito perché non sapevo come proteggerti in altro modo.”
Si stupì quando lei lo abbracciò, ma ricambiò la stretta. “Ti voglio bene Sarah e questa è la tua condanna.” Sussurrò al suo orecchio.
“Daniel, io... Ho passato così tanto tempo ad odiarti che mi sento in colpa.” Strinse la sua maglietta. “Per quanto avessi preferito che tu me ne avessi parlato prima, anch’io avrei agito allo stesso modo.”
“Non te ne faccio una colpa.” La scostò, le mani sulle sua spalle. “Ora, ascolta... Vai alla polizia e ferma Omar.”
“Mi fido di te, ma senza prove non possiamo nulla.” Iniziò a camminare avanti e indietro, pensierosa. Avevano bisogno di un piano, un qualcosa che potesse incastrare Scarlett ed Omar. Daniel l’aveva sempre protetta, ora toccava a lei salvarlo e l’unico modo per riuscirci era... “Ci sono!” Esclamò all’improvviso, facendolo sobbalzare dalla paura. “Daremo ad Omar ciò che vuole.”
“Cosa?!” Sbiancò lui. “Non ti metterò nelle sue viscide mani!”
Sarah sorrise rassicurante. “Ti voglio bene Daniel, quindi fidati di me un’ultima volta.” Gli rivolse le sue stesse parole, sorridendo vittoriosa quando lo vide sospirare rassegnato.
Gli diede un bacio sulla guancia e lasciò la stanza per andare ad informare la sua scrittrice preferita.
“Sei per caso impazzita, Sarah?! Non se ne parla! Non ti lascerò fare una cosa tanto assurda e pericolosa!” Sbottò Laura, scuotendo la testa al piano folle dell’amica. Le aveva riassunto ciò che era venuta a sapere da Daniel e le aveva persino accennato la sua idea su come procurarsi le prove necessarie per incastrare Omar una volta per tutte. “Non dirmi che lui è d’accordo!” La fissò corrucciata, sperando vivamente che anche il suo ex avesse cercato di dissuaderla da quella che era letteralmente una pazzia.
“In effetti neanche Daniel ha fatto i salti di gioia...” Sarah scrollò le spalle, sorridendo colpevole. “Ma mi fido di lui e so che non mi farebbe mai del male.” Ricambiò lo sguardo, più determinata che mai. “Non abbiamo il tempo per pensare a qualcosa di più sofisticato o meno pericoloso. Se non agiamo subito, ci saranno altre vittime innocenti.”
Laura restò in silenzio, consapevole che l’amica avesse ragione. Nonostante tutto, però, non poteva assolutamente lasciarle fare ciò che aveva in mente. “E come la mettiamo con Nick e Dylan?” Si giocò quindi l’ultima carta a disposizione per farla rinunciare, o almeno per guadagnare qualche ora.
Sarah aveva ammesso di provare qualcosa per Nick, anche se non si sentiva ancora pronta per una nuova relazione. “Devo prima sistemare questa cosa o non potrò andare avanti, non senza sentirmi in colpa.” Affermò con un sospiro. “Se tutto dovesse andare per il verso giusto, spero che possa perdonarmi alla fine.”
“Sapevo che non avresti cambiato idea tanto facilmente.” Si rassegnò Laura. “Farò tutto ciò che è in mio potere per aiutarti.”
“Sei la migliore!” Corse ad abbracciarla, ringraziandola per un minuto intero.
“Ok, ok, ma ora basta!” Rise la scrittrice, scostandola. “Devo avvisare Mark e dobbiamo trovare un modo per non destare sospetti in Scottland ed Ericson.”
Le ragazze furono colte alla sprovvista dalla voce di Dylan, entrato con la chiave di scorta. “Come devi avvisare Mark?” Chiese, inarcando un sopracciglio. “Sei in contatto con lui?”
“Scottland ed Ericson?” Ripeté Nick, non capendo il collegamento dato che non avevano assistito alla prima parte del loro discorso. “Perché dovete coinvolgerli? Cosa ci state nascondendo?”
Nel frattempo, Daniel stava per andarsene a letto quando il cellulare vibrò, rovinando i suoi piani.
“Cosa diamine vuole Omar a quest’ora?” Si chiese, leggendo il messaggio con tanto di video allegato.
«Guarda un po’ la tua amica come si diverte. Derek ha aggiunto che è stato uno spasso con lei! »
Non ci pensò due volte e lo inoltrò alla diretta interessata per avere una spiegazione, eliminando il messaggio di Omar e scrivendone uno lui.
«Cosa hai combinato, Sarah?! »
La traduttrice aprì il video per capire a cosa si stesse riferendo il proprio ex e sbiancò, non accorgendosi nemmeno di avere accanto Laura, Nick e Dylan e che il video fosse ripartito in automatico.
La prima ad aprire bocca fu Laura, ancora sotto shock per ciò che aveva visto. “Sarah, sei davvero tu?”
“Questo non è il tizio della hall? L’avevo detto io che dovevo sgranchirmi le dita!” Affermò serio Dylan.
“Che cazzo hai fatto?” Sbottò Nick, stringendo i pugni lungo i fianchi.

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