Chapter 7: Luke Hemmings, you're a huge asshole

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Luke non aveva esitato dopo il mio messaggio a catapultarsi letteralmente nella mia abitazione. Infatti, cinque minuti dopo il suo arrivo si era posteggiato sul mio letto, ricoprendo tutta l'area, senza lasciarmi neanche un po' di spazio per potermici sedere almeno.

«Luke, muovi quelle chiappe pallide dal mio letto e seguimi in cucina» gli ordino, spalancando la porta della mia stanza muovendomi attraverso il corridoio che porta al soggiorno. Se deve essere qui, che faccia qualcosa almeno...

«Cosa dovremmo fare in cucina, o mia Bella?»
Chiede salendo sul bancone della penisola sussurrando un "ahia" quando la sua testa sbatte contro un pensile lì appeso.

«Smettila di chiamarmi così e comunque non so... teoricamente avrei fame»

«Ma i tuoi genitori che fine hanno fatto?» chiede improvvisamente, come preoccupato, massaggiandosi la parte della testa dove precedentemente si è stato colpito dal frustino.

Nonostante la visione di un Luke con un faccino triste che si massaggia la testa sia troppo divertente e dolce, ridacchio, perché sembra davvero preoccupato per la mancanza dei miei.

«Oh, mia madre si sarà sicuramente fermata dalla zia Maggie, mentre Eric si sarà perso di nuovo, ma fino a quando non ci chiama stiamo tranquilli. Mal che vada arriverà scortato dalla polizia come la volta scorsa. Furono molto gentili a proporci di mettere un microchip nella sua schiena per seguire i suoi movimenti, come un cagnolino insomma.»sogghigno al solo pensiero di Eric elemosinare un passaggio per tornare a casa.

«Perché dovrebbe perdersi?» Luke si ferma un secondo pensando a qualcosa. «Beve?» sussurra poi, sporgendosi in avanti come se volesse farsi sentire solamene da me.

Io ridacchio per poi correggerlo «soffre d'alzheimer» liquidando velocemente l'argomento con un segno della mano.
«Allora, Lucas, cosa vorresti che le nostre manine preparassero? Dolce o salato?»

«sicuramente qualcosa di dolce, penso che tu sia già acida abbastanza»

Lo guardo apatica per qualche secondo prima di ignorare totalmente la sua affermazione. Ed ora sto capendo il motivo per cui tratto male anche lui: è semplicemente un idiota.

«Quindi torta al cioccolato, la seduta è sciolta. Vieni ad aiutare e porta con te la frusta che prima ti ha colpito»

Inizio a prendere l'occorrente per fare la classica torta al cioccolato che ogni nonna preparerebbe ai proprio nipotini. Solo che io non sono una nonna, e non ho dei nipoti... ma soprattutto -e ciò mi preoccupa alquanto- non ho la minima base di "teoria culinaria" e non so neanche come si accenda o funzioni il forno. Questa ricetta è un autentico fallimento e non abbiamo ancora cominciato.

Fortunatamente trovo tutti gli ingredienti e li lancio sulla penisola. Rompo due uova in una ciotola, ci aggiungo dello zucchero ed il burro, il cacao e la farina, il tutto mentre Luke ha iniziato a mescolare. Per il momento sembra andare tutto liscio, dovrei meravigliarmi o aspettare che magicamente qualcosa che non ho neanche sfiorato prenda fuoco? Tipo il divano, stasera lo vedo abbastanza intenzionato a darmi problemi... ma probabilmente quella con problemi sono io. Suona decisamente meglio.

«Luke, mettici più forza!» dico aggiungendo una mia mano alla sua, facendogli muovere il frustino molto più rapidamente.
Lui sorride mentre fissa le nostre mani unite ed io immediatamente le sposto, stranamente imbarazzata dalla nostra pelle a contatto. Nella ma testa cominciano a susseguirsi una fila di "no" e sì, sto decisamente male.

Una volta che il composto risulta denso e senza neanche un grumo, imburro una teglia versandoci il tutto.

«Ehi Arabella!» mi chiama Luke, mi giro ed una manciata di farina si propaga su tutta la mia faccia. Prendo un grosso respiro, incorporo aria e serro i miei occhi.

«Luke Hemmings. Sei una grandissima testa di cazzo!» urlo prima di cominciare a rincorrerlo attorno alla penisola con in mano un bicchiere ricco d'acqua e l'intera bustina di cacao.

Mentre corre ride e urla come solo una donna farebbe (mi sta palesemente prendendo in giro, lo so) che facendo sì che la mia voglia di ucciderlo a mani nude aumenti, all'improvviso si ferma, facendomi sbattere contro il suo petto.
Grugnisce qualcosa di incomprensibile mentre poggia le sue grosse mani sui miei fianchi, affondandoci leggermente le dita, sorridendomi e guardandomi dritta negli occhi.
Lo guardo compiaciuta di rimando mentre rovescio l'acqua sulla sua testa e libero nell'aria tutto il cacao.
Il biondino muove un passo indietro scivolando rovinosamente sulla grande chiazza di acqua marroncina depositatasi sul parquet, trascinandomi con se, fortunatamente -per me- attutisco il colpo sul suo petto.

Iniziamo a ridere, sporchi come non mai ed interamente bagnati.
La faccia di Luke è a pochi centimetri dalla mia, non a caso riesco a sentire i lunghi e profondi respiri che prende per colpa del mio peso sul suo stomaco.
Lo guardo confusa sussurrando un «Allora? Hai intenzione di lasciarmi o no?» riferendomi  alle sue mani ancora strette intorno alla mia vita.
Scuote la sua testa, ma io mi faccio forza spingendo una mano sul suo petto, facendo così leva per alzarmi.

Dopo mezz'ora siamo ancora sporchi e ci stiamo ancora rincorrendo, imbrattando ancora di più il povero pavimento della cucina, continuando talvolta a scivolare sulle lastre di legno ancora umide.

«È pronta la torta?» mi chiede Luke in modo sconsolato con un piccolo labbruccio, come solo un bambino saprebbe fare.

«È la terza volta che me lo chiedi, Luke. E come cinque minuti fa non è ancora pronta, mancano altri venti minuti e comunque appena sfornata sarebbe troppo calda per mangiarla» gli spiego calma, dirigendomi verso le scale.

«Adesso proporrei di farci una doccia e toglierci questa cioccolata di dosso e dai panni, sta diventando appiccicosa. Ti presto qualcosa di Harry, vieni.»

«La doccia la facciamo insieme, vero?» mi squadra con fare malizioso «sai, per risparmiare acqua e tutte quelle merdate che posticiperanno il più possibile la fine del mondo»

Ridacchio, allontanandomi dalla sua figura ferma davanti al bagno, entrando nella ormai vuota stanza di mio fratello maggiore Harry, lui è al college e torna solitamente durante le feste, quindi ha spazzato dalla camera tutto ciò che di più prezioso avesse.
Nonostante ciò riesco a trovare dei jeans neri ed una camicia a mezze maniche color jeans, raccolgo degli anfibi di camoscio neri dal pavimento abbastanza rovinati.

Torno da lui con il malloppo, appoggiandoglielo sugli avambracci.
«Sono un 44, spero ti vadano bene» lancio le scarpe sopra la camicia.

«Uhm, un po' grandi ma me le farò star bene, grazie di tutto, Bella» dice prima di lasciarmi un piccolo bacio sulla guancia e chiudersi nel bagno.

Asshole - Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora