Chapter 17: we build a fort!

1.3K 86 4
                                    

🌦

Fissando il soffitto bianco di camera mia, riesco a vedere quasi delle proiezioni, proiezioni di momenti felici passati con la nonna in famiglia, con Harry e Mel, dove ci divertiamo ad impasticciare con la farina e l'acqua per fare dei biscotti insieme alla nonna, oppure ad arrotolare del cotone per tutto il soggiorno con le sue risate come sottofondo, avvolgendolo attorno ad ogni posto possibile, creando come una tela.

La nonna ci ha insegnato molte cose. Per esempio che comprare della pasta frolla già fatta fosse più facile e conveniente rispetto al dover comprare ingredienti e dover faticare.
Ci ha insegnato che abbindolando il cameriere di un bar con delle occhiate dolci, ci sarebbe stato offerto un caffè gratis e che, nel caso di Harry, per conquistare una donna non bastano solo paroline dolci, ma fatti.

Ricordo ancora quando ci insegnò a barare a poker. Il trucco stava nel far cadere qualcosa dal tavolo ed approfittare di quel momento in cui tutti erano distratti per prendere fish o guardare le carte dello sfidante.

Ricordo quando ci dava la mano e noi ci ritrovavamo dentro, quando lei la lasciava, una banconota da cinque. Ci sorrideva dicendo di conservarla per poi investirla e fare quadruplicare il suo valore. Oppure, quando -prima di portarci a fare un giro per la città- mi chiedeva di andare a chiamare l'ascensore per poi ridere come non mai quando urlavo a squarciagola il nome "ascensore".

Mia nonna era ed è tutt'ora una gran donna ma soprattutto un gran lavoratrice. Una donna magnanima, ma non ingenua e facilotta. Un icona per me. Ne ha passate così tante eppure non ha mai perso il sorriso ed in questo credo di aver preso proprio da lei.

Decido che per oggi possano bastare quei pensieri, era cominciato tutto bene, proseguendo si era leggermente affievolita la giornata e poi la situazione era totalmente precipitata.

Vi volto nel letto, cercando una posizione comoda da poter assumere e do una leggera sbirciata all'orologio sul mio comodino. Le 23:40.

Offuscata da quei pensieri non mi rendo neanche conto di aver preso il telefono ed essere andata sulla chat con il ragazzo per cui adesso stavo digitando un messaggio abbastanza breve.

Arabella: Luke, mi farebbe piacere averti vicino in questo momento, potresti raggiungermi?

Dopo una mezz'ora in cui io ero quasi riuscita ad addormentarmi, la vibrazione del mio telefono mi fa sbandare dal dormi-veglia, lo afferro alzando il volto, sprofondato al centro del cuscino.

Luke: potresti venirmi ad aprire? Sai, non vorrei svegliare nessuno

Sorrido impercettibilmente e mi alzo velocemente dal letto, guardando per un breve lasso di tempo il mio riflesso all'interno dello specchio; non proprio rivoltata da ciò che sto guardando, mi affretto a scendere le scale ed a saltare gli ultimi due scalini, i miei piedi -al contatto col parquet- creano un grande tonfo, come un rumore di un corpo precipitato al suolo o -ancora meglio- come una patata che cade a terra mentre cerchi di sbucciarla ma che ti schizza tra le mani, tipo saponetta.

Giro la chiave all'interno della serratura e la spalanco, ritrovandomi davanti (ovviamente) la figura di Luke coperto da una leggera camicia abbottonata sul blu.

Gli sorrido, facendolo entrare e appena poggia una mano sul mio fianco destro per baciarmi una guancia, un breve brivido mi percuote e la mia mente torna a venerdì, quando ubriaco fradicio ma non del tutto incosciente, aveva bussato alla mia porta.

«Allora, che succede?» mi chiede seguendomi per le scale. «come mai mi hai chiesto di venire?» chiede ancora, e sembra davvero curioso dalla motivazione del mio messaggio.

Asshole - Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora