Chapter 34.

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Natsu aveva sentito il proprio mondo rivoltarsi nel momento esatto in cui Lucy aveva fatto il nome di suo fratello. Era da troppi anni che non lo sentiva nominare, che Zeref non si faceva vivo a testimoniare la sua presenza sul suolo giapponese. Suo fratello maggiore era sempre stato un ragazzo particolare: prima con la testa fin troppo al posto, poi con il desiderio improvviso di primeggiare sugli altri. Ma non erano quelli gli unici fatti che in parte lo avevano allarmato: sin da piccoli, Zeref si era sempre divertito a recare danni o dolore agli altri, e ciò comprendeva anche Natsu.

Quando Igneel, il loro padre, si complimentava con il più giovane dei due fratelli per qualche motivo, Zeref si assicurava che nelle ore successive Natsu avesse un giorno orribile. Era quello il motivo per cui a scuola, nonostante al rosato piacesse particolarmente un argomento, si fingeva disinteressato, e durante le verifiche prendeva voti bassi di proposito. Natsu aveva imparato sin da piccolo cosa gli costasse portare ottimi risultati a casa, e non voleva assolutamente rischiare di passare attraverso tutto quel dolore. Poteva sembrare assurdo, ma se c'era qualcosa o qualcuno di cui Natsu aveva paura, era proprio suo fratello.

Non avrebbe mai osato definirlo pazzo, ma quando Zeref aveva iniziato a frequentare giri loschi e lui era corso da Igneel a dirlo, non ne era uscito un discorso piacevole. E quando il padre era scomparso misteriosamente qualche mese dopo l'accaduto, Natsu aveva immediatamente sospettato di Zeref. All'inizio non voleva ammetterlo, o forse non voleva credere che suo fratello fosse davvero capace di far del male persino a un genitore, ma quando Zeref non si era sentito minimamente toccato dalla sparizione, Natsu aveva capito che c'era qualcosa che non andava. Il rosato era scappato di casa qualche tempo dopo, il terrore di vivere da solo con il più grande, era divenuto più forte della volontà di restare e far capire che lui era forte, che poteva farcela, che non aveva paura.

Aveva cercato Igneel in lungo e in largo, infilandosi in luoghi che sapeva Zeref aveva frequentato, ma non era riuscito a trovare suo padre. Era stato tentato di andare alla polizia – aveva solo diciannove anni, dopotutto – ma la voglia di trovare le prove e vendicarsi personalmente di suo fratello, erano state sin troppo forti. Lungo la strada aveva incontrato Erza e gli altri – all'epoca facevano parte di Fairy Tail solo lei, Gray, Gerard e Laxus – e quando si erano offerti di aiutarlo e accoglierlo nella propria casa, Natsu si era sentito come se finalmente avesse potuto ricominciare a respirare.

Gli incubi riguardanti suo fratello e suo padre lo avevano tormentato per tutto l'anno successivo, ma non duravano mai allungo. Erza e gli altri avevano deciso di addestrarlo nell'autodifesa sin da subito, e quando Natsu si era finalmente sentito soddisfatto dei progressi e delle abilità acquisite, aveva deciso che, se avesse incontrato Zeref, lo avrebbe sicuramente battuto. Lo aveva cercato in lungo e largo, la voglia di vendicarsi che gli scorreva lungo le vene come delle fiamme splendenti, e ora eccolo lì quel nome che aveva inseguito, le prove nelle mani della ragazza che più amava al mondo.

Natsu non era riuscito a sentire il momento in cui le ginocchia gli erano cedute, quando aveva colpito il pavimento con così tanta forza che gli altri attorno a lui avevano temuto che si fosse rotto almeno una rotula. Le voci si erano fatte lontane, quasi frutto di un eco distorto. Davanti a lui, riusciva a vedere solo la figura di Lucy, il viso di lei stretto dalla preoccupazione mentre il corpo andava a collidere con le sbarre della cella che li tenevano separati. E nonostante fosse arrabbiato con lei, nonostante sentisse ancora quella sensazione di tradimento, in quel momento non importava nulla di tutto ciò. Se Natsu avesse detto che non aveva voglia di alzarsi e raggiungerla, cercare conforto nella presenza di Lucy, avrebbe sicuramente mentito. Voleva andare da lei, mettere da parte tutti i dubbi, tutte le cattive notizie, le loro posizioni, e sperare che le loro esistenze spogliate da qualsiasi titolo bastassero a darsi conforto vicendevolmente.

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