Chapter 8.

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Erza camminava a passo spedito lungo la via disabitata. Gli unici suoni che riusciva a sentire erano i suoi passi e quelli di Laxus che, per quanto cercassero di non far rumore, rimanevano comunque abbastanza pesanti da essere avvertiti. Non aiutava il fatto che ci fossero delle pozzanghere colme d’acqua ad ogni angolo ed Erza sospirò frustrata quando ci finì dentro con gli stivali per l’ennesima volta.

La loro non era una missione segreta, ma di certo un incontro del genere non avrebbe dovuto attirare attenzioni sbagliate. Erza si guardò attorno prima di procedere. Notò la telecamera di sorveglianza posta sopra un lampione che andava avanti e indietro con effetto meccanico.

Sapeva da chi erano controllate quelle telecamere. Beh, non solo quelle.
Sebbene il migliore nei sistemi di sorveglianza fosse Laxus, in città era noto qualcun altro in grado di farlo, in grado di riuscire a mandare in tilt i sistemi di tutta Tokyo in un colpo solo. Qualcuno che, sebbene sembrasse impossibile, riusciva a tenere testa a Laxus. Erza aveva stretto con lui un patto strategico: informazioni e favori, in cambio di protezione. Da entrambe le parti c’era sempre stato rispetto e fiducia ed Erza era certa che anche questa volta, le informazioni che avrebbe potuto ricavare da quell’incontro sarebbero state soddisfacenti.

Quando finalmente notò il magazzino designato, non si fece scrupoli a camminare a passo deciso verso l’obiettivo. Sapeva che il suo compare l’avrebbe riconosciuta e con effetto immediato, avrebbe oscurato la telecamera di sorveglianza per qualche millesimo di secondo, piazzandoci poi un fermo immagine. In quel modo nessuno avrebbe mai visto che lei e Laxus erano stati lì.
Erza si fermò davanti il magazzino, dando tre colpetti alla saracinesca e aspettando che aprissero. Laxus, accanto a lei, sbuffò sonoramente. All’uomo non piaceva molto quel posto ed era infastidito che qualcuno avesse le sue stesse abilità nel suo campo. Forse era quello il motivo per cui Laxus osservava sempre con astio tutto quello che incontrava ogni volta che andavano in quel posto.

<< Spero che ci sia un buon motivo, visto che mi state disturbando in piena notte. >> Erza sentì qualcuno sbuffare e poi la saracinesca si sollevò con un gran baccano, rivelando la figura di Rougue.

Il ragazzo aveva all’incirca la sua età, neri capelli spettinati e un caffè tra le mani. Il volto era chiaramente solcato da rughe infastidite che, alla luce dei lampioni, gli davano un tocco che lo facevano apparire più anziano.

<< Vedo che non stavi dormendo >> lo punzecchiò Erza. Si avvicinò ulteriormente, toccando la plastica del grande bicchiere di Starbucks << Questo serve a stare svegli, penso che tu lo sappia. >>

<< Già, ma serve a stare svegli per i miei affari, non per qualsiasi altra cosa voi vogliate >> sbottò Rougue con cipiglio nervoso.

<< Vedo che il caffè ti innervosisce, sarà meglio buttarlo >> affermò Laxus con un ghigno. Non ci volle molto prima di prendere il bicchiere e buttarlo alle sue spalle sotto le continue proteste del corvino. Rougue si ritrovò a sbuffare per l’ennesima volta, mentre Erza si faceva strada nel magazzino accompagnata da Laxus.
Rougue sospirò, abbassando nuovamente la saracinesca. L’unica luce dell’abitacolo era quella del computer acceso. Sulla scrivania, si potevano vedere pile di documenti, probabilmente i tanto sospirati affari di cui parlava il ragazzo. Accanto ai fogli, cartoni di cibo d’asporto impilati uno sopra l’altro.

Erza sapeva che quel posto, per quanto potesse sembrare scialbo, era una miniera di informazioni. Per quanto Laxus avrebbe potuto fare lo stesso, era chiaro che non avesse la stessa rete di informazioni che aveva Rougue, rendendolo quasi una persona di fatale importanza. Rougue era capace di conoscere un segreto ancora prima che il proprietario del suddetto potesse rivelarlo ad alta voce. Questa era una qualità che Erza aveva notato sin da subito, motivo per cui, anni fa, aveva proposto al ragazzo di entrare a far parte di Fairy Tail.

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