Chapter 20: i like Luke?

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🌖

La nottata appena passata è stata qualcosa di veramente infernale. La mia testa continuava a pulsare e ad ogni minimo rumore sobbalzavo, iniziando a temere il peggio.
Ma probabilmente il mio stato d'ansia e preoccupazione non era dovuto all'improvvisa mancanza di un tetto familiare o di un letto comodo, bensì da un paio di occhi azzurri e da un ciuffo biondo.
Non so bene cosa sia scattato in me, non capisco il motivo per cui l'abbia baciato o neanche perché in piena notte io abbia deciso di dirigermi proprio nella sua tenda, so solo (e lo spero) che è stata una mossa istintiva, non pensata e probabilmente solo un grosso errore.

Cosa gli risponderò quando lui inizierà ad inondarmi di domande? Quando mi chiederà se è stato uno sbaglio? È stato uno sbaglio? Sono così confusa... Ma soprattutto: perché l'ho fatto?

Ciò sarebbe stato più plausibile da Luke che da me. Io non mi lego in quel senso ai ragazzi.
Non cerco affetto, tantomeno amore. Ma se io mi affezionassi a lui? Per la prima volta in diciassette anni, poi.
Ma per caso ho perso la testa?
Dovrei smetterla di portare avanti questo monologo inutile, ma è come se la mia testa non riuscisse a pensare ad altro...

Se lui non fosse affezionato a me?
Effettivamente le mie preoccupazioni sono fondate. Lui non mi ha mai esplicitamente detto di provare attrazione verso di me, tantomeno affetto.

Okay, ci siamo baciati un paio di volte. Quindi?
Ammetto che già sette mesi fa, a quella festa, avrei voluto baciarlo, ma alla fine non ero neanche tanto sobria da capire ciò che stavo per fare. Ricordo solo un'ondata gelida percorrermi la spina dorsale, poi buio.

Poi oggi... l'ho fatto, l'ho baciato davvero e sono stata proprio io a farlo e per di più non mi sono limitata ad un unico bacio.

Non credo di essermi mai fatta tutti questi problemi per una persona nella mia intera vita, e ciò mi preoccupa... Qualcosa non va.

Devo solo promettermi che ciò che è accaduto ieri non accadrà più, che starò fuori dai guai e che non mi preoccuperò ancora, perché io non cerco quel tipo di attenzione, né ora né fra vent'anni.
Ho sempre creduto fortemente nella figura autoritaria della donna. Quella donna la quale non ha bisogno di una figura maschile al suo fianco per star bene.
Poter portare avanti la mia vita con le mie sole forze credo sia una delle soddisfazioni più grandi e non voglio privarmi per nulla al mondo di questa gioia. Devo solo pensare ad accantonare la figura di Luke dalla mia testa.

Presa da uno strano momento di orgoglio femminista, alternato a rimorso, esco dalla mia tenda ed inizio a camminare in riva al mare, osservando meravigliata il nascere del sole lasciando che la brezza mattutina riempia i miei polmoni.

Le onde calme e leggermente fredde, la sabbia morbida e malleabile sotto i miei piedi, fanno sì che io raggiunga un momento di benessere interiore.

Ancora intorpidita dal piacere, lascio che le mie palpebre calino e che lanci le mie scarpe sulla sabbia per metà asciutta e fredda, sedendomi al loro fianco. Un leggero venticello scompiglia i miei capelli, facendoli svolazzare dietro le mie spalle rilassate. Le gambe sono tese e racchiuse tra le mie braccia, mente i mie piedi sbattono con scarsa frequenza sul bagnasciuga.

Mi ritrovo persino a sorridere quando una voce fin troppo familiare mi distoglie dai miei pensieri, riportandomi alla realtà dei fatti.

«Luke.» sussurro, non voltandomi neanche, troppo occupata nell'osservare il sorgere del sole da quell'immenso specchio d'acqua.
Con le mie stesse mosse Luke lancia le sue scarpe al mio fianco, sedendosi dopo poco nell'esatto posto in cui mi trovo anche io adesso. Per alcuni secondi sento il suo sguardo su di me, e posso capire dal modo in cui respira - a intervalli irregolari- che sia pensieroso. E come non esserlo?

Quando ci ritroviamo entrambi a fissare il fantastico spettacolo di colori che compie il sole nel cielo, trovo finalmente il coraggio di aprire bocca.
«Luke... perché ti sottovaluti così tanto?» lui volta lo sguardo verso di me e posso vagamente notare della confusione nel suo viso.
«Cosa intendi?»
«Ieri... mentre stavate cantando e suonando sembrava andare tutto bene. Poi hai suonato quella canzone... Reject. Mi hai guardato intensamente per tutta la sua durata... come se fosse stata scritta sul nostro rapporto. Ed io non so, credo di essermi sentita in colpa» ammetto, puntando i miei occhi leggermente aperti su Luke, che distrattamente guarda la sabbia sotto i suoi piedi. Non risponde e questo mi fa capire di aver centrato il bersaglio.
Mi avvicino di più a lui, lasciando che una mia spalla tocchi un suo braccio.

Improvvisamente Luke si volta, puntando i suoi occhi chiari su di me, sembrano glaciali.
«Perché ieri sei venuta nella mia tenda e mi hai baciato, Arabella?» esala lentamente non rispondendo alla mia precedente domanda; non ho via di scampo.
E adesso?

«Luke... Io...» provo, ma sono davvero a corto di parole. Dannazione. Vorrei trovare un modo semplice per dirgli quel che penso senza deluderlo o offenderlo, ma davvero, credo di non riuscire a spiaccicare una parola ora, ho paura, perché potrei usare parole scorrette, che potrebbero farlo rimanere male.

«Tu..?»

«Io non lo so, davvero» abbasso lo sguardo sulle mie ginocchia, incastrandoci il mento, mi sento colpevole.

«Tu non lo sai? Ed io cosa dovrei pensare? Che ti faccio così tanta pena da farti pensare che baciandomi poi io faccia il bravo? Che mi accontenti e non faccia più niente?» Luke ride con amarezza.

«No no no no no no! Sei fuori strada!» mi affretto a riprenderlo « non ti sto prendendo in giro, ciò che ho fatto era voluto, cioè, in quel momento ho sentito il bisogno di farlo e... l'ho fatto e basta. Per favore, non chiedermi il perché, semplicemente non lo so» porto una mano alle tempie, massaggiando leggermente.

«Oh... credo di aver capito quale sia il tuo problema, mia cara Bella.» bisbiglia Luke, avvolgendomi un braccio attorno alla mia vita, provocando immediatamente un brivido generale nel mio corpo.
Le cose non vanno affatto bene.

«Io ti piaccio, ma non vuoi dirmelo. No, anzi! Non vuoi ammetterlo a te stessa!» mi accusa ed io spalanco gli occhi, sentendomi leggermente in imbarazzo e colpevole, sento addirittura le mie guance farsi più calde. Perché non lo sto negando?

Quasi non mi riconosco più .

Asshole - Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora