Prologue

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🌤

14 Gennaio 2016.

Non so esattamente come si cominci a scrivere un diario, ne ho intenzione di averne uno, sarò onesta. Ho solo bisogno di sfogarmi con qualcuno a cui possa confidare tutto.
Alla mia età suppongo che fare determinate cose sia normale, giusto? Perché allora tutto sembra così perennemente sbagliato ai miei occhi? Cioè, mi spiego meglio, faccio cose normali, ma se lo sono perché appena una settimana dopo quella stessa cosa mi sembra così fuori dal comune?
Forse dovrei solo far convergere la mia normalità alla normalità di tutte le altre persone? Sembrerò pazza, ma credo di avere qualche problema a distinguere cos'è normale da anormale. E forse è proprio colpa mia, forse sono cresciuta facendo cose sbagliate da sempre. Forse per una quindicenne fare determinate cose non era così giusto, ma ora che ne ho diciassette perché quella stessa cosa mi sembra ancora così sbagliata? Credo di voler cambiare, ma cambiare è una cosa giusta o sbagliata? Perché insomma, il cambiamento può essere visto in due maniere totalmente opposte tra loro. Cambiando potrebbe andare ancora peggio, ma anche meglio, ma allo stesso tempo peggio.
Forse dovrei cambiare per gli altri, il mio carattere saccente ed introverso non va giù mai a nessuno, motivo per cui riesco a portar avanti come unica relazione affettiva quella con la mia migliore amica, Josie; ai miei occhi lei appare così perfetta. È il mio opposto: così solare, simpatica e bella. Sempre piena di amici. Ma alla fin fine a lei vado bene, non avrei motivo di cambiare per lei, potrei addirittura non piacerle più dopo. Ma allora perché il cambiamento è così importante per tutti? Ora che ci penso non ci trovo nulla di buono.
Josie mi dice sempre che trovarmi un fidanzato mi farebbe addolcire, ma io lo reputo così stupido. Fidanzarsi? Che idiozia. Io non voglio dipendere da nessuno nè tantomeno appartenere a qualcuno, non voglio limiti alla mia vita ed odio, e sottolineo odio, quelle smancerie rivoltanti che a volte noto nelle relazioni di quegl'idioti che frequentano il mio stesso liceo. A me piace il sesso, lo dico apertamente, non sono come quelle ragazzine che si nascondono dietro una maschera da santarellina pudica; se trovo un ragazzo carino che ci prova con me perché non dovrei farci sesso se è ciò che entrambi cerchiamo? Insomma, magari domani muore e potrei sentirmi anche in colpa.
Sono solo realista. Non cerco niente di speciale da nessuno, non voglio delusioni, mi piace essere spensierata nel limite che mi concedono i problemi che già ho.
Mi piacerebbe essere ciò che sono nei miei pensieri, ma purtroppo, non lo sono. Ma io-

«Arabella» riecheggia la voce di mia madre nella mia stanza, facendomi voltare immediatamente nella sua direzione. Chiudo repentinamente il quaderno, ponendo al suo interno la penna che stavo usando, monto su un sorriso sforzato, guardando mia madre avvicinarsi alla mia scrivania.

«Cosa stai facendo?» chiede, sospetta.

«Oh, uhm...» di certo non posso dirle "oh, niente, parlavo di quanto mi piacesse fare sesso con sconosciuti e trattar male persone senza alcun motivo" «sto scrivendo... una storia su di una bambina che vive in campagna e che ha per amici, mh, due galli bianchi» spiego, insicura delle mie stesse parole, facendo sembrare quest'ultima informazione più come una domanda. Potevo fare decisamente di meglio. Roteo un po' gli occhi, cercando di non guardarla, ma inevitabilmente punto il mio sguardo nel suo confuso e faccio un altro sorriso storto e colpevole, mi sento come una bambina che ha appena fatto qualcosa che non doveva fare che cerca di nascondere il misfatto, «è per la scuola», puntualizzo poi.

«Eviterò di farti domande per non farti inventare ulteriori bugie, comunque,-sospira- Josie ti sta aspettando giù»

Appena lo dice schizzo giù dalla sedia, infilo le mie scarpe e prendo una felpa, scendendo di corsa le scale.

Asshole - Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora