Chapter 33.

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|Warning!Angst| (no, sul serio, spero siate pronti)







Loki era tornato sulle strade senza un minimo di cautela, non da quando sapeva che ora Lucy era al sicuro. Il ragazzo si aggirava tra i vicoli, pronto a fare l'ennesima visita a Rougue, questa volta per conto di un dipartimento esterno al proprio: mai di quel momento aveva pensato che sarebbe finito in una posizione dove avrebbe collaborato con Lucy. Forse non lo stava facendo direttamente, ma era pur sempre qualcosa.

Quando la mattina del giorno prima l'aveva vista nella sala interrogatori, le lacrime che minacciavano di scorrerle lungo le guance e la disperazione nella voce, Loki aveva provato solo un senso di furia nei confronti di Natsu. Il ragazzo gli aveva detto che l'avrebbe protetta, che non l'avrebbe mai ferita, eppure ora le tavole sembravano essersi voltate, perché Natsu aveva rischiato di far piangere Lucy. Loki non era un tipo irragionevole, sapeva il motivo di quel litigio e in parte lo appoggiava, ma credere che Lucy stesse mentendo anche quando la sincerità le trasudava da ogni gesto, era troppo.

Sospirò, già stanco di quei pensieri che un giorno l'avrebbero fatto impazzire: la verità era che voleva un'altra chance con Lucy, nonostante sapesse benissimo che non c'era più. Loki si era giocato la sua opportunità anni prima, quando l'aveva lasciata per inseguire il suo sogno. Ora, a distanza di anni, si rendeva conto dell'enorme sbaglio che aveva fatto. Avrebbe potuto gestire entrambe le vite, separare il lavoro dalle relazioni personali, come faceva la maggior parte dei suoi colleghi. Eppure lui sapeva che quello non era stato l'unico problema: aveva avuto paura di metterla in pericolo, che un giorno, un tizio che ce l'aveva con lui, avrebbe potuto prendersela anche con Lucy. Loki era stato un'odiota, perché alla fine tutto, la bionda si era cacciata comunque nei guai, rischiando la vita forse più di quanto facesse lui. Forse semplicemente non era destino.

Loki svoltò l'angolo, vicino alla saracinesca che apparteneva a Rougue. Il sole era alto nel cielo, i caldi raggi che rendevano piacevole una giornata d'inverno e sbattevano ferocemente contro le inferriate. Un rumore attirò l'attenzione di Loki. Il corpo reagì prima della mente: si ributtò nell'angolo, il busto che entrava in contatto con il suolo violentemente, mentre la mano scivolava sulla fondina, il dito già pronto a togliere la sicura. Si accuattò a terra, ignorando gli insetti che scivolavano davanti a lui sul terreno, mentre altri si arrampicavano sul muretto accanto. Il rumore si fece più forte e quando Loki cacciò fuori la punta della testa per osservare cosa succedeva, vide la saracinesca che si apriva, lo stridio dei cardini che rischiava di bucargli i timpani.

Rougue ne uscì accompagnato da un ragazzo: questo sembrava più alto del primo, pelle diafana, occhi e capelli neri come il carbone. Indossava abiti scuri e stranamente, sembrava avere parecchia familiarità con Rougue. I due sembravano star scherzando, e dalla descrizione che aveva ottenuto giorni prima, quello in compagnia dell'informatore, doveva essere il capo di Tartaros.

Loki si acquattò meglio nel vicolo, stringendo la pistola in una mano e tenendo gli altri sensi attivi più che mai. All'improvviso gli sembrò che ogni movimento fosse compiuto a rilento, ogni rumore più alto di decibel, lo sfioramento di un oggetto era divenuto un vero e proprio tocco. L'istinto di sopravvivenza cercava di prendere il sopravvento, ma Loki rimase giù, osservando come i due si salutassero, il capo di Tartaros che faceva una faccia disgustata non appena si era voltato. In viso sembrava tremendamente giovane, ma non poteva avere più di ventiquattro o venticinque anni.

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