Chapter 22

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Due grandi occhiaie incorniciano i miei occhi, rendendoli più scavati e sgradevoli.
Sono due giorni che non parlo o vedo Luke, due giorni che non mi scrive e due giorni in cui io mi sento uno schifo.
Da ben tre giorni, contando - ovviamente- quello di oggi, non vado a scuola.
La mia corazza è stata totalmente annientata.

Josie, Collin e persino Calum, non fanno altro che mandarmi messaggi o chiamate.
Sono molto preoccupati, a tal punto da presentarsi a casa mia.
Fortunatamente aveva aperto mia madre e gli aveva detto che la mia assenza a scuola fosse dovuta al fatto che non mi sentissi bene e che -in quel momento- non volessi vedere nessuno. Ed in parte è vero, sto male, malissimo, ma non fisicamente. Quello che c'è nella mia testa è un grandissimo baccano. È come se nella mia testa ci fosse Oliver Sykes nella sua fase sperimentale, dove non faceva altro che provare vocioni o chitarre a tutta distorsione.

Da quando ho parlato con Luke il mio umore ha avuto un cambiamento drastico, passando dal "non mi interessa quel che fai, dici o pensi" al "per Luke sono una stronza... dov'è la presa elettrica?"
Mi sento totalmente abbattuta, ma sto cercando di accettare la situazione.
Mi sento così ridicola...
Tra l'altro domani sarò costretta a tornare a scuola perché mamma ha scoperto che sono completamente in salute e non vuole che passi altri giorni a casa a deprimermi senza amici. Ma lei non sa che è meglio così.

Quando la mia sveglia suona, facendo partire chocolate dei 1975, il mio braccio schizza verso il comodino, sbatte con talmente tanta forza da farmi imprecare dal dolore.
Mi tiro a sedere scostando un grande cumulo di capelli dal volto.
Perché quando mi sveglio ogni mattina non posso iniziare a cantare o correre da mia madre a darle il buongiorno come faceva Demi Lovato in Camp Rock? Certo che un campo estivo non sarebbe niente male...
Tiro i piedi fuori dal letto e sbuffo quando quel piacevole freddo mattutino non fa raggelare i miei piedi...
Oggi fa stranamente caldo... dannata Australia ed il suo bipolarismo metereologico!

Quando sono pronta e mediamente cosciente da non uscire di casa in pantofole, saluto mia madre che mi sta aspettando sull'uscio della porta con la mia borsa fra le mani.
Ho sempre creduto che nostra madre fosse una donna strepitosa ed instancabile, un po' come la nonna.
Ha un fascino unico e veramente tanto retrò, sembra uscita dagli anni '50; è sempre impeccabile e perfetta, non come Melanie e me che sembriamo solamente due disadattate.
«Aspetta tesoro!» mi richiama mamma, a metà vialetto.
Mi volto verso di lei invitandola a parlare.
«Tra un paio di settimane andiamo tutti a Perth dalla nonna, puoi portare i tuoi amici, se vuoi» dice sorridendomi.
«non credi siano un po' troppi? Non ci stiamo tutti nella casa della nonna»
Ma poi... perché dovrei portare tutti i miei amici lì?
«Tranquilla, questo è l'ultimo dei tuoi problemi. Adesso vai, o farai tardi» mi dà una leggera spinta ed io torno a camminare, confusa più che mai.

Le prime due ore di lezione sono passate abbastanza bene. In questi due giorni non ho fatto altro che studiare per non pensare a Luke e a quello che è successo; comunque ho scoperto di avere davvero una buona memoria e persino di non trovare troppo disgusto nello studio, anzi, il contrario. Forse questa cosa mi sta cambiando veramente, chi lo sa. Il mio flusso di pensieri si interrompe non appena una presa salda sul mio braccio ed una sulla mia bocca mi fanno spaventare.
Inizio ad urlare, ma la mia voce viene soffocata dalla mano che si stringe ancora più atrocemente sulle mie guance.

Quando mi ritrovo faccia a faccia con il preside Strawberry, ovvero Carl.
I miei occhi si inumidiscono mentre sento precipitare sul mio stomaco un grande masso. Questa situazione è asfissiante.

Lui, osservando la mia espressione impaurita, inizia a ridere, facendomi sentire come un oggetto. Probabilmente ride della mia insolita debolezza nei suoi confronti.

«Carl, lasciami andare» biascico inorridita dal suo tocco.

«Dai, fammi divertire un po'. Liz è così fortunata ad averti come nipote, ed anche io lo sono.» sussurra estasiato dal mio corpo.
Poggia di nuovo una mano sulla mia bocca collegando le sue labbra al mio collo e costringendomi a mettere una mano sulla patta dei suoi pantaloni. Lacrime calde e silenziose scendono sulle mie guance, fermandosi sulla mano di Carl, premuta sulla mia bocca per zittirmi. Se solo non fosse più forte di me...

Inizio a dimenarmi, cercando di fare più rumore possibile con le cose che ci circondano. Se voglio che tutto questo finisca devo ribellarmi, attraverso ogni mezzo.
«Stai buona, bamb-» si blocca scostandosi repentinamente dal mio corpo nel momento in cui la porta si spalanca.

«Cosa sta succedendo qui?» la voce di Collin è molto dura e rabbiosa mente osserva furioso il preside.
Che avrà capito tutto?

«Signorino Stwart, la sua "amica" stava cercando di...» boccheggia, come in difficoltà «rubare dei registri molto importanti, le stavo facendo una ramanzina»
Si ricompone aggiustandosi la giacca, avvicinandosi poi alla porta, «che non si ripeta più, ragazzina!» ed esce.

Collin punta i suoi occhi su di me, guardandomi torvo e desideroso di sapere.
«Sappiamo entrambi che non è così, vero?» abbasso lo sguardo, non riuscendo a guardarlo in faccia.
«Bene, hai cinque minuti per spiegarmi cosa sta succedendo.»

Nel prossimo capitolo spiegherò un po' tutta la situazione, per farvi capire meglio tutto.

Asshole - Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora