Chapter 1.

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Lucy aveva passato tutta la notte a ragionare sull'accaduto. Aveva paura di fallire, di deludere le aspettative del capo, ma allo stesso tempo la trovava una grande occasione da poter sfruttare a suo vantaggio, dando prova di quello che valeva.


Le era stato comunicato di andare a casa nonostante quella notte si stesse abbattendo quella feroce tempesta: il giorno dopo avrebbero cominciato a darle le informazioni necessarie per svolgere al meglio l'incarico che le era stato affidato. Era vero che avevano bisogno di un agente senza esperienza, ma non significava di certo che l'avrebbero mandata in un gang senza darle le dovute raccomandazioni e insegnamenti.

La bionda aveva già pensato a cosa avrebbe potuto fare lì dentro, a come avrebbe reagito nel caso l'avessero scoperta e se vi erano donne all'interno. Che figura avrebbe fatto se fosse stata l'unica ragazza? Come l'avrebbero trattata? Non poteva fare a meno di farsi mille domande a proposito cercando di trarne qualche risposta.

Avrebbe dovuto aspettare il giorno dopo per ricevere le dovute informazioni, e se da un lato non vedeva l'ora di sapere il piano, dall'altro non voleva che quei pochi giorni passassero in fretta. Non voleva rinunciare così presto alla sua normale vita quotidiana.

§

Lucy si era presentata in ufficio, la mattina dopo, con qualche ora di anticipo. Pensava di non trovarci nessuno, neanche il capo, e non sapeva nemmeno lei il perché fosse andata lì. Forse erano state le poche ore di sonno avute a dettar legge o, forse, l'agitazione che si portava dietro dalla sera prima.
Camminò lungo i corridoi desolati del dipartimento sperando comunque d'incontrare qualcuno con cui parlare, qualcuno che conoscesse e potersi sfogare.

Nonostante fossero una squadra, Lucy poteva dire di non essere legata a molti agenti. Forse dipendeva dal suo essere un po' timida, oppure dal semplice fatto che non fosse ben vista dalla maggior parte dei poliziotti in quella centrale. Semplice invidia le era stato detto, eppure lei non ne trovava motivo. Non capiva come qualcuno potesse essere geloso di lei, di qualcosa che aveva. In fondo, si disse, non aveva niente di più rispetto ad altri.

Sentì il leggero picchiettare di tasti provenire da una stanza e non ci pensò due volte ad infilarsi al suo interno. Lì vi trovò Levy intenta a scrivere qualcosa al computer e, da quello che vedeva, era molto concentrata su ciò che stava facendo.

Sorrise fra sé e sé, mentre prendeva una sedia da ufficio munita di rotelle e la trascinava silenziosamente vicino la scrivania della sua amica. La mise con la spalliera rivolta verso la cattedra e ci si sedette sopra al contrario, le gambe leggermente divaricate mentre poggiava le braccia incrociate sulla cima della spalliera imbottita.

L'azzurra smise di scrivere quando si accorse della presenza dell'altra. La guardò per pochi istanti, confusa, prima di tornare a scrivere. << Cosa ci fai qui così presto, Lu-chan? >>.

<< Non riuscivo a dormire. Ho passato tutta la notte a ragionare su quello che ha detto Makarov. Tu pensi che io ne sia all'altezza? >> domandò con sincerità e apprensione, certa che la sua migliore amica non le avrebbe mentito.

Levy non staccò gli occhi dallo schermo del computer neanche per un'istante e cercò di trovare una risposta più che sincera. << A dire il vero sono preoccupata e profondamente in disaccordo con il capo. Non sei pronta per qualcosa di così complicato >>. Lucy abbassò il capo al suono di quelle parole. Doveva aspettarselo che l'azzurra le avrebbe risposto con qualcosa di simile, ma allo stesso tempo non poteva fare a meno che restarci male e darle ragione. Lei stessa sapeva di non essere pronta, perché Levy non avrebbe dovuto pensarlo?

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